Capitolo Tredicesimo

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Buio assoluto.

Il corpo di Keiji, snello e ricurvo su se stesso, dondolava delicatamente nell'oscurità più completa, confusamente, senza meta.

Il ragazzo si lasciava cullare, i capelli morbidi e scuri ondeggiavano assieme al suo corpo, schiaffeggiando piano la fronte chiara.
Gli occhi verdi, risaltavano nello scuro dal quale erano circondati, ed osservavano privi di sorpresa i dintorni.
Nessun pensiero, nessuna emozione.
Una situazione così rilassante e bella, dotata di un calmante tepore, di provenienza non nota.

La quiete piacevole, fu interrotta da un suono ovattato, lontano.

Dapprima il ragazzo aggrottò le sopracciglia, per poi tornare alla neutrale espressione di poco prima; ma quando, più forte e vicino riapparve il rumore, il volto si dipinse di chiara irritazione.

Un colpo secco, ripetitivo, era la fonte di tanto fastidio.

Sempre più forte, sempre più forte.

Tanto che le pareti iniziarono a tremare, e a rompersi, come il guscio di un uovo.
Dalle crepe giungeva una luce fastidiosa, che pupille adattate al buio non reggevano.
Il corpo di Keiji si agitò, quello spacco creava inquietudine, e la dubbia provenienza di quelľinsistente battere, non era da meno.

La 'parete' scura, fu rotta del tutto, frammenti iniziarono a cadere nella direzione del giovane, incapace di muoversi e scappare.
L'agitazione aveva avuto la meglio, mentre un verso soffocato gli nasceva dal petto, la collisione sembrava inevitabile, sarebbe stato schiacciato.

Effettivamente, un pezzo relativamente grosso, lo raggiunse.

Occhi di giada spalancati, respiro irregolare, Akaashi Keiji si guardò intorno, seduto sul suo letto sfatto.

Sbuffò irritato, d'esser stato svegliato a quel modo da un sogno, talmente inconsueto e disturbante; e si affrettò a prendere il cellulare, comodamente sistemato al suo fianco, mentre la luce accecante del display lo informava dell'orario.

Erano da poco passate le due.

Sospirò stancamente, ricadendo all'indietro sul materasso, cercando di riprender sonno nel silenzio notturno.

Fu in quel momento che lo udì per la prima volta davvero.
Un ticchettio, ad intervalli regolari.
Subito, per la seconda volta, scattò seduto, muovendo la testa in tutte le direzioni, alla ricerca della fonte.

Dalla finestra, proveniva.

Piccoli oggetti, colpivano delicatamente il vetro chiuso, in modo ritmico.
Il ragazzo alzò un sopracciglio, incuriosito, scivolando fuori dal letto e facendo incontrare i piedi nudi con il gelato pavimento.
Con cautela, raggiunse la finestra, per poi spalancarla con trepidazione.

Un piccolo sassolino, lo colpì sul petto.

-Scusa!-  una voce, sussurrata, giunse alle sue orecchie.

Voltò lo sguardo in basso, notando la figura che si celava dietro quella assurda situazione, che tanto rammentava uno di quei vecchi film che aveva visto una volta.
Come aveva per un attimo sperato, Bokuto si trovava nel suo giardino sul retro, in mano una modesta quantità di sassolini, bianchi e rotondi.

-Non avevo visto avessi aperto la finestra.-

-Perchè sei qui?-

-Sono in pensiero.-

Keiji lo fissò.

-Voglio capire cosa sta succedendo.-

-Non posso parlarti, ricordi.-

Doveva essere così, non dovevano conoscersi più, loro due.

Erano stati un bel passato, quello che sicuramente il giovane non dimenticherà con facilità.

Ma adesso l'unica cosa che potevano fare, era andare avanti.

-Scendi giù e potremo farlo-

Disobbedire di nuovo? Proprio dopo tutto quel disastro che era accaduto?

Il corvino scosse la testa.

-Direi che non è il caso.-

-Ti prego. Poi, se non vorrai vedermi più, lo accetterò. Però, ho bisogno di parlarti, un'ultima  volta.-

Il ragazzo sospirò, non poteva certo lasciare l'altro con quella sciocca convinzione in mente, era più che doveroso dare una spiegazione a lui, e a tutti gli altri.
In oltre, mai era riuscito a resistere a quegli occhi grandi ed imploranti, che in quel momento risplendevano nella notte scura.

-Scendo subito.-

Incredibile quanto facilmente fosse diventato da corrompere.

Quando giunse fuori, nella gelata atmosfera notturna, l'altro gli rivolse un sorriso. 

Uno totalmente nuovo, diverso. 

Un sorriso malinconico, velato di tristezza. 

Anche Bokuto Koutaro poteva essere triste; finalmente il suo quesito, postosi diversi mesi prima, aveva avuto risposta. 

Avrebbe preferito non saperlo mai. 

-Non qui- bofonchiò il più grande, stringendosi nelle spalle, ed iniziando a camminare.

Keiji annuì, non ebbe bisogno di chiedere nulla, iniziando a camminargli al fianco, le mani nascoste nella piccola giacca che si era assicurato di prendere.





Primo Angolino dell'autore 

Siamo già a più di metà storia, e sinceramente sono molto orgoglios* dei traguardi che ha raggiunto in così poco tempo.

Soprattutto sono felice di vedere che alcuni stanno apprezzando quel che scrivo, e lo seguono con continuità.

Lo apprezzo davvero tanto ;; //

Happy Place : BokuakaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora