1. Il giorno dopo ieri.

445 21 1
                                    

"Tu complice, complice dei miei dubbi esistenziali
sono tempi un po' difficili ma questo si sa
che vuoi che sia se risultiamo complicati anche noi.."

Le note di una canzone dei Canova giunsero spaiate alle orecchie di Nelson, sembravano provenire da un punto così lontano della sua mente che per un attimo pensò fossero solo parte dei suoi sogni. Un piccolo scossone dell'abitacolo bastò per riportarlo bruscamente alla realtà, tuttavia prima di realizzare dove si trovasse gli servì qualche secondo. Immediatamente si delinearono davanti a lui le sagome dei suoi amici: alla guida Cesare con degli occhiali da sole dalla montatura decisamente troppo grande. Al suo fianco al posto del passeggero sedeva invece Tonno, che fu anche il primo ad accorgersi che Nelson si era svegliato.

"Buongiorno principessa" esclamò con un tono ancora più squillante del solito girandosi verso di lui per pizzicargli una gamba con fare fastidioso.

Cesare non si voltò verso di lui per restare concentrato sulla guida, ma gli fece l'occhiolino guardandolo dallo specchietto retrovisore. L'ultimo passeggero era invece Federico, rientrato da pochissimo da Londra, giusto in tempo per prendere parte alle vacanze organizzare all'ultimo minuto dai tre ragazzi e anche lui al momento stava dormendo.

Una volta fatta mente locale rispetto ai sui compagni di viaggio Nelson rivolse lo sguardo fuori dal finestrino e notò scorrere veloce, aldilà di questo, il cartello che indicava il passaggio del confine tra la Basilicata e la Puglia, destinazione ultima del loro viaggio. Qui avevano affittato una villetta con piscina tra i campi coltivati ad ulivi e agrumi, con l'idea di passare una settimana di totale relax solamente tra loro quattro, il che comprendeva anche ridurre i contatti umani al minimo, fatta eccezione per qualche visita alle spiagge locali.

"Ma buongiorno cosa, avrò dormito si e no 10 minuti" ribattè Nelson con un certo ritardo, al punto che l'attenzione di Tonno era già stata catturata da un avvincente gioco sul cellulare e fu Cesare a rispondergli.

"Guarda che dormivi di brutto, hai anche sognato di sicuro perché dicevi delle cose che non stavano ne in cielo ne in terra.."

"Tipo cosa?" Lo sguardo di Nelson si fece improvvisamente preoccupato e appoggiando una mano sul sedile di Tonno ne strinse la stoffa per protendersi in avanti verso Cesare, il quale vista la sua particolare reazione aggiunse qualcosa di affrettato alla sua frase precedente.

"Mah non lo so, parlavi di volare, probabilmente è stato un di quei sogni dove pensi di essere in un videog..."

"Altro? C'era altro?" il tono di Nelson si era fatto più agitato e persino Tonno alzò gli occhi dal suo cellulare per capire cosa stesse succedendo. Cesare dal canto suo guardò perplesso l'amico seduto sul sedile posteriore e non riconoscendo quel suo sguardo carico di angoscia cercò di chiudere la conversazione per non rendere l'aria pesante.

"No nulla, erano parole confuse comunque.. non si è capito nulla" quel discorso non sarebbe finito lì, pensò semplicemente che ne avrebbe parlato con il suo migliore amico più tardi e magari in un luogo più privato. Per la restante mezz'ora di viaggio Nelson non proferì più parola e guardando davanti a sé, fuori dal finestrino, si estraniò completamente dalle conversazioni che riempivano l'abitacolo dell'auto e dalle risate dei suoi stessi amici. Eccola lì, di nuovo, quella stessa sensazione di amarezza che aveva provato la mattina precedente, quella maledetta domenica.

Eppure era iniziata come ogni altra domenica degli ultimi due anni, si era svegliato nella sua casa, al suo fianco avvolta tra le lenzuola azzurre Bea, la sua ragazza, che dormiva ancora profondamente. Si era guardato intorno soffermandosi sulla luce che filtrava dagli scuroni socchiusi, segno che il sole era già alto nel cielo, ma non avendo impegni non controllò neanche l'orario sullo schermo del cellulare e scivolò nuovamente nel tepore confortante delle lenzuola. Ma non si sentì confortato, tutt'altro, si sentiva stretto come se nella notte qualcosa fosse cresciuto intorno a lui fino a rendere quello spazio insopportabilmente piccolo. A quel punto fece l'unica cosa sensata: si trascinò maggiormente verso Bea cercando nella sua vicinanza una momentanea tregua da quella sensazione per lui totalmente nuova. Ma quella sensazione non si voleva placare, continuava a crescere e portandosi le mani tra i capelli il ragazzo prese un grosso respiro cercando di calmarsi. Si concentrò intensamente sull'aria che entrava nei suoi polmoni, inspira, espira, inspira, espira, inspira...

• 𝙳𝚘𝚖𝚎𝚗𝚒𝚌𝚊𝚖𝚊𝚛𝚊 • 𝙲𝚎𝚕𝚜𝚘𝚗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora