"Ti ammazzo con le mie stesse mani"

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Durante la pausa pranzo, Janette rimase nella mensa  del penitenziario a mangiare ciò che le cuoche avevano preparato per quel giorno, seduta in un tavolo sulla destra, da sola.
"Come procede? Vuoi ancora scappare?"
Sentendo la voce di Bryan, Janette fece un lieve sorriso e si girò per rispondere.
Era l'unica persona lì dentro che le portasse un po' di serenità e sicurezza.
Si sentiva come una bambina in una scuola nuova, che non riesce a parlare con nessuno, tranne una persona.
Bryan era quella persona.
"In verità si, ma proverò a resistere."
"Così mi piaci! Ci vediamo Lee. Ah, e...buon pranzo."
Quell'uomo stava simpatico a tutti, eccetto alle detenute ovviamente, con loro era proprio duro e senza cuore.
Era l'unico modo per far sì che lo rispettassero, l'unico modo che aveva trovato lui perlomeno.
Ad attirare l'attenzione della donna, mentre stava per finire il suo pranzo, fu la voce della sorella Meredith, fusa a quella leggermente più acuta di Vanessa.
"Devi morire qui dentro, sola."
Disse la ragazza in preda alla rabbia, per vendicare la morte della madre.
Poi si alzò e si avvicinò al tavolo di Meredith, dove tutte le detenute si erano allontanate ed era rimasta solo lei, che spostò la sedia e palesandosi in piedi davanti a Vanessa disse:
"Non ti permettere a parlarmi così, troia.
Sei solo una bambina, io non ho ucciso tua madre, se l'hanno uccisa ed è morta, di sicuro non era una brava persona."
Le guardie si avviarono per intervenire e d'istinto, anche Janette si alzò in piedi.
Non poteva credere che sua sorella stava parlando in quel modo.
"Che cazzo vuoi saperne tu di com'era? Giuro che ti ammazzo, ti ammazzo con le mie stesse mani!" disse Vanessa con gli occhi rossi per la rabbia.
"Fallo."
Meredith pronunció quest'ultima parola urlando e prendendo il colletto della divisa di Vanessa, per scaraventarla a terra.
Vanessa le sferrò un calcio nella parte bassa dell'addome facendola allontanare, ma solo per un millesimo di secondo.
Tornarono ad un centimetro l'una dall'altra e poi Vanessa afferrò i capelli all'assassina di sua madre: ne era certa, era stata lei.
Meredith, a vederla, sembrava proprio una donna senza cuore, ma non possiamo dirlo senza sapere cosa c'è dietro la sua storia.
"Smettetela!"
Il direttore intervenne insieme a Coleman e alle altre guardie.
Le ragazze si allontanarono e le detenute che stavano guardando la rissa si divisero in due gruppi per fare spazio ad un uomo robusto, con un abbigliamento perfetto e dei capelli pieni di gel.
Hero, uno dei fratelli Saint-Moore rimasti in vita.
"Voglio che torniate immediatamente nelle vostre celle, voi due in isolamento."
Disse indicando tutte le detenute e poi Vanessa e Meredith.
Le due, separate dalle guardie, continuavano a scrutarsi con gli occhi pieni di rabbia e, da parte di Vanessa, voglia di vendetta.
"La signorina Lee e Coleman, con me in ufficio."
Perché il capo voleva parlare con Janette e Bryan?!
I due, senza fiatare, lo seguirono nel suo ufficio, alle spalle del penitenziario maschile.
Camminarono per un po' e in fine giunsero nella zona dove viene comandato tutto il Saint-Moore Occidental e Oriental.
"Psicologa e direttore delle guardie, questi sono i vostri compiti a partire da oggi."
"Direttore?!" Bryan corrugò le sopracciglia in segno di confusione.
"Sì, prenderai il posto di Carter, mi sembri più adatto, ma non farmene pentire.
E tu signorina, cerca di capire cosa passa nella testa di queste pazze."
"Va bene" dissero in coro Janette e Bryan.
Poi uscirono dall'ufficio e tornarono all'interno del Saint-Moore Oriental.
Janette era stata guidata in tutto, in modo perfetto.
La mattina aveva incontri privati e il pomeriggio facevano delle riunioni a gruppi di venti detenute.
"Sei un direttore adesso" disse Janette a Bryan in tono scherzoso.
"Proprio così signorina Lee, lei invece è una banale psicologa."
"Banale non direi."
"Vogliamo scommettere che riesco a percepire cosa le passa per la testa senza avere una laurea in psicologia? Si vince una cena insieme, chi perde paga." la contraddisse ancora una volta Bryan.
"Ci sto."
Nel momento in cui avrebbero voluto dare inizio alla scommessa, Coleman fu chiamato da una delle guardie e andò con delle detenute in cortile.
Janette, invece, rimase sola aspettando l'arrivo delle venti detenute, accompagnate da un certo Alan Diaz e da Paul Carter.
Le detenute si misero in cerchio sedute a terra e le due guardie si presentarono a Janette, le voci su di lei e sua sorella avevano fatto il giro di tutto il carcere, forse anche del Saint-Moore Occidental.
Prima di andare a fare una terapia di gruppo alle detenute, Janette si concesse cinque minuti per andare al bagno.
Il bagno delle guardie e del resto della gente che lavorava lì, era naturalmente distaccato da quello delle detenute, ma si trovava comunque nei dintorni.
Mente si dirigeva in quella direzione, qualcuno di troppo veloce nei movimenti per vederne il viso, la prese per un braccio e la trascinò violentemente in una stanza buia, uno sgabuzzino.
La persona misteriosa accese la luce e chiuse la porta a chiave.
Era Trina, la donna del coltello.
Janette ricordava alla perfezione la sua faccia e la paura che scaturiva in lei, ma provò ad essere coraggiosa.
"Fammi uscire, devo lavorare." disse.
Trina riprese il coltello e lo puntò dritto nel petto di Janette.
La obbligò a girarsi e poi, tenendola ferma, puntò il coltello nel suo collo, pressando sempre di più ad ogni lamento.
"Dimmi, che vuoi da me?" disse la vittima con la voce tirata e bloccata dalla paura.
"Allora, come posso iniziare? Devi farmi andare via di qui, ora. Se non lo farai, l'ultimo posto che vedrai sarà questa stanza."
Janette era in pieno panico, con un coltello sul collo che le faceva mancare il respiro.
Quella stanza era piccola e c'era poca aria, ma provare nuovamente ad uscire, le sarebbe costata comunque la vita.
"Come posso farti uscire? È impossibile.."
"Oh no, fidati che è possibile."
Janette prese coraggio, provò a togliere il coltello da lì e allontanarla, mettendola in pericolo, ma non ebbe risolto niente, se non che dopo quel gesto, Trina, stava proprio per ucciderla.

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