𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 2 「Facciamo una promessa?」

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Come promesso, il giorno dopo Tōya, appena suonò la campana, tornò in quella stanza.

Keigo era già lì, con un sorriso stampato in faccia.

"Ciao" Disse immediatamente.

L'altro cercò di stirare un sorriso.

"Allora cosa hai intenzione di fare?" Chiese subito dopo.

Keigo si fermò, sembrava che stesse pensando, poi si avvicinò a lui e prendendolo per la manica della divisa lo trascinò fuori da lì.

"Dove stiamo andando?" Chiese la terza volta Tōya, iniziando a spazientirsi per i silenzi di Keigo.

"In un posto dove possiamo parlare."

Tōya al momento si chiese se per quello non potevano rimanere in quella stanza, ma non disse niente.

In quel momento era occupato a stare al passo con l'altro che era troppo veloce per lui.

Dopo aver percorso l'ennesimo corridoio, uscirono da una porta e si trovarono in un giardino.

Ma Keigo non si fermò ancora, arrivò alla fine del giardino e si sedette sul muretto che serviva da recinzione, probabilmente.

Il posto era abbastanza coperto da alberi, in effetti nessuno sarebbe riuscito a vederli da lontano.

Tōya, anche se incerto, si sedette anche lui sul muretto accanto all'altro.

"Perché mi hai portato qui?"

Keigo alzò le spalle.

"Mi piace qui e poi possiamo parlare senza essere disturbati."

L'altro si limitò ad annuire.

"Abiti da queste parti?" Chiese Keigo.

"Diciamo di sì."

"Hai fratelli?" Continuò lui, senza dare quasi il tempo all'altro di finire la frase.

"Tre." Si limitò a dire. "Tu?"

"No."

In quel momento Tōya non si era ancora accorto che quando Keigo lo aveva preso per il polso, probabilmente senza volerlo, gli aveva tirato su un po' la manica, quel tanto che bastasse per far vedere l'inizio delle fasciature.

In fatti il primo che se ne accorse fu Keigo.

"Cosa hai fatto?" Chiese con aria preoccupata mentre gli prendeva il braccio tra le mani.

"Niente." Disse tirando via il braccio, con forza, molta più di quella che in realtà serviva.

"È per questo che indossi la divisa invernale?" Chiese Keigo, abbassando lo sguardo.

Il sorriso sul suo volto era completamente scomparso.

Keigo era troppo astuto per i gusti di Tōya, sarebbero bastati pochi minuti prima che ci arrivasse da solo, quindi decise di dire tutto.

"È colpa del mio Quirk, non riesco a controllarlo."

"Ti bruci da solo?"

Si limitò ad annuire e calò il silenzio.

"Io faccio fatica ad usare le mie ali." Disse poi.

"Sono troppo pesanti per i muscoli della mia schiena."

Calò il silenzio, poi Keigo come se fosse tornato in sé, dopo un momento di trance, ritornò a fare domande.

"Tu vuoi diventare un eroe?"

"No, non controllo le mie fiamme, come posso pretendere di riuscire ad aiutare altre persone?"

Keigo rimase un po' stupito, poi tornò a sorridere.

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