Taehyung si sistemò la felpa sbiadita, sospirando.
Fuori pioveva, avrebbe dovuto mettere un paio di anfibi oppure delle scarpe che avessero almeno la decenza di lasciargli i piedi asciutti.
Ma lui era sempre stato contro tali convenzioni, che di essere strano Taehyung ne aveva fatto un abitudine malata, come quando ci si mangia le pellicine pur sapendo che prima o poi uscirà il sangue.Sapeva che si sarebbe bagnato i piedi con quelle vans rovinate dal tempo, eppure non se ne curò.
In realtà, Taehyung non si curava di molte cose, la maggior parte di queste riguardavano tutte lui stesso.
A Taehyung non importava di bagnarsi, della pioggia, dei tuoni che facevano sobbalzare chiunque. L'inquietudine dell'inverno, del temporale incombente, per lui erano sempre state come una ninna nanna per un neonato.
Le persone correvano per non bagnarsi e lui si faceva baciare dall'acqua.
Le persone aprivano gli ombrelli e lui apriva il cuore, lasciando che la nostalgia degli alberi spogli lo travolgesse, lo abbracciasse, che lo facesse sentire a casa.Credeva che l'inverno fosse la sua stagione.
I temporali, con il loro chiasso, lo illudevano, facendogli credere che qualcuno o qualcosa, lì fuori, potesse capirlo.
Purtroppo per Taehyung, l'essere non compresi, era proprio un dolore sordo che non riusciva a comprendere.Nemmeno si accorse di essere arrivato a destinazione, se ne rese conto per via delle mattonelle del marciapiede che erano cambiate, che erano più rovinate, più consumate. Taehyung aveva sempre il viso incollato sull'asfalto, che il peso del dover essere vivo lo costringeva a stare a testa bassa.
Si spostò i capelli leggermente bagnati dalla fronte, alzando timidamente il dito per suonare il campanello.
La faccia del suo miglior amico, un antidepressivo vivente, apparì davanti ai suoi occhi, accompagnata da un sorriso così limpido e sincero che a Taehyung si strinse lo stomaco.«Finalmente sei arrivato! Mancavi solo tu, Taehyung!»
«Scusa, ho perso tempo a fissare la pioggia dalla finestra prima di scendere»
«Sei sempre il solito-» Jimin si spostò, facendogli spazio. «Entra, sono tutti in salotto»
Taehyung scosse leggermente le spalle, alzandole, stringendosi poi nella felpa consumata.
Desiderava che la sua felpa potesse assorbirlo, come un buco nero, facendolo sparire dalla faccia della terra in un puff.Appena entrò in salotto, un'ondata di euforia lo colpì in pieno petto. I suoi amici erano sempre così felici. Taehyung non li invidiava, semplicemente si sentiva fuori luogo. Aveva già voglia di afferrare il primo cuscino a portata di mano e di affondarci dentro la faccia, soltanto per avere il gusto di urlarci dentro.
«Fammi capire, Jimin si trasferisce mollando i suoi genitori e tu fai tardi il suo primo giorno da ragazzo indipendente?» Hoseok sorrise ampiamente, abbracciando Taehyung.
«Ho fatto tardi» bofonchiò il moro in risposta. «E poi non vivrà proprio da solo, qui c'è pur sempre uno dei suoi fratelli, giusto?»
Jimin annuì. «Si chiama Jungkook, è tornato la settimana scorsa, così ne ho approfittato per lasciare il nido di casa e vivere in maniera più indipendente»
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ECLIPSE OF THE HEART | TAEKOOK
Fanfictionkim taehyung, il ragazzo più triste della terra, un pomeriggio si ritrova a visitare la nuova casa del suo migliore amico, facendo la conoscenza del fratello di quest'ultimo, un certo ragazzo di nome jungkook che ha un carattere cinico e due apparec...