Paura. //Elippo

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|the king, conan gray|

È uscito.

Di nuovo.

Con l'ennesima ragazza.

Filippo si lasciò andare contro lo schienale del divano, sospirando.

Non doveva più pensarci.

Aveva promesso ad Ele che non ci avrebbe più pensato.

Ma cazzo, Ele lo conosceva, sapeva quali erano i suoi limiti.
Sapeva che era un inguaribile romantico e che non sarebbe mai riuscito a non pensarci.

Si era infilato in una situazione di merda, ne era consapevole. E dire che all'inizio l'aveva pure presa alla leggera.

Cos'è che aveva detto ai suoi amici? "Tanto so che nel suo cuore c'è posto solo per me. Può uscire con chiunque, so che gli piaccio solo io davvero, anche se non lo vuole ammettere."? Era così, giusto?

Tutte cazzate, ovviamente.

In realtà, il concetto di per sé era giusto. Filippo era consapevole di piacere ad Elia, e di piacergli anche tanto.

Era consapevole che tutti quei baci, le nottate insieme e le confessioni sussurrate alle quattro di notte fossero qualcosa di intimo, di reale.

Sapeva benissimo cosa succedeva nella stanza di fronte alla sua quando, nel cuore della notte, udiva Elia sussurrare piano il suo nome rigirandosi nel letto.

Eppure, non poteva che restarci male quando il più piccolo urlava "esco" e usciva senza salutare. Non poteva evitare che il suo cuore si spezzasse un po' di più ogni volta che Elia diceva ai suoi amici che "non c'era nessuno nella sua vita, nessuno che riuscisse a farlo stare bene".

Chi era allora, Filippo? Non era nessuno per Elia? Oppure non lo rendeva felice come era convinto di fare?

E in quel caso, perché allora Elia continuava a tornare da lui? Perché era sempre lui che chiamava quando era così ubriaco da non reggersi in piedi?

Filippo non lo capiva.

Non capiva tutto quel bisogno di fingere, di nascondersi, che dominava ogni azione di Elia.
Non capiva quale fosse il senso nel comportarsi in maniera completamente diversa in mezzo alle persone.

E soprattutto, non capiva perché Elia si sentisse in diritto di giocare con lui in quel modo.

Non glielo avrebbe più permesso, basta. Lo avrebbe obbligato a fare una scelta, o lui o la sua vita di uomo etero libero.

*

Un colpo.

Due.

Tre.

Tre colpi alla porta, lenti ma decisi. Era lui, di sicuro.

Non che Filippo ricevesse molte visite nella propria stanza alle due di notte. Non più, da quando c'era Elia.

Sbuffò, e questo bastò ad Elia per sentirsi in diritto di aprire la porta.

Aveva ancora i capelli bagnati, probabilmente era appena uscito dalla doccia.

Che strano, chi è che fa la doccia alle due di notte?

"Che vuoi?"

"Stare un po' con te."

Filippo dovette trattenersi con tutta la forza di volontà che aveva in corpo per non togliergli quel sorrisetto sghembo a forza di baci.

"E che vuoi fare?"

Elia si strinse nelle spalle, a metà tra il sorpreso e il divertito. Di solito Filippo non faceva quel genere di domande.

"Magari posso iniziare a sdraiarmi lì con te?"

Filo sbuffò leggermente, spostandosi per fare posto ad Elia nel proprio letto.

Tutti i suoi buoni propositi erano appena volati a fanculo.

Fu solo quando Elia si accoccolò a lui, accarezzandogli lentamente il petto, che il più grande si sentì costretto a togliersi quel peso dallo stomaco.

Era stanco. Era stanco di sentirsi usato, un giocattolo nelle mani di un bambino capriccioso. Voleva solo sentirsi amato per quello che era, non essere più l'ultima spiaggia di nessuno.

Sapeva di meritarsi più di quello.

"Dobbiamo parlare."

Elia lo guardò, un po' stupito.

"Così sembra che siamo una coppia però."

"Dobbiamo parlare proprio di questo."

Sentì Elia irrigidirsi.

"Allora non abbiamo nulla da dirci."

Fece per alzarsi, ma Filippo lo trattenne per un braccio.

Gli occhi spaventati del più piccolo incontrarono quelli verdi del più grande. Non riuscì a leggerci una sola emozione. La rabbia si mischiava alla stanchezza e alla paura rendendoli torbidi come quei laghetti di campagna dove sguazzano le rane.

"Smettila di comportarti come se non fosse nulla, Elia. Non hai più dieci anni, è il momento che tu prenda in mano la situazione. Ti piaccio, e questo è ovvio. E va bene, pure tu piaci a me. Devi solo ammetterlo, cazzo. Devi ammettere che c'è un motivo se non riesci a trovare una ragazza, e quel motivo è che il tuo cuore appartiene a me. Devi accettarlo, accettare che ormai sono il centro dei tuoi pensieri e che non puoi farci nulla."

Elia rimase in silenzio.

"Una volta che lo avrai finalmente accettato, avrai due opzioni. La prima è fare finta di nulla, continuare a mentire a te stesso e ad uscire con una ragazza diversa ogni sera per cercare quell'amore che non avrai mai, oppure venire da me e baciarmi, e smetterla di preoccuparti."

Ancora silenzio.

Il tempo sembrava essersi fermato.

E poi, solo un sussurro.

"Domani mi trasferisco."

Elia aveva avuto paura.

Era finito tutto.

Lo griderò al mondo//Skam italia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora