La casa regnava nel silenzio più totale, interrotto soltanto dal temerario scricchiolio dei mobili ogni tanto.
Oltre ad un sospirato, basso, 'buona giornata' da parte di sua madre mentre si infilava lo zaino sulle spalle, e tante occhiatacce ammonitorie e gelide dal padre, non ricevette nient'altro per tutta la mattinata.Fuori, tutto sembrava più spento del giorno precedente, più freddo.
I raggi del sole non lo riscaldavano, le foglie degli alberi non sembravano più verdi come prima.
Ogni volta che c'era disordine in casa, era così.Anche la più piccola delle sciocchezze portava a forti litigi, mentre le dure parole colpivano forte, spezzando mano a mano di più il fragile equilibrio della famiglia.
E in Keiji tornava quell'opprimente senso di vuoto, negli occhi il grigiore, mentre il petto faceva male e lo stomaco si annodava stretto.
Si era ripromesso più e più volte di ignorare il tutto, ma per quanto vi provasse, non ci riusciva.Molto tempo prima, la loro famiglia era unita, felice. Quella che ogni bambino si meriterebbe.
Ma con il passare dei mesi, la coppia di sposi novelli divenne sempre più aspra, distaccata, erosa dalla convivenza e dallo stress della vita quotidiana.
Qualsiasi cosa divenne causa di nervosismo e dispute; erano diventati delle bombe ad orologeria, pronte ad esplodere.
E Keiji vi finiva sempre in mezzo, direttamente o meno, diventando a sua volta rancoroso e sofferente, mentre il suo unico desiderio divenne quello di riavere la sua famiglia, amorevole come prima.- 'Giorno, Akashi!-
Il corvino si guardò attorno, spaesato, cercando il possessore della ormai familiare voce con lo sguardo. Infondo alla strada correva la figura di Bokuto, sorridente. Un sorriso tanto brillante ed allegro, da risaltare persino nella visione scura di Akaashi.
-Buongiorno.-
Koutaro lo osservò silenziosamente per qualche secondo, gli occhi socchiusi ed una mano che accarezzava il mento.
-Tutto bene? Hai un muso lungo! Peggio di Kenma quando perde ad uno dei suoi videogiochi!- e qui, il ragazzo si ritrovò a ridacchiare, mentre Keiji continuava ad osservarlo.
Era davvero così evidente? Di solito nessuno ci faceva troppo caso, perciò si era convinto di essere abbastanza capace nel nasconderlo.
Ancora una volta, Bokuto dimostrò di essere diverso da tutti gli altri, sorprendendo piacevolmente il ragazzo dai capelli d'ebano, che sorrise debolmente.-Sto bene, grazie.-
-Non sembra, però.-
-Te lo assicuro.-
Il bicolore scosse la testa, poco convinto, afferrando saldamente il braccio dell'altro.
-No, non ci siamo. Vieni, ti porto in un posto fantastico!-
-Ma la scuola inizierà tra poco...-
-Abbiamo tempo, fidati di me.-
Iridi gialle, imploranti, si mescolarono nuovamente a quelle diffidenti di Akaashi.
Ancora una volta rimase vittima del suo sguardo, così intenso e colorito anche nel suo mondo in bianco e nero. La testa si mosse quasi da sola, in un piccolo, breve cenno affermativo.
Se possibile, l'espressione sul volto di Koutaro si ampliò. il suo viso sembrava risplendere di una propria luce, e Keiji non poteva fare a meno di esserne attratto, come una falena ad una lampada.
Per tutto il tragitto, la mano di lui restò decisa sul suo polso.Akaashi osservò attentamente i quartieri cambiare, le case rimpicciolirsi o allargarsi, diventare a due piani o ridursi ad uno, i fiori delle varie aiuole in procinto di sbocciare, i suoi piedi trascinarlo avanti lungo una strada, mentre nel retro della sua mente si domandava dove esattamente fossero diretti.
Bokuto si fermò poco dopo, orgogliosamente indicando con la mano libera una piccola caffetteria dall'aspetto modesto.-Eccolo lì! È un bar veramente ottimo, vado sempre lì quando sono triste.-
La piccola porticina venne aperta, e i due furono catapultati nell'accogliente ambiente del negozio, dagli interni semplici e rivestiti di legno.
Presero posto davanti ad un largo bancone, rivestito qua e la da decorazioni in pizzo, seduti su due sgabelli traballanti.Bokuto conosceva bene tutti i dipendenti, e si intrattenne a chiacchierare assieme a loro, subito dopo aver ordinato una cioccolata per lui, anche se erano ancora alla metà di Settembre, ed un cappuccino per il suo compagno.
Keiji, un gomito sulla tavola, e il mento poggiato sul palmo della mano, osservava silenziosamente la scena.
'Vado sempre li quando sono triste'.
Quella frase non riusciva a togliersela dalla testa.
Un ragazzo come Bokuto Koutaro poteva davvero rattristarsi?
Lo conosceva da poco per dubitarne, certo, ma non gli pareva proprio il tipo.
Il suo riso sembrava perenne, indistruttibile e contagioso, di quelli sinceri ed imperturbabili. C'era davvero qualcosa in grado di abbatterlo?Sembrava proprio che fosse un posto da lui molto frequentato, e il solo pensiero che potesse soltanto avvicinarsi ad un luogo simile al suo studio lo fece sorridere, genuinamente.
Per un momento credette di aver trovato qualcuno come lui.
Ma subito dopo si ricredette.
Se fosse stato davvero un ambiente tanto importante quanto lo studio, adesso lui non si troverebbe lì, ne era sicuro.-Ti ho visto!-
-Uh?-
-Stavi sorridendo!-
Keiji lo fissò, confuso.
Due tazze fumanti furono poste davanti a loro, con un piccolo clangore.
-So come farti sorridere ancora!- diede una bella sorsata alla sua bevanda.
-Come?- Fece lo stesso, ai bordi delle labbra si depositò un po' di schiuma.
-Ti racconterò dell'epica caduta di Kuroo! Ma mi raccomando, non dirglielo.-
Akaashi ghignò impercettibilmente, mentre Bokuto gli fece un complice occhiolino.
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Happy Place : Bokuaka
Fanfiction" Find a place inside where there's joy, and the joy will burn out the pain. " - Joseph Campbell.