Capitolo 6-La Spia

6 0 0
                                    

Un crepito si fece forte dinanzi alla porta. L'aria liquida gli scivolava velocemente sul viso, come se fosse stata acqua. Batté i pugni contro la barriera dell'etere che proteggeva la casa, e quasi si illuminava piegandosi leggermente. Sollevò lo sguardo. La maniglia dell'uscio si abbassò, rivelando una figura bassa e dal capello moro. I suoi occhi erano verdi come i tratti della furbizia, e la sua pelle era bianca come la porcellana di un vaso. Jasmine era davanti a lui e lo stava fissando. «Ryan? »non ne era sicura, era come Ryan, ma non era Ryan. Parker non aveva quella postura, non aveva quello sguardo determinato, né tantomeno quell'espressione decisa dipinta sul volto, e soprattutto non avrebbe saputo come trovare la villa. Il ragazzo fece un inchino. «Joseph Merrik Jones »disse lui. Jasmine si gelò, cosa diamine vi faceva lì?
Lei indietreggiò. «Devo parlarti, Jasmine »disse il biondo. Si ricordava il suo nome.
«Si tratta di Katherine »proseguì. «Se hai intenzione di minacciarci ti invito ad andartene, non vogliamo problemi »rispose calma, indietreggiando. «Aspetta! Voglio solo parlare, non sono qui per conto di nessuno, Katherine è nei guai »
Jasmine ruppe gli occhietti a fessure. Sembrava sincero. «Entra »disse frantumando il varco dell'etere.

Charlotte era terrorizzata. Joseph le aveva trovate ed era stato accolto nella loro casa. La rossa guardò Jasmine. «Ti da di volta il cervello? »deglutì. «Lo faccio per Katherine e lo faccio per noi »esalò, la comprendeva e aveva tutte le ragioni per avercela con lei. «Non hai pensato nemmeno per un secondo che fosse qui per Rachel?! »le sussurrò scioccata. Era vero, come aveva potuto fidarsi così?Joseph si schiarì il tono.
«Non sono qui per lei »disse. L'aveva sentita. «Devo recapitare un messaggio, Katherine mi disse di parlare con Jasmine di questo »
«Dov'è Katherine ora? »scattò Charlotte. «È complicato »replicò Joseph.
«Cosa vorrebbe dire, è complicato? Parla o Ferro si renderà presto conto della tua morte »Lo minacciò la rossa. «È in una villa sulla strada per Luton »sputò.
Jasmine voleva gridare. Pensava che Katherine fosse a New Orleans, e invece probabilmente stava morendo per mano di Ferro. «Ed è colpa mia se è lì»proseguì Joseph. Jasmine contorse la mascella. L'aveva capito.
«Gliel'hai consegnata, come se non ti importasse! Lei ti amava e tu le hai fatto questo, perché? »era disgustata, e Joseph la capiva, anche lui era disgustato da se stesso. «Rivolevo mia sorella, Ferro mi minacciò, se non gli avessi riportato Katherine lui avrebbe distrutto la mia affine. Avevo paura, non volevo perdere Christa»
Charlotte soffiò forte e poi si volse verso di lui. «Sai, forse saresti dovuto morire, Katherine è davvero una stronza, ma non si meritava di innamorarsi di un essere schifoso come te »alzò leggermente il tono. Un nodo gli si formò ai lati del gozzo, si sentiva orrendo. «Non ho idea di quale sia il tuo nome, e non so cosa Katherine ti abbia detto su di me, ma non è stata l'unica ad amare in quella relazione. Però non sono qui per questo »
disse. «Takashi Taro è a New Orleans »
Silenzio, il sentimento agonico le stava strangolando. Charlotte si volse verso Jasmine. «Il mutaforma? »chiese. Annuì, poi guardò Il biondo. «È morto? »fece incerta la mora. «No, non ancora, è nella cripta di New Orleans a scontare l'inferno, ma onestamente si potrebbe risvegliare in qualsiasi momento »proferì. All'inferno? Non era possibile, per mandare una persona all'inferno, Ferro avrebbe avuto bisogno di una daga funzionante, e quando Takashi era scomparso la daga in questione la possedeva Katherine. «So cosa stai pensando, ma non lo so; se ci fosse un'altra daga Ferro non l'avrebbe detto certamente a me »
Allora, forse vi era stato uno scambio di corpi? Forse Takashi era intrappolato dentro una pietra infernale? O forse era vivo, ma vagante, perduto per New Orleans. Ma no, fosse stato così Takashi li avrebbe rintracciati, o magari non poteva. «Comunque escludo che sia sveglio, e anche se lo fosse non potrebbe cercarvi, sarebbe come un animale in cattività o forse lo sta diventando »
Joseph le aveva letto nel pensiero, ma anche se l'aveva dedotto non poteva crederci. I vampiri non potevano leggere nel pensiero dei propri simili. «I neo-ibridi vengono potenziati, dico bene? Altrimenti non mi spiego il come tu avessi previsto ciò che stavo per dire »espresse e Joseph sorrise tristemente. «A quanto pare »sospirò. «Che piani ha in mente per Takashi, Ferro? »incalzò. Silenzio.
«Joseph, Takashi è un ibrido? »alzò la voce.
«Lo è con ogni probabilità »Definì serio.«All'inizio dell'estate era stato minacciato, se lui non si fosse unito ai cacciatori la vostra amica Rachel Amber sarebbe morta, e lui non voleva questo. Dunque si schierò dalla parte della fratellanza »poi si schiarì il tono. «Poi una notte venne morso da un licantropo e divenne un beta, ma rimase fedele ai cacciatori, Ferro veniva regolarmente a somministrargli del sangue, ma all'inizio non disse né a me né a nessun altro da dove provenisse questo, e quando giungeva la luna piena, solitamente, badava a lui »
Si  guardò intorno, sembrava avesse quasi paura di venir udito da qualcuno. «Ebbene, poi? »alzò un sopracciglio Jasmine. «Accadde durante il solstizio d'estate, le streghe della congrega avevano organizzato un ballo nei boschi per festeggiare la ricorrenza di Litha uno degli otto sabbat. Ferro aveva coinvolto il branco dei Nabel, i cacciatori, e la sua setta di vampiri a partecipare, aveva costretto anche me. Andava tutto bene,  ma quando i fuochi si spensero compresi che stesse accadendo qualcosa »deglutì, il ricordo ancora vagava vivido.
«Una fiamma incendiò il busto tagliato di un pino, vi era Ferro dinanzi a questo. Takashi era di fianco a lui, era spaventato, cercava di divincolarsi dalla sua presa, ma non era abbastanza forte.
Ferro aveva preso una sacca di plastica e per quanto si potesse vedere, vidi che fosse piena. Gli fece bere quel sangue quasi fino a farlo strozzare e poi gli ruppe il collo, gettando il suo corpo dentro il cerchio di fuoco »
«Quando Takashi divenne un ibrido Ferro lo portò a New Orleans, e sentii solo che fosse nella cripta del cimitero »spiegò calmo. «E non possiamo entrare in contatto con lui »affermò Charlotte dubbiosa. «Credo sarebbe per pochi secondi e sarebbe doloroso »disse il biondo.
Avvertì un vibro dalla tasca dei jeans, dopodiché uno squillo.

Mafalda

«Rispondi »esordì Charlotte. Mafalda non l'avrebbe mai chiamato. Era accaduto qualcosa. «Pronto »
«Hanno rapito la Doppelgänger »disse, con un'aria abbastanza intontita. «Cosa? Come? »soffiò Joseph. «È stata una cosa fatta dall'interno. Forse non siamo gli unici a voler uccidere l'Antico »proseguì. «Intendi una spia? »fece lui. E cosa se non quello? «Ovviamente, Gli esterni non possono entrare »rispose l'eretica. «Non saprei, ci vuole un invito per entrare nella villa, e da quello che ricordo quando me ne sono andato vi eravate rimaste solo tu e Katerina »
«Ti ostini ancora a chiamarla con quel nome » ma non lo disse. «Stai perdendo tempo a ragionare su come quel qualcuno sia entrato, parli tanto sul fatto che potremmo morire, ma hai almeno provato a rintracciarla? »ora era divenuto scortese. «Scusa? Non ti ho chiamato per sentirmi dire questo, e comunque sì. Ci ho provato, ma non mi da un punto preciso, la mappa segna solo dei luoghi di dove potrebbe essere in questo momento, vanno tutti verso nord e c'è una possibilità su mille che sia dentro i confini di Northampton »disse. «E le altre possibilità? »domandò Joseph. «Che sia andata lì e poi abbia fatto un viaggio ombra, ma a essere onesti posso dire che anche questa opzione è piuttosto ridotta »spiegò. «Dunque? Cosa dovremmo fare a questo punto? »incalzò il Jones. «Tu andrai a Northampton a cercare la doppelgänger, e io tenterò di venire a Londra entro stasera »enunciò. «Starai scherzando spero-»provò a ribattere, ma l'eretica lo fermò. «Suvvia Joseph, non essere noioso. Non avrai paura, vero? »Lo sfotté. «Non è uno scherzo, e lo sai. Katherine non può essere da sola in questo momento-» lo bloccò di nuovo. «Ascoltami, È vera la tua ipotesi,ma il suo benefattore non può essere più forte di te »
Aveva ragione e Joseph lo sapeva, ma voleva comunque sentire le sue argomentazioni. «Come fai a dirlo? »reclamò con un tono, quasi a dir poco, egocentrico. Mafalda sospirò, sapeva quanto,  a volte, Joseph fosse in cerca di complimenti e attenzioni varie, ma in quel momento non le sembrò proprio il caso. «Chiunque l'abbia presa, se fosse stato più potente di te, non avrebbe fatto le cose di nascosto, si sarebbe fatto vedere in faccia e si sarebbe inventato una scusa. Ma evidentemente hai a che fare con un pazzo suicidomane perciò-»lui la interruppe. «Abbiamo, vorrai dire, vero? »l'apostrofò imperterrito. Joseph era allarmato, Mafalda se ne stava per caso lavando le mani? « "Hai" »ripeté. «Senza offesa, Joseph, ma al momento è un problema tuo »sputò luculliana. «È per il torto che ti ha fatto il primo Doppelgänger? » sorrise al solo pensiero, e proseguì. «Sai sarebbe un vero peccato se Katherine morisse, e per caso portasse nella tomba tutti coloro che ami »soffiò teatrale. «Pensavo l'amassi »deglutì. «È da maleducati leggere le carte altrui, Mafalda. Tuttavia non ha importanza, se non te ne vuoi prendere una responsabilità, ti assicuro che te la farò pagare »
Ogni parola che usciva da quelle labbra era velenosa come il morso di un serpente. Joseph sapeva come manipolare la situazione, e Mafalda non sapeva come uscirne quando lo faceva. «È un ricatto? »
Ovviamente lo era. «Non lo so, tu cosa pensi che sia? »
Ora stava giocando. Mafalda rise. «Pensi che venga a perderci solo io? Se Katherine muore, muore anche tua sorella, te ne sei scordato? »domandò lei. Era vero e aveva ragione, ma Joseph stava perdendo la ragione in quel preciso istante, e quando accadeva, era capace persino di prosciugare un corpo intero. Ma non quella volta, doveva rimanere calmo, non voleva rischiare nulla. Sospirò, poi rise incurvando piano la bocca dalla striatura rosata. «Hai ragione, la cercherò e la riporterò  dall'Antico ».
Chiuse la telefonata e guardò le due ragazze, che fino all'iniziare del suo tacere erano rimaste impietrite a fissarlo. Charlotte si mise sulla difensiva quando Joseph mirò lo sguardo sulla mora. «È fuggita »disse solo questo.

****

Svegliarsi non fu mai così difficile prima di quel momento. La testa le doleva come non era mai successo prima di allora, a causa del colpo che aveva ricevuto qualche ora prima. Le palpebre erano sempre più pesanti, e nelle orecchie ronzava solo il muto suono di una radio, accompagnata dal rumore sordo di un motore, e senso di oscillazione.
ZAC. Una sfilzata le si rigirò nel petto, e la sua testa scattò in avanti. Fermò lo sguardo dinanzi al vetro di un parabrezza, sentendo un tatto caldo sulla sua gola. Restò immobile con lo sguardo puntato nell'occhio del suo salvatore, e venne improvvisamente accolta da un'espressione perplessa.
«Tu dovresti essere morto »

La mano di carta-2.La maledizione del cacciatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora