6. Mi perderò altrove.

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Pochi giorni prima del litigio con Beatrice un'insolita proposta era arrivata a Nelson via email. Si parlava di un colloquio per un grosso lavoro alla sede di Youtube a San Bruno, in California. In un primo momento aveva sorriso senza neanche soffermarsi a pensare all'immensa opportunità che gli si era presentata. Non avrebbe mai preso in considerazione di lasciare la sua città, la sua vita a Bologna divisa tra Space Valley e la sua band. Il solo pensiero di passare un giorno lontano dai suoi amici o dalla sua famiglia non gli era mai appartenuto e le cose non sarebbero certo cambiate ora.

Eppure la notte prima di partire per le vacanze, solo nella sua casa per la prima volta, si era ritrovato nuovamente nella casella delle mail in arrivo. Se fosse stato in uno stato razionale probabilmente ci avrebbe pensato con attenzione. Invece, quasi senza accorgersene, rispose in modo affermativo alla mail e ripose il cellulare sul proprio comodino, stendendosi a fissare il soffitto bianco ascoltando una canzone dalla sua playlist:

"Povera mente, io ti uccido ogni giorno con le mie idee
Povero cuore, io ti metto alla prova ma povero me
Mi perderò altrove, ad un passo dalla città
Chissà dove
Mi perderò altrove
Senza messaggi e senza le mail
Il presente è un treno che va via."

Quando stava quasi per prendere sonno aveva sentito il proprio cellulare squillare e credendo si trattasse di un messaggio di Bea si era subito alzato in piedi pronto a rispondere. Era una mail di risposta dal team di Youtube: chiedevano se era disponibile per il colloquio in una mezz'ora. Ingenuamente non aveva pensato che il fuso orario della California era indietro di nove ore e negli uffici di San Bruno erano solo le 15:26 del pomeriggio.

Dopo venticinque minuti aveva fatto una doccia e si era vestito dandosi un certo contegno. Guardandosi allo specchio pensò che ci era voluta un'offerta di lavoro a farlo alzare finalmente dal letto nel quale era stato tutto il giorno dopo che Beatrice se n'era andata. Forse stava capitando tutto nel momento giusto, forse era un segno che le cose non dovevano sistemarsi, ma dovevano cambiare.

Quella notte aveva pensato a lungo al suo futuro, a chi ne avrebbe fatto parte e a chi sarebbe stato da lì a tre anni: quella era la durata scritta sul contratto in forma digitale che stava per firmare. Rimuginando su ogni dettaglio c'era qualcosa che non riusciva a calmare l'animo di Nelson, o meglio qualcuno. Aprendo la galleria del cellulare si mise a guardare le mille foto che testimoniavano alcuni dei momenti più belli della sua vita, trascorsi con la persona che più amava al mondo. Una stretta al cuore lo riportò alla realtà: i tempi in cui aveva sperato che le cose tra loro potessero andare bene, o anche solo andare, erano passati da moltissimo tempo.

Quando Nelson si addormentò con gli occhi velati di lacrime e il cuore pieno di rimpianto, il suo cellulare mostrava ancora una foto di lui e Cesare insieme.

***

"Che cosa significa Nelson.."

"Quello che ho appena detto, dopo le vacanze partirò, non c'è più niente che mi trattenga qui"

Quelle parole colpirono Cesare proprio dove un'enorme voragine sembrava aprirsi nel suo petto. Lui non era un motivo per restare, non lo era mai stato. Ne era consapevole ma non per questo quelle parole lo ferirono meno. Cercò una parola di conforto da Nelson, lo implorò con lo sguardo come se lui conoscesse la risposta ad una domanda che era più grande di loro. Dallo sguardò che ricevette di rimando capì che anche l'amico era come lui in balia degli eventi.

Quando guardarsi negli occhi divenne semplicemente insostenibile Nelson fu il primo ad allontanarsi, seguito da Cesare che prese tutt'altra direzione. Nessuno dei due tornò immediatamente verso la casa, forse stavano pensando a cosa dire agli amici. Potevano averli sentiti discutere o meno, ma in ogni caso avrebbero fatto delle domande. Nelson non poté che sentirsi in colpa anche per aver rovinato le vacanze di tutti e pensò che sarebbe semplicemente stato meglio andarsene. Ritornato alla casa salì senza dire nulla in camera e si mise a rifare la sua valigia, buttando alla rinfusa le cose dentro i due borsoni che aveva portato. La confusione non lo infastidiva anzi gli dava un certo senso di sicurezza: di ciò che aveva in testa era in un certo senso proiettato tutto intorno a lui. Sentendo una serie di rumori dal piano superiore, e avendo assistito a gran parte della scena tra lui e Cesare, Tonno decise di salire a controllare se il ragazzo stesse bene. Lo trovò in bagno intento a raccogliere alcune delle proprie cose e esplose in un'esclamazione sorpresa:

"Dove diavolo stai andando?" disse appoggiandosi allo stipite della porta con una spalla.

Nelson non si voltò nella sua direzione e continuò a fare ció che stava facendo prima che l'amico irrompesse nel bagno.

"A casa" disse soltanto.

"Cosa significa a casa? Siamo qui da tre giorni" cercò di incontrare il suo sguardo riflesso nello specchio e quando finalmente il ricciolo alzò la testa vide i suoi occhi colmi di lacrime.

"Per favore.. accompagnami in stazione"

Voleva opporsi, ma non aveva mai visto Nelson piangere in quel modo, ne supplicarlo di fare qualcosa. Andò nella stanza che divideva con Cesare a cercare le chiavi della sua auto, poi scesero insieme le scale e caricati nel baule i due borsoni che aveva con sé si avviarono lungo la stradina sterrata. Tonno, alla guida, avrebbe potuto giurare che Nelson stesse cercando con lo sguardo qualcuno tra gli ulivi e facendosi coraggio chiese:

"Dov'è Cesare?"

Il passeggero scosse la testa come a dire "non lo so", ma continuò comunque a cercarlo nel paesaggio che circondava la casa. Stava scappando come sempre davanti alle sfide che la vita gli poneva davanti: ma questa non era una sfida come le altre. Il ragazzo che aveva amato fin dal primo momento che si erano conosciuti gli aveva appena confessato i suoi sentimenti e lui aveva capito di aver gettato la loro unica occasione quando si era fidanzato con Beatrice. La sfida l'aveva persa in partenza, non c'era molto che potesse fare.

Guardò l'amico che lo stava portando alla stazione dei treni più vicina e selezionò con cura le parole che avrebbe pronunciato. Alla fine non disse niente di quello che aveva pensato.

"Ho rovinato tutto Tone..con te, con tutti. Spero che non ce l'avrete con me per molto tempo, ma ho bisogno di tempo lontano da qui.. "

"Lontano da Cesare"

"Si" ammise asciugandosi le guance rigate di lacrime con un lembo della maglietta di Space Valley che indossava in quel momento. Il suo pensiero corse veloce tra i momenti indimenticabili che avevano vissuto come gruppo e pensò come le sue scelte si sarebbero ripercosse su tutte le persone a cui teneva di più: in primis i ragazzi di Space Valley. "Devo dirti un'altra cosa.."

"Ho sentito quasi tutto Nels, non ne voglio parlare adesso, almeno non con te" sospirò profondamente parcheggiando l'auto al lato di un marciapiede e spegnendo il motore si voltò verso il passeggero "mi sto sforzando di capirti ma sono arrabbiato, hai preso da solo decisioni che riguardavano anche noi. Ora come ora sto cercando di capire cosa fare da qui alla prossima settimana."

Le lacrime si erano di nuovo accumulate negli occhi del riccio, insieme ad un profondo senso di colpa che ora si era esteso a tutti i suoi amici. "Perdonami" riuscì a dire e afferrando gli occhiali da sole di Cesare dal cruscotto scese dalla macchina indossandoli. Non voleva farsi vedere, riconoscere, non voleva neanche vedersi riflesso nelle vetrine dei negozi circostanti. Si aggrappò a quegli occhiali come se qualcosa che apparteneva al loro proprietario potesse essere lì con lui. Ma da quel momento in poi era solo, rimuginò entrando nell'affollata sala d'attesa della stazione: per la prima volta nella sua vita non poteva contare su qualcun altro.

• 𝙳𝚘𝚖𝚎𝚗𝚒𝚌𝚊𝚖𝚊𝚛𝚊 • 𝙲𝚎𝚕𝚜𝚘𝚗Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora