Capitolo 19

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"partiamo dal presupposto che non sono buona" metto le mani davanti a me guardando seria Charlotte. "una volta mi sono tagliata con la carta ed ho provato ad assaggiato il mio sangue... fa schifo, te lo giuro, sa di ferro... quindi non sono buona". 

Sono tornata in Canada da un paio di giorni e devo ammettere che non sto bene. Forse era meglio restare qua e non andare in Italia... adesso mi manca ancora di più. Inutile dire che il viaggio è stato stressante e che mi sono risvegliata dal coma, prodotto dall'aereo, solo stamattina.

"lo so Livi" Charlotte annuisce portandosi alla bocca la cannuccia dentro al suo bicchiere. Mi guarda male... non nel senso arrabbiato, ma in quello imbarazzato, non sa come rivolgersi a me... e ci credo bene, sta matta ha tentato di mangiarmi! 

Sono arrivata con il piede di guerra... lo ammetto, dannazione! Pensavo che sarei stata pacata e gentile, in fondo non era lei a volermi mangiare...ma appena l'ho rivista mi è salita la rabbia che avevo represso. Ci siamo incontrate al centro commerciale, come d'accordo, un posto bello affollato e al chiaro delle luci al neon. 

Non mi fido più tanto di lei. Mi sento ferita perché mi sarei aspettata una sua confessione molto tempo prima... insomma, mi aspettavo che me lo dicesse e non che me la ritrovassi davanti trasformata e con le fauci macchiate del mio sangue... se mi avesse avvertito prima... ma lei non si è fidata di me.

"bene... era per specificare i fatti" addento il mio panino... discutere mi mette fame... riesco a finire il frigo dopo una litigata o prima di una verifica. Lei sta zitta... non mi sarei aspettata una cosa del genere. In realtà mi ero immaginata urla e pianti da parte sua, sbraiti e frecciatine da parte mia, invece mi ha stupito... non cerca ne di giustidicarsi, ne di scusarsi. Perché? Ha torto marcio lei... vero? 

Sospiro passandomi una mano tra i capelli. Perché cazzo non parla? AHHHHHH... adesso la uccido io... la strozzo con quella cavolo di cannuccia. "sai di solito quando due persone si vogliono chiarire, devono necessariamente parlare" cerco di spronarla in tutti i modi... ma non parla... non parla. 

Aspetto altri cinque minuti... perché tutti hanno bisogno dei propri tempi e anche perché sono educata. Non la vedo reagire, se ne sta ferma a guardare il bicchiere davanti a lei. Mi alzo facendo rumore con la sedia. "vabbé grazie del panino... quando sarai pronta chiamami" sto per andarmene quando mi ferma. 

"per me non è facile, ok?" mi giro di scatto verso di lei. "per te non è facile? per te?" sibilo a voce bassa. "io mi sono ritrovata il tuo brutto muso ad un centrimetro dalla faccia mentre mi leccavi il sangue e vieni a dirmi che non è facile?" oggi sono polemica... oggi si! Mi avvicino e la guardo negli occhi... quella sera sembrava una bestia... oggi sembra solo Charlotte. 

Il caschetto di solito liscio, oggi è spettinato e i suoi cappelli non lucidi come al solito, non è truccata e due profonde occhiaie le marcano il volto. Non l'ho mai vista cosi e la cosa mi dispiace. Tengo a Charlotte ed è proprio per questo che mi arrabbio cosi tanto... perché non me l'ha detto? perché ancora adesso fa fatica a fidarsi di me? Andiamo... chiunque sano di mente gli avrebbe già venduti a Eventi Paranormali o Mistero... io invece sono qui come una povera scema a cercare di capirli. 

"mettiti seduta... parliamo di quella sera" faccio un piccolo sorriso che so essere sadico, quando sono arrabbiata perdo completamente le staffe. "vieni" le dico cattiva. Mi metto a sedere continuando a guardarla e sorridendo. "parliamo di come ti sei trasformata davanti a me... parliamo di come mi hai buttata a terra e trascianata nel bosco..." "ti prego basta" sussurra con le lacrime agli occhi... ma io continuo. "... della cicatrice che mi hai lasciato sul polpaccio,
Ah, per non dimenticare i tuoi cazzo di occhi risplendere nel buoi" finisco alzando la voce. 

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