Divennero friabili al tocco, le foglie; cadendo dagli alberi e decorando i marciapiedi cementati.
Un manto d'oro, caldo arancio e rosso vivido, scrocchiante sotto i piedi.
L'aria si fece più fredda, il pungente vento sussurrante di cambiamenti arrossava i visi dei passanti, mentre il cielo si tingeva della tavolozza più vasta di grigi, così come le nuvole, sempre più grandi e frequenti.L'autunno aveva portato incredibili cambiamenti.
Tanto all'atmosfera esterna, quanto nel ragazzo dai capelli mossi e scuri, intento ad osservare fuori dalla cristallina finestra della sua classe, un piccolo, soffice sorriso sulle labbra.
Quel suo fare allegro era diventato ormai, sorprendentemente, una costante, quasi del tutto impenetrabile.
Dalla prima volta, non aveva perso nemmeno una delle uscite con quelli che ora orgogliosamente poteva chiamare amici, tutto rigorosamente in segreto.I suoi genitori non sospettavano nulla, continuando le loro monotone giornate, nemmeno notando il lieve miglioramento d'umore del proprio figlio, ed Akaashi aveva iniziato a perdere quell'iniziale senso di colpa che per un po' lo aveva attanagliato.
Quegli ultimi due mesi aveva appreso molto, e fatto altrettanto, portandolo sempre a stare con la testa persa tra quei dolci ricordi, in attesa trepidante di crearne dei nuovi.Oltre al parco, era stato condotto in tanti altri posti prima sconosciuti, come la casa di Kenma, dove aveva imparato a giocare ai videogiochi o la pasticceria preferita di Konoha.
Sorrideva ancora al pensiero della corsa sotto la pioggia che si erano ritrovati a fare una volta, dopo aver dimenticato gli ombrelli a casa, o quella in cui aveva assistito ad un'assurda gara di ballo tra Bokuto e Kuroo.Sembrava tutto incredibilmente bello, quasi troppo poco realistico per i suoi standard.
Cose che per anni aveva sognato nascosto nelle quattro mura di casa, fissando l'orizzonte con impazienza, si stavano trasformando in realtà.
Una realtà così dolce, così bella.
Forse, un po', tutto questo lo aveva meritato.
Il bisogno di fare di più era impellente, quasi doloroso nel suo stomaco.
Forse era stata l'attesa così lunga a renderlo talmente impaziente.
Nascosta tra le pagine di uno dei suoi volumi stava un piccolo foglio, per sicurezza piegato in quattro, scritto a matita. Riportava una lista, probabilmente troppo lunga e pretenziosa, di cose che sentiva il bisogno di fare, di vedere, di scoprire.
Di cose irrealizzabili, intrise dei sogni più vividi.Cose che al momento non avrebbe mai potuto compiere, nel segreto in cui si trovava.
La scusa reggeva molto bene, certo, ma i suoi genitori non erano di sicuramente sciocchi, e prima o poi avrebbero potuto scoprire tutto.
E, anche se non fosse accaduto, cosa avrebbe detto agli altri, una volta giunte le vacanze? La sua giustificazione sarebbe crollata come un castello di sabbia dalla base instabile.La sua situazione attuale era proprio riassumibile in questo modo.
In qualsiasi caso, al primo posto, ripetutamente evidenziato sul foglio, restava il desiderio di imparare ad andare su uno skateboard.
L'attrazione per una talmente irrazionale e, a suo dire, pericolosa attività, non era mai svanito.Anzi, se possibile, si intensificava sempre un po' di più, ogni volta che superava le fredde sbarre del cancello.
Aveva paura. Una verità che tentava di rifiutare con ostinazione.
Continuava a ripetersi che non si era mai spinto a provare per non disobbedire irreversibilmente alla sua famiglia, ma di infrazioni ormai ne aveva compiute fin troppe per dirlo.
Era spaventato, sicuramente più di quanto fosse interessato.Perciò rimaneva un sognatore, ancora una volta, seduto tra gli spalti ad osservare chi più coraggiosamente di lui aveva raggiunto il suo obiettivo.
Questo, però era l'unico problema ad inquietarlo; e tale era un miglioramento davvero eccezionale.Quel giorno, come sempre, i suoi compagni lo aspettavano nell'ingresso affollato di studenti, che ridendo e gridando si accalcavano verso le uscite.
Ognuno aveva in volto un'espressione complice che non riusciva a decifrare.
Li guardò, mentre un lampo di confusione gli illuminava gli occhi verdastri.
Ormai tutti bene conoscevano le espressioni interrogative di Keiji.-Il consiglio ha deciso.- allargò le braccia Konoha, facendo un passo avanti, il solito viso svagato, ridendosela già sotto i baffi.
Akaashi alzò entrambe le sopracciglia, passando in rassegna ancora una volta i visi di tutti.
-E' arrivato il momento per te di imparare.- aggiunse con tono solenne, mentre dietro di lui la testa di Bokuto annuiva vigorosamente.
Comprese subito di cosa stessero parlando.
Ah, quale tempismo semplicemente eccezionale.
Sorrise, un po' intimorito, annuendo debolmente.
Questa volta, la richiesta era stata diretta, non poteva rifiutarsi.
Non voleva far sapere i suoi timori agli altri, e ben sapeva ormai che ad ogni modo lo avrebbero costretto a tentare; forse da molto lo avevano già compreso.
Si sentiva esposto. Improvvisamente si rese conto di quanto effettivamente fosse un libro aperto, almeno con loro.Nelle sue orecchie risuonavano gli esulti dei suoi amici, il ronzio degli studenti ormai riversati nel cortile; ma anche il battito del suo cuore, trepidante e carico d'anticipazione.
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Happy Place : Bokuaka
Fiksi Penggemar" Find a place inside where there's joy, and the joy will burn out the pain. " - Joseph Campbell.