Potrei fidarmi

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Yoongi's

Ho sempre associato la definizione di fato o destino ad un illusione creata dall'uomo per credere in qualcosa che al tempo, ad anche ora, non si erano riusciti a spiegare. O meglio ho sempre associato il termine fato ad una distrazione, che ci distragga per l'appunto dalla realtà. Io sinceramente non ho mai creduto nel fato. Ho sempre pensato che l'incontro tra due persone avvenisse per pura casualità, perché in quel momento doveva succedere questo, ma poteva benissimo succedere altro. Come detto all'inizio ho sempre desiderato un finale 'da favola', ma più che in questo finale credevo di più alla realtà nel quale, non era presente, per ovvi motivi, un principe azzurro che mi potesse salvare dalla mia monotonia. Se dovesse succedere per qualche motivo insolito mi ricrederei su molte parole dette fin dall'inizio.

Quel pomeriggio, infatti, l'incontro con Park Jimin lo associavo a pura casualità, influenzata più che altro da un altro ragazzo, proprietario del piccolo locale in cui lavoravo. Aveva detto che gli era venuta la fantastica idea di invitarlo a casa nostra per semplicemente offrigli la cena, visto che apprezzava molto i suoi piatti, e che lo vedeva troppo magro per i suoi gusti, manco fosse una nonna con la sua ultima crisi per suo nipote dimagrito. Jin cercava di non intromettersi nella maggiore nella mia vita, questo quando non si parlava di ragazzi, in quel caso cercava in tutti i modi di intromettersi.

-quindi voi due vi conoscete?-

-siamo compagni di classe-

-non vi parlate spesso?-

-Yoongi non è il tipo di persona che ama una buona compagnia-

-*un buon compagno direi-

-cosa?-

-cosa?-

Seokjin solitamente andava dritto al sodo, senza però dirlo esplicitamente per mia fortuna. Jimin era un bel ragazzo se non fosse stato per quella sua doppia maschera, odiavo le doppie maschere, mi facevano credere ed affezionare ad una versione finta delle persone. Questo era quello successo con il mio primo amico. Avevo circa dodici anni e stavo con questo mio amico, era sempre stato gentile sia con me e sia con la mia famiglia, mi proteggeva sempre dagli altri e cercava di nascondermi dalle cattive voci che giravano su di me, peccato che quelle cattive voci erano state diffuse da quello che credevo il mio amico. Dietro alle mie spalle, difatti, sparlava di me dicendo che ero un poco di buono e che fumavo o facevo uso di sostanze stupefacenti alla tenera età di dodici anni, non ero l'emblema della simpatia, certo, ma anche queste cattive voci aveva influenzato in una piccola parte, se pur minima, il mio carattere. Ovviamente a quell'età dei ragazzini ne sapevano ben poco sulle sostanze stupefacenti, o varie, ma logicamente a primo impatto associavano la parola ad una cosa pericolosa, e non sicuramente un motivo di vanto. E questa fu solo una della lunga serie di delusioni date da parte di questa sorta di doppia maschera. Non sapevo ancora esattamente a cosa voleva andare a parare Jimin, ma lo associavo immediatamente ad una cosa che probabilmente mi avrebbe ferito.  Quando non riesci ad essere più di beneficio ad una persona, invece di apprezzare ciò che sei ti butta come se fossi l'ennesimo scarto della società, che nessuno vuole e che nessuno mai vorrà. Ero riuscito solamente a fare amicizia con Taehyung perché sentivo che in lui c'era solo sincerità, cosa che non riuscivo a trovare nel ragazzo di fianco a me, ospite per la cucina del mio amico.

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-Jimin che ne dici di rimanere a dormire stasera? Si è fatto tardi, potresti stare in camera di Yoongi-

Non capivo seriamente se Jin volesse aiutarmi o portarmi ad una crisi. Effettivamente tra mangiare e proporre un film che non penso rivedrò più in vita mia, le ore erano passate così velocemente che si erano fatte le dieci e mezza. Nonostante l'astio che però si era creato tra noi due non potevo dire di certo che guardare Jimin non fosse una visione eterea e che non mi sarebbe dispiaciuto ammirarlo un altro po', anche se dentro di me cercavo di non ammetterlo. Per la questione dell'aspetto fisico pensavo che Jimin non avesse nemmeno il più minuscolo dei difetti, ma essendo io una persona che osservava il mondo in modo lieve, o quasi nullo, potevo dire solo una cosa: notavo che il suo viso all'apparenza felice e rilassato, mostrava un leggero velo di tristezza, che in qualche modo insensato avevo il bisogno di colmare. Non ero ovviamente la persona più consona per scoprire cosa lo tormentasse e sempre se non avesse fatto lui il primo passo, non avrei approfondito la questione. Era probabilmente solo una mia piccola teoria, elaborata solo grazie alle poche interazioni che avevo avuto.

Monotono - YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora