Stoneitch

7 0 0
                                    

Quando Carl Ward invitò Kat Hunt ad esplorare la cava lei lo prese per matto. Accidenti, nessuno era mai riuscito ad arrampicarsi fino a quella specie di buco nero e lui glielo aveva proposto durante una delle loro ricerche. Kat aveva rimuginato sull'idea per qualche giorno continuando a dirsi che non ne valeva la pena.
La cava era situata nel monte di Stoneitch che sovrastava la città di Dellfort a nord-est del Minnesota. La montagna non era una delle classiche che si vedono nei film o nei documentari di quel genere. Era più che altro un ammasso di pietre gigantesche mese talmente a caso da far pensare che fossero state lanciate da un gigante depresso fino a che non avevano formato un cumulo e, per puro caso, anche la cava che loro stavano per visitare.

Stoneitch aveva un piccolo ma alquanto interessante particolare, era un diavolo di labirinto che però si doveva scalare, e la caverna si trovava a ottocento metri sopra il terreno. Molti avevano cercato di arrampicarvisi ma sono quasi tutti periti perché, per un motivo o per l'altro, erano caduti di sotto ed erano morti spiaccicati sulle rocce sottostanti. Soltanto un uomo era ritornato dopo essere stato dentro la cava. Sì, il povero Martin Greenwell che era salito lì sopra con una squadra di dieci persone incluso lui non senza difficoltà, nonostante fossero ben attrezzati, era ritornato ricoperto di terra ed una sostanza viscosa che, dopo un'attenta analisi, si era concluso essere saliva (ma di che cosa?) ed infine sangue che si era scoperto appartenere ad uno dei nove che erano con lui. Avevano chiesto a Martin dove fossero finiti gli altri, ma lui non era più riuscito ad aprire bocca da quel giorno se non per emanare un verso che alle orecchie di tutti risultava come una specie di gorgoglio disumano. Da quell'episodio la cava era stata abbandonata e le persone scomparse erano state piante ed infine tristemente dimenticate come si fa solitamente con i morti.

Kat era a letto a pensare a questi fatti quando improvvisamente suonò il cellulare che la svegliò da uno stato semicomatoso. Guardò il piccolo schermo ed il nome che lesse le fece roteare gli occhi ed espirare pesantemente. Ma che diavolo le era saltato in testa quando si era avvicinato al tavolo della sala da pranzo dell'università cinque anni prima. Cavolo, se fosse tornata indietro probabilmente si sarebbe seduta al tavolo di Sally Goodman e avrebbe continuato i suoi studi di biologia in santa pace e probabilmente ora sarebbe una ricercatrice di fama discreta. E invece no. A lei Sally non andava a genio e quindi era andata a sedersi proprio con Carl Ward, l'unico ragazzo con la chioma un po' bionda ed un po' bianca e così tanto particolare. Lui era anche il ragazzo che rimaneva sempre solo durante le pause ad armeggiare con il suo PC e mangiare panini al prosciutto.
All'inizio lui l'aveva ignorata ed aveva continuato a mangiare ma Kat non si era data per vinta, non sapeva il perché, ma quel ragazzo l'attraeva in qualche modo, saranno stati i suoi capelli particolari? Lei non lo sapeva, anche se poi aveva scoperto che erano così per un difetto genetico. Tuttavia, da quel giorno erano iniziate le avventure dell'allora studentessa e dell'adesso donna Kat Hunt. Carl aveva sempre avuto delle idee strampalate su dove andare a raccogliere campioni da studiare certe volte andavano fino alle paludi vicino all'università a raccogliere i funghi più strani per il corso di micologia, oppure andavano fino in cima alla montagna ad osservare gli animali per zoologia. Lui amava il suo lavoro e dopo la laurea, loro due erano diventati un team di ricercatori con una cosa fissa in mente : SAPERE E' POTERE. Con questo concetto in testa avevano studiato tutte le molecole e gli organismi che gli erano sembrati strani ed ogni volta Carl si rallegrava come un bambino quando facevano una nuova scoperta, anche se poi venivano a sapere che quella scoperta era già stata fatta e ricominciavano a cercare.
Poi un bellissimo giovedì della settimana precedente, loro erano andati, come al solito, in esplorazione ed erano finiti per avvicinarsi pericolosamente a Stoneitch. Kat se ne era accorta e aveva guardato l'amico e subito aveva capito subito la proposta che avrebbe fatto, anche se sperava che non lo facesse.
"Hey" disse Carl facendola quasi sussultare "che ne dici se andassimo a cercare qualcosa là dentro?" Indicò il punto della montagna dove doveva esserci la cava.
"Non mi sembra una buona idea." Ribatté lei in tono cauto. Ogni volta che cercava di dirgli che non era d'accordo con lui, Carl le teneva il broncio per qualche giorno, ma poi ritornava ad essere lo stesso tipo esuberante di prima e si rimettevano al lavoro.
"Perché no?" chiese lui in quel tono mezzo offeso che usava sempre per farla sentire in colpa.
"Carl, sei serio? La gente che ha visitato la cava non è più tornata e lo sai anche tu!"
"Martin Greenwell è tornato!"
"Greenwell?" chiese lei sbalordita dal fatto che l'amico avesse fatto quel nome. "Ma non hai visto lo stato in cui è ridotto oggi? E tutte quelle persone che erano andate con lui e non sono più tornate?"
"Santo cielo quanto sei tragica! Dai, andiamo, sarà divertente."
Kat aveva continuato a fissarlo con la bocca aperta. Ok, Carl era un po' suonato e non era mai cresciuto veramente e questo era uno dei lati che gli piaceva di più di lui (anche se non ne era innamorata), ma questo aveva dell'incredibile. Decise di essere categorica nella sua scelta di non andare, non importava che lui si offendesse o no, certe volte occorreva crescere anche a lui.
"Carl, ho detto no, punto e basta!" disse in tono fermo. "Non siamo dei superumani e non mi va di rischiare la vita in quel buco, capito?"
Lui si voltò e guardò alla sua sinistra come faceva in quelle occasioni ed iniziò a mordersi il labbro inferiore facendo intenerire un po' Kat che però non cedette.
"Adesso ritorniamo in città e, chissà, magari troveremo qualcosa per strada." Propose lei in tono riconciliante.
"Aha." rispose lui in un tono evasivo che quasi le fece perdere le staffe.
"Muoviamoci!" ribatté lei secca.
All'università non aveva mai preso in considerazione di dover fare da balia ad un uomo nato con la sindrome di Peter Pan ma senza la sindrome. Insomma, era un bambinone che si mervigliava ad ogni cosa ma sapeva essere serio e prendere decisioni sensate...a volte. Sì era tenero, ma santo cielo se sapeva essere testardo.

Storie macabre da una macabra fantasiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora