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Sospeso a mezz'aria,
Appeso ad un filo d'oro fasullo,
Passeggia sulle sabbie mobili,
Corre bendato quando sorge il sole,
Al tramonto si strappa gli occhi dalle orbite.

Queste sono le parole che leggo, incise sul portone principale.

L'ho sempre pensato: questo hotel è davvero inquietante.

I clienti non comprendevano il significato di quella frase, nessuno l'ha mai capito.

Se io l'ho capito?

No.

Se desidero scoprirlo?

Non ne ero certo, fino a qualche tempo fa.

So solo che molti non si soffermavano neanche a leggere quelle incisioni, altri non se ne curavano, altri ancora incuriositi indagarono sullo strano indovinello.

La maggior parte dei clienti lasciava l'hotel non arrivando a nessuna soluzione.

I pochi, dei veri e propri eletti,  impazzivano.

I più fortunati finivano in manicomio, coloro a cui la sorte voltò le spalle, si suicidarono.

L'hotel adesso è abbandonato.

E anch'io sono stato abbandonato.

Dunque, non ho nulla da perdere, 

Dunque voglio scoprire anch'io la verità.

Varco il cancello ormai arrugginito,

Supero la soglia del portone inciso.

Attraverso la hall deserta, scalo questa montagna di scale.

Le suite più lussuose erano nei piani superiori, più in basso, quelle più economiche.

Ancora me lo ricordo.

Nell'ala est dell'hotel vi sono trentatré stanze.

Ancora me lo ricordo.

La mia si trovava proprio lì.

Ancora...

Era la numero 27.

...me la ricordo.

Mi trovo davanti allo sterminato corridoio.

Spettrale, appena illuminato.

Era uno dei migliori hotel.

Ancora me lo ricordo.

Mi sembra di fluttuare sul pavimento a scacchi in marmo.

Adesso è lurido.

Passo davanti ad ogni stanza.

1... 2... 3... 4...

I ricordi affiorano pian piano.

11...

La gente andava e veniva...

17...18...19...

Le valigie in mano, pesanti ma così piene di vita...

24...25...26...

I sorrisi, i cordiali saluti... gli addii...

27.

Me stesso.

Eccola. La mia camera.

Mi fermo davanti alla porta in legno marcio.

La contemplo a lungo, quella dannata porta.

E io so, lo so benissimo.

La chiave di tutto.

È proprio lì.

Con la mano tremante ed un un sorriso nervoso, mi decido.

Le dita sfiorano il freddo metallo.

E abbasso la maniglia.

La porta cede con un cigolio.

Chiudo gli occhi.

Cosa c'è più inquietante dell'ignoto?

E della vita?

E di noi stessi?

In fondo alla stanza, uno specchio.

I miei occhi mi fissano.

Le mie labbra mi sorridono.

Lacrime nere scorrono,

Dei lamenti riecheggiano ovunque.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 11, 2015 ⏰

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