La mia solita passeggiata.

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Esco dalla porta di casa mia. E' una giornata un po' nuvolosa e ventosa. Cavolo, mi piace un sacco il vento. Meraviglioso. Scendo le scale del condominio nel quale abito al terzo piano. Non c'è un ascensore. Qualcuno dovrebbe dirne una o due a quel idiota dell'amministratore, ma tant'è; non è che quello abbia mai fatto qualcosa per noi comuni mortali. Gli altri abitanti si lamentano da lui una volta al mese, ma tanto non cambia mai niente. L'ultima era stata la vicenda dell'acqua, già, mancava l'acqua a tutti e quindi nessuno si lavava o anche beveva da qualche settimana. I più ricchi dovevano andare a comprarsela ed i più poveri si dovevano attaccare. Semplice, no?
Arrivo al portone e lo apro. Subito una folata di vento fresco mi avvolge riempiendomi le narici come un soffio d'aria vitale. Beh, l'aria è vitale, dopotutto. Con il vento arriva anche un freddo gelato, è ottobre e l'autunno è in piena forza. Anche quello mi piace, molto anche. L'autunno è la mia stagione preferita.
Oh, scusate, sto parlando troppo di me. Sicuramente vi starete chiedendo dove io sia diretto. Beh, non saprei rispondervi. Solitamente a chi mi pone questa domanda rispondo che sto andando al bar a prendere un caffè, per non dirgli che non ho una meta precisa. Mi piace soltanto camminare. Viaggiare per i marciapiedi e osservare le persone. No, tranquilli, non sono uno stalker. Le osservo semplicemente per curiosità, senza inseguire (anche se a volte succede) o importunare nessuno. Mi piace vedere le espressioni che hanno e mi piace cercare di indovinare, anche se in realtà è solo cercare di immaginare, che cosa stiano passando e cosa abbiano fatto durante la giornata.
Avete presente quegli scrittori che di solito viaggiano per mete assurde soltanto per prendere la loro ispirazione e scrivere il loro prossimo best seller? Beh, credo quelli a cui piace leggere lo abbiano presente. A me ne viene in mente solo uno, che dopo una certa esperienza ha scritto un libro su un cane di una certa razza che sbranava le persone. Sì, io sono così, prendo ispirazione proprio dalle persone, per le mie storie, anche se poi non le scrivo. Le tengo per me, sono affari miei, nessuno deve saperle.
Inizio a camminare e già vedo alcuni soggetti della mia arte. Ad appena una ventina di metri da me sta camminando una ragazza. Sta andando nella direzione opposta alla mia e quindi ve la posso descrivere in dettaglio. Alta più o meno un metro e sessanta, capelli ricci neri. Ha degli occhi azzurri bellissimi, socchiusi e "nascosti" dietro a degli occhiali. Le labbra sono carnose, ma non ha un rossetto. Le sue guance sono scarne e mettono molto in risalto le labbra. Nel mentre si avvicina noto che appeso alla schiena ha uno zaino che sembra abbastanza pesante. Sì, ce l'ho, questa è una studentessa che si dirige verso la sua università. Sembra una brava ragazza, che non farebbe mai del male a nessuno, sarebbe un peccato che le si rechi dolore. Continuo per la mia strada mentre la ragazza mi passa accanto. Non ha messo nessun profumo, ci credo, perché dovrebbe preoccuparsi di attrarre qualcuno, meglio studiare che pomiciare, no? In un attimo è dietro di me. Ed ecco che questa giornata inizia in modo favoloso.
Mentre passeggio noto degli alberi le cui foglie sono diventate gialle e morenti. A molti questa vista può recare tristezza, certo, ma a me reca calma e stupore di quanto sia bella la natura ed i suoi meccanismi di vita, quanto essa sia intelligente. Immagino che quegli alberi si moltiplicheranno e diventeranno più grandi via via che il bosco che confina con la mia cittadina si avvicina. Quello è un bosco bellissimo, con tanti animali sia bipedi che quadrupedi. Perché bipedi? Oh, semplice, perché in quel bosco si sono consumati decine di reati che vanno dallo stupro, all'omicidio e alla pedofilia. L'ultimo commesso aveva come vittima una bambina di otto anni che venne violentata e bruciata. Piansi molto per quella piccola, nessuno ha il diritto di prendere la vita di un essere innocente come quello. Che fine fece il mostro che attuò quell'oscenità? Non venne mai catturato. Si dice che vaghi ancora per il bosco alla ricerca di altre vittime.
Adesso davanti a me c'è una donna. Sembra sulla quarantina con le rughe agli occhi e alla fronte. Sembrava un po' famigliare, ma chi non lo è in una cittadina così piccola come la mia. Ma, torniamo alle rughe, oh povera cara, chissà che vita ha a sofferto per avere tutte quelle rughe. Il suo passo è svelto ed la cosa che mi sta colpendo è che è fin troppo svelto. Poi alza lo sguardo, mi nota, sussulta per un istante e poi riabbassa gli occhi e frettolosamente mi lascia indietro. Mi fermo e mi metto a guardare con finta curiosità un negozio davanti a me. E' il negozio di Mel Sewers, un uomo un po' rozzo e dai morali antichi. Se devo dire la verità, quel uomo non mi ha mai fatto una buona impressione: in città non si vede molto e l'unica occasione per avere un contatto con lui è quando il suo negozio apre. Che cosa vende? Di preciso, non lo so. So solo che la gente entra ed esce come se non avesse comprato nulla. Se qualcuno me lo chiedesse direi che è un negozio di souvenir, che altro di così piccolo che può essere nascosto potrebbe vendere. Abbasso lo sguardo e nella vetrina c'è un cartello con su scritto qualche parola su degli sconti.
Per un attimo giro la testa in direzione della signora. Cavolo, questa è molto veloce, l'ho quasi persa di vista. Ho una voglia terribile di scoprire che cosa le è successo o chi lei sia. Questa è la mia arte, il mio hobby. Ok, ok, ho detto che si trattava solo di immaginare, ma non era proprio la verità. In realtà ho un altro sogno nel cassetto. Un sogno che vorrei realizzare il prima possibile e quella donna forse mi aiuterà a farlo proprio oggi.
Mi metto a camminare piano piano nella sua direzione, cercando il più possibile di non farmi vedere da lei, anche se mi ha già visto e probabilmente alla prima che mi rivede mi denuncia, ma la curiosità è troppo forte. Mi muovo in modo che non farebbe sospettare nessuno. Passo slanciato e sguardo fisso come se sapessi la mia meta. Certo, alcuni di voi potrebbe dirmi che sono uno stupido; chissà quanta gente mi ha visto andare ed ora mi vede ritornare. Ma, come vi ho detto, la mia curiosità è grande e correre rischi ora non mi sembra una cosa grave!
La donna si ferma ed io continuo a camminare nella sua direzione. Mi ha visto, ma io non sto guardando lei, sto andando verso un'altra direzione. Se mi chiedesse spiegazioni, le direi semplicemente che sto andando ad un bar, come faccio di solito. Lei continua a tenermi gli occhi addosso e sono abbastanza sicuro che sospetti un po' di me. Ma solo un po' eh. Entro in un bar che si trova praticamente dietro di lei. Aperta la porta suona un piccolo campanellino come nei negozi. Vado al bancone e mi siedo su una delle sedie. Chissà se mi ha lasciato stare. Beh, comunque oggi la mia missione con lei può dirsi conclusa.
"Prego, desidera?"
Alzo lo sguardo che mi vedo davanti la barista che mi sta fissando con degli occhi marroni che assieme alla sua pelle mulatta fanno una ragazza abbastanza attraente. L'unica cosa che non mi piace molto di lei è il suo stile di capelli che, onestamente, avrebbe potuto fare meglio.
"Un caffè espresso, grazie!"
Non appena appreso l'ordine lei si gira. Approfitto di questo per dare un'occhiata al suo fondoschiena. Hei, non giudicatemi, sono un maschio etero di anni...ah, non vi dirò la mia età, sono affari miei, dopotutto.
Mentre aspetto il caffè prendo una bustina di zucchero ed inizio a scrollarla e con disinvoltura mi guardo attorno per vedere se la donna era andata via oppure aveva deciso di pretendere una spiegazione dal sottoscritto. E, sorpresa delle sorprese, si è proprio messa al bancone a qualche metro da me. Beh, questo dimostra solo che non sono bravo a seguire le persone senza essere notato. Pazienza, non ha molte prove e posso farla passare per una pazza con le manie di persecuzione, anche se mi dispiacerebbe un po'. Ma lei non si spaventa o tira fuori il telefono per chiamare qualcuno, no...rimane lì...questa è una perfetta messa in scena, che goduria!
Il campanellino suona ancora dietro di me e ci sono dei passi pesanti che vengono verso il bancone. Una mano grossa e pelosa si abbatte nello spazio accanto al mio ed un colosso prende posto accanto a me. Lo conosco, è Arnold Graves, un uomo che faceva il sollevatore di pesi ma che si ritirò perché, non so come (e non lo sapeva nemmeno lui, ci scommetto il didietro), si era strappato il dorsale e non intendo quelli piccoli di sopra, ma queli La barista si gira e gli fa la stesa domanda. Quel uomo deve avere una faringe grossa quanto il gran Canyon perché risponde con un timbro talmente grave da farmi quasi gelare. La barista mi porge il caffè ed io ci metto subito lo zucchero. Mescolo do un'occhiata alla donna con cui ho fatto la figura da stalker scemo. Si era messa in un tavolo dietro di noi e stava giocherellando nervosamente con una bustina di zucchero ed uno stuzzicadenti. Ancora niente telefono. Faccio sempre più fatica ad immaginare la giornata di quella signora, sempre che di signora si tratti. Lei si alza ed esce dal bar, ma non prima di avermi dato un'occhiata furtiva da attraverso il bar. Oh, santo cielo se ho voglia di scoprire chi è quella donna.
Finisco in fretta e furia il mio caffè e mi rimetto in cammino dietro quella donna, al diavolo la missione finita! Esco e davanti a me ci sono una dozzina di persone. Sapete, no, quelle persone che si vedono tutti i giorni in piazza, anche se questa non è esattamente una piazza. E' più che altro un corso. La donna la vedo ancora e sta ancora camminando con il suo passo svelto. Io la seguo sempre con il mio passo lento, ma questa volta sono più calmo e più disinvolto. Diavolo, non mi sono mai sentito così tanto stalker in vita mia come adesso, ma, come ho già detto, qualche volta succede. Lei arriva ad un incrocio e prende una stradina a destra. Quando ci arrivo noto che fa parte della zona un po' più mal famata della città. Mi sta venendo in mente che forse è una tossica in cerca della sua prossima dose e che siccome mi ha scoperto magari mi sta portando verso dei suoi amici per farmi dare una bella lezione. Oppure...sorrido. Oh, cara signora, chissà perché prima mi sei sembrata stranamente famigliare. Un formicolio mi invade le mani. Le mie iridi si dilatano ed il mio stomaco si chiude mentre il respiro inizia a farsi veloce. Ma non c'è ancora la sensazione che preferisco in questi casi. Quella che mi fa letteralmente sentire come se fossi il capo del mondo. Questo quartiere unito alla famigliarità di quella donna potevano significare solo due cose, una era quella di sbagliarmi, l'altra, invece
Inizio ad accelerare il passo e la donna però ora ha qualcosa di strano. Non sembra più essere spaventata o irrequieta...sembra piuttosto molto sicura di se e cammina a spalle dritte con le braccia che le dondolano lungo i fianchi. Poi, si guarda intorno, e sembra decidere qualcosa e si gira verso di me. Tutta l'ansia che prima le si leggeva sul volto ora era sparita, sostituita di una faccia che sembrava di marmo grezzo. Oh cazzo...eccola, la sento in tutta la sua furia...la sensazione che mi era ormai mancata per settimane! Sorrido.
Lei mi guarda e sembra dire qualcosa, ma in quel preciso istante una folata di vento ci travolge e a lei fa volare i capelli mentre a me accentua ancora di più quella sensazione.
"Scusa, non credo di averti capito!" le dico pacatamente, anche se la mia voce tradisce un po' la mia eccitazione.
Lei non mi risponde, invece fa un cenno con la testa ed in quel momento sento un fortissimo colpo alla testa che mi tramortisce per qualche secondo. Cado in ginocchio ma grazie alla sensazione non avverto il colpo come avrei dovuto. Tanto vale. Ora so chi è quella donna e...oh santo cielo se sono contento di vederla in carne ed ossa! Giudico che questa è un occasione perfetta per entrare in azione.
Mi giro come per voler vedere l'uomo che mi ha colpito e giudico che quello deve essere suo marito.
Lo guardo e lui guarda me. Tiro velocemente dalla tasca un coltello e lo infilo molto pacatamente nella coscia del mio aggressore facendo attenzione a centrare perfettamente l'arteria femorale. Lui urla, io tolgo il coltello. Un onda di sangue mi schizza in faccia ed eccola la goccia che fa traboccare il vaso. Oh sì! Mi sento come uno squalo che ha fiutato sangue e non può fare a meno di andare nella direzione della scia. Lui cerca di colpirmi di nuovo con quella che sembra una mazza. Oh ma dai, chi cerca di prendere in giro? E' lento come un dilettante! Schivo il colpo, mi alzo e velocemente gli tatuo un sorriso da orecchio a orecchio, adesso può essere anche chiamato l'uomo dalle due bocche, una sulla faccia e l'altra sulla gola. Ovviamente sono abbastanza sicuro di aver reciso entrambe carotidi e giugulari. Altro sangue mi inonda. Che goduria, sento il calore ed il piacere come se fossi dentro alle terme. Lui cade con un verso che ricorda qualcosa che ha finito i spruzzare acqua e le goccioline fanno un rumore umido con l'aria, su che avete presente, dai!
Sento uno sparo e vedo come al rallentatore la mia spalla che esplode. Oh no. Ma che disdetta. Mi abbasso subito ed il colpo successivo va a vuoto. Mi sposto verso un cassonetto della spazzatura. L'unico motivo per cui non sento il dolore è per il fatto che sono letteralmente intorpidito dalla bella sensazione che mi travolge. Mi piace questa cosa, mi piace molto!
"Scusa, cara, ti dispiacerebbe venire qui per un momento?" dico pacatamente ma con voce abbastanza alta perché mi possa sentire.
"Non dire stronzate, figlio di puttana!"
Oh, ma cosa sentono le mie orecchie! Ha per caso paura? E' per caso stizzita? Mi parte una sonora risata. Quella è talmente sotto che probabilmente qualsiasi cosa vede che ha più o meno le mie sembianze si mette a sparare a raffica...oppure
Mi alzo in piedi e faccio un breve cucù con la testa e lascia partire subito un colpo.
Oh, già, mi sono dimenticato di dirvi chi sono quelli. Beh, loro sono una coppia di killer di cui avevo sentito parlare alla tv ma non avevo mai visto nella vita reale. Avevo sentito che fanno il loro sporco lavoro nelle città di periferia. Alcuni uomini sono riusciti a scappare ed avevano parlato di una donna che gli sembrava strana ed un po' irrequieta. Ad alcuni chiedeva aiuto, mentre altri, come me, si mettevano a seguirla per curiosità. Alla fine venivano tutti uccisi dall'uomo dalle due bocche qui di fianco. Ho sempre desiderato di incontrarli...un po' come desidero sempre di incontrare la gente cattiva per i borghi. Giusto per divertirmi un po' ad assassinare gli assassini. Ah già che questo non ve lo avevo detto. Oltre all'immaginazione ho anche un altro hobby...sono un po' un Robin Hood delle prede ma con una modifica. Nel senso che non prendo dai cacciatori, ma prendo i cacciatori e libero le prede. Questi sono solo alcuni dei cacciatori e...santo DIO se mi piace questo mio hobby!
La donna adesso sta venendo verso il cassonetto. Magari si è accorta che è lei ad avere l'arma mentre io che cos'avevo? Un coltellino scrauso? Ma certo che mi avrebbe ucciso.
Tasto i dintorni e le mie mani si chiudono su quello che sembra un coperchio. Lo alzo, sembra abbastanza leggero ma molto duro. Bene, ora comincia il bello. Una folata di vento arriva nuovamente ed io la prendo come un segnale d'azione. Bene!
Mi metto in posizione ed aspetto che arrivi. Sento i suoi passi. Sono tornati quelli irrequieti di prima.
Non appena appare nella mia visuale, tiro il coperchio in direzione della pistola. La colpisce perfettamente al polso, cavolo, se avessi saputo di avere una mira così buona, a scuola avrei fatto il corso di tiro con l'arco. La pistola le vola dalle mani ed io mi lancio per la sua gola. Le pianto un gomito sul collo ed il coltello sullo sterno e la spingo violentemente contro il muro. Lei apre la bocca e cerca di urlare, ma non può e quindi le esce solo un gemito strozzato che nessuno può sentire. I suoi occhi sono sublimi e iniettati di sangue. La sua pelle cristallina e le sue zampe di gallina sono più belle che mai.
"Adesso sta calma. Sentirai solo una leggera puntura e sarà tutto finito! Come dal dottore!"
La paura nei suoi occhi è come un dolce alla crema e panna per me. Le tolgo il coltello dallo sterno e con un movimento veloce glielo pianto nella fronte. I suoi occhi diventano vitrei e posso sentire letteralmente il momento in cui la sua anima dannata lascia il suo corpo. Che piacere, che goduria!
La lascio e lei cade a terra. Devo fare controspinta con la gamba per estrarre il coltello. Lo ripulisco dalla sua materia grigia sulla sua giacca. Mi tolgo i vestiti e li metto dentro ad un sacchetto. Fortuna che sotto porto ancora una maglia leggera. Certo, non nasconderà la ferita sulla spalla, ma poco importa. Esco dal vicolo e prendo la strada verso casa. Le altre persone mi guardano e tirano avanti a testa bassa. A nessuno piace vedere un uomo insanguinato, e non li biasimo, non piacerebbe nemmeno a me, figuratevi!
Beh, questa è la mia giornata, una delle tante, insomma. Ora vado a casa e provvedo a medicarmi la ferita sulla spalla. Giungo presto al mio condominio e saluto il mio vicino con un cenno della mano. Lui ricambia il saluto e chiude le finestre subito dopo. Sa che sono stato al lavoro e non vuole farmi arrabbiare, ma non farei mai nulla a lui, è una brava persona ed i suoi figli sono tra i più belli del mondo. Inutile dire che se qualcuno li tocca, fa la stessa fine dell'uomo con le due bocche.
Oh, beh, scusate se mi dilungo troppo. Ora sono alla mia porta di casa. E' stato un piacere, ora vado sotto la doccia.
Addio!

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