Capitolo Sei: Epifania

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 "Ti porto fuori a pranzo," mi impone, invece che chiedermelo.

Alzo gli occhi al cielo mentre tengo il telefono contro l'orecchio. "Davvero, non sei costretto a farlo."

"Sì invece," ridacchia. "Mi sembra di non vederti da secoli, lascia che ti vizi un po'."

"Tu vizi me? Edward se non ricordo male, sei stato tu quello che mi ha trovato un lavoro mentre vagavo disoccupata per New York. Dovrei essere io a viziare te."

"Non essere così melodrammatica, dolcezza, lascia che ti offra il pranzo. Passo a prenderti fra dieci minuti."

"Okay Edward, grazie mille," sospiro prima di riagganciare.

Sistemo il mio ufficio e recupero dei fogli che devo lasciare ad Harry prima di andarmene, insieme al suo solito sandwich. Do un'occhiata attraverso la finestrella, sta di nuovo chiacchierando con Louis nel suo ufficio. Non so come faccia la Styles Enterprises a funzionare così bene quando l'amministratore delegato sta tutto il giorno nel suo ufficio a spettegolare.

La mia intenzione è quella di lasciare le cose a Harry velocemente e poi scendere nella lobby per aspettare Edward. Ma mi blocco fuori dalla sua porta quando sento pronunciare il mio nome.

"Non so amico, penso che Leah sia carina," dice Louis.

"Devi farti controllare la vista Lou," borbotta Harry. "Voglio dire, perché mette quelle gonne ogni giorno? Non si capisce se è una segretaria o una suora. E quello chignon non sta per niente bene su di lei."

"Beh sì, le sue gonne forse sono un po' lunghe.." concorda Louis.

"Oltretutto, è la segretaria più spocchiosa che io abbia mai avuto. Avresti dovuto sentire cosa mi ha detto l'altro giorno."

Decido che quello è il momento giusto per interromperli ed entro nell'ufficio, le mie guance sono leggermente arrossate. Se avevo iniziato a ricredermi su Harry, adesso sono tornata alla mia idea iniziale.

"Ecco i suoi documenti, Signor Styles," dico. "E il suo pranzo."

Mi rifiuto di incontrare il suo sguardo, ma mi sembra che si senta un po' colpevole. Scommetto che si sta chiedendo quanto tempo sono stata in piedi fuori dalla porta. Abbastanza a lungo, vorrei dirgli. Abbastanza a lungo.

Lascio l'ufficio perché voglio scappare dalla tensione imbarazzante che si è creata. Appena mi ritrovo da sola nella hall la mia faccia si piega in una smorfia di delusione. Guardo la mia gonna in imbarazzo. È davvero così lunga? Mi hanno sempre insegnato che fosse più professionale coprire invece che scoprire. Adesso tuttavia, sto iniziando a dubitare di questa teoria.

So che il mio guardaroba è un po' più conservatore rispetto alla maggior parte delle impiegate in questo ufficio ma non ho mai pensato che fosse una cosa brutta, fino ad ora.

Durante la corsa in ascensore sono sola, il che mi lascia ancora più tempo per pensare alle cose che ha detto Harry su di me. Solitamente mi farei scivolare addosso questi commenti e non ci penserei più ma per qualche strana ragione Harry ha davvero ferito i miei sentimenti.

Guardo la mia immagine riflessa nello specchio e sospiro. Ho smesso di truccarmi dopo che ho perso il lavoro alla Miller e ora il mio viso sembra sciupato e pallido. Come ho fatto a non realizzare prima quanto fossi trasandata?

Vorrei odiare Harry, essere arrabbiata con lui per avermi preso in giro, ma tutto ciò che ha detto è vero. Il mio abbigliamento è noioso e le mie gonne sono oscene. Non l'ho quasi notato prima, ma ho perso molto peso dopo tutto quello che è successo con Ryan. La gonna e la blusa che sto indossando mi calzavano alla perfezione e stringevano le mie curve, ma adesso stanno larghe in tutti i punti rendendo il mio aspetto sciupato.

Durante il mio discorso tra me e me, mi si è formato un enorme nodo alla gola che non riesco a mandare giù. Devo distogliere lo sguardo dallo specchio. Le lacrime si formano ai lati dei miei occhi e tiro su con il naso cercando di ricompormi velocemente.

Ryan mi ha fatto perdere la mia relazione, il mio lavoro e tutto il mio promettente futuro. Credo che fossi troppo presa da tutto quello che stava succedendo da non accorgermi che stavo perdendo anche me stessa.

Ma ora che ho aperto gli occhi, non vivrò più allo stesso modo.

Le porte dell'ascensore si aprono sulla lobby ed Edward corruga le sopracciglia mentre mi guarda correre verso di lui.

"Cosa c'è che non va, cara?" sembra preoccupato.

Provo a fingere un sorriso ma fallisco miseramente finendo per emettere un sospiro triste.

"Penso di aver avuto un'illuminazione," gli dico.

Lui nota le mie guance arrossate e la mia agitazione. "Non sembri esserne molto felice," rincara la dose.

"Non è stata una bella illuminazione." spiego mentre ci dirigiamo verso la sua macchina.

"Beh, signorina Leah, puoi raccontarmi tutto a pranzo," Edward mi da un buffetto sulla spalla per rassicurarmi. Sorrido al signore di fianco a me, questa volte però è un sorriso vero.

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Dopo aver lasciato l'ufficio, invece di andare a casa come al solito, mi dirigo verso la palestra più vicina e mi iscrivo. Dopo la mia illuminazione in ascensore ho deciso che non sarò mai più una patetica piccola perdente. Ryan ha provato a distruggere la Leah forte e bella che ero una volta- ma gli proverò che ha fallito. Ovviamente il mio cuore è ancora ammaccato, ma un abbonamento in palestra renderà giustizia almeno al mio aspetto esteriore.

Dopo aver concluso in palestra, faccio il giro di parecchi negozi e compro un sacco di abbigliamento sportivo. Harry non mi ha ancora ufficialmente dato un aumento di stipendio ma so che tra l'incidente di oggi e l'influenza di Edward non mi licenzierà.

La mia conversazione dell'altro giorno con Renee continua a ripetersi nella mia testa. Aveva ragione. Sono stata per tutto il tempo una stronza con il mio capo solo perché ero spaventata. Spaventata del fatto che potesse rivelarsi esattamente come Ryan.

Tuttavia, so che Harry e Ryan sono due persone completamente diverse. Nonostante Harry non sia la persona più gentile di questo mondo, nel profondo so che non farebbe quello che Ryan ha fatto a me. Non è così spregevole.

Una volta arrivata a casa, sono le 10 passate. Scavo nel mio armadio finché non sento il familiare tessuto della mia pochette dei trucchi. La appoggio sul piano del lavandino in bagno e sorrido. Domani la aprirò dopo quelli che sembrano secoli.

Mi cambio velocemente nel pigiama e mi infilo sotto le coperte, pensando per la prima volta non al mio orribile passato ma al futuro. Sorrido nell'oscurità della mia camera nonostante nessuno possa vedermi. C'è una nuova sensazione nel mio petto, che mi riscalda il cuore.

È speranza.  

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Giulia 

Perdonate il ritardo ragazze mie. Lasciate che vi dica una cosa su questo capitolo: in questo caso le parole di Harry sull'aspetto di Leah le hanno fatto bene, ha realizzato che si stava trascurando e ha provato a migliorare. Ma in qualsiasi altro caso, non cambiate mai il vostro modo di essere o di vestire solo perchè ve lo dice qualcuno, vi prego! Detto ciò, buona lettura e un abbraccio, Giulia.

YES,SIR (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora