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Scendemmo dal treno e vidi un edificio alto circa cinque piani, in legno e ferro.
-"Il Centro di Addestramento. Pronti a dire addio alla vostra normale vita?" Sono seri?- lesse Stefany da un cartellone sulla facciata.
-Secondo me anche alla nostra vita- bisbigliò Ace e noi ridemmo.
-Tutti i ragazzi sono pregati di entrare- disse uno degli altri lavoratori che era sulla porta e noi ci avviammo dentro all'edificio.
La sala era grandissima, piena di colonne e torce, con con qualche panca ai muri e quattro tavoli. Notai anche che c'erano due porte oltre alla principale, una la riconobbi come l'uscita sul giardino, che avevamo visto in treno, e l'altra non lo sapevo, ma volevo scoprirlo.
I microfoni subito dissero -Tutti i ragazzi sono pregati di avvicinarsi ai tavoli della propria classe.-
Io, Stefany e Ace ci guardammo. Non avevamo un tavolo.
-I ragazzi che non hanno una classe possono andare al tavolo della seconda fila a destra.-
Io, Stefany e Ace ci guardammo. Ora avevamo un tavolo.
Ci avvicinammo lì e ci mettemmo in coda. Eravamo circa una quarantina, e noi solo cinque.
Una volta che Stefany, che era davanti a me, finì, mi avvicinai.
-Tu devi essere Marylin Rose, giusto?- mi disse la ragazza che avevo davanti. Lessi dalla targhetta sulla scrivania il nome: "Adeline". Non mi sembrava molto alta, ma era molto carina e giovane,  aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri, e un bel sorriso.
-Sì, sono io.- risposi.
-Bene.- disse, e prese da una cesta un mazzo di chiavi. Ne tolse una dall'anello che le teneva e me la porse. -Stanza 104, le camerate sono al secondo piano.-
La ringraziai e andai dal treno, presi le valigie e iniziai a salire le scale di legno e mi ritrovai al secondo piano, davanti ad un sacco di porte.
Girai il corridoio e trovai, verso il fondo, la stanza 104.
Bussai. Non sentii nessuna risposta. Bussai di nuovo e mi ritrovai di nuovo, senza dispiacere, due bellissimi occhi verdi a guardarmi.
Subito sembravano calmi, ma poi quando si accorse che ero io, sgranò gli occhi.
-Elen?- dissi ad alta voce.
-Shhh. Non penso tu voglia già fare queste figure.- mi bisbigliò lei.
-No. Comunque... è la tua stanza questa?- le chiesi e lei annuì.
-Seria?- le chiesi, quasi facendo la stessa figura di prima.
-Sì, penso anche la tua se sei qua.- mi disse.
-Già-  le risposi.
-Va bene, dai entra.- mi disse e si spostò dalla porta.

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