Capitolo 2. "tadaima"

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Quindi è così saltare da una finestra.
È stato quasi... Liberatorio.
Mentre saltavo non riuscivo a sentire nulla, era come se stessi per morire. Non ho pensato a nulla, non ho provato nulla.
Come sempre.

Era la prima volta che scappavo di casa, non pensavo che un giorno l'avrei davvero fatto. Avevo troppa paura.
Ma ormai il danno è fatto, e non ho intenzione di tornare a casa per un bel po'.

Non ce la facevo più a correre, mi faceva tutto terribilmente male.
Però non volevo fermarmi, avevo la costante sensazione che mio padre fosse esattamente dietro di me, e se mi fossi fermata anche solo per un attimo, mi avrebbe presa.

"TI ODIO! È TUTTA COLPA TUA , TI ODIO! TI ODIO, TI ODIO, TI ODIO, TI ODIO! SPERO CHE TU MUOIA!"

Mi misi a urlare. Era la mia unica valvola di sfogo, in quel momento. Tra il dolore mentale e quello fisico, non sapevo più cosa fare e semplicemente scoppiai. Non c'era nessuno, pioveva, ero arrivata fino al parco ed ero sicura di essere sola.
Le gocce di pioggia ormai erano un tutt'uno con le lacrime che avevo sul viso, mi bagnavano completamente la faccia e chiunque mi avesse visto non avrebbe saputo riconoscere la differenza tra le due cose. Nessuno.

Inciampai e caddi a terra, dolorante. Raggiunsi una panchina al riparo dalla pioggia e mi misi a sedere, asciugandomi le lacrime e fissando il vuoto.
Cosa devo fare... Cosa devo fare...

"va tutto bene?"

Mi giro di scatto, impaurita, e vedo un ragazzo alto, accanto alla mia panchina. Mi guarda un po' confuso e preoccupato, ma io tento un sorriso.
Non ce la faccio. Non riesco a sorridere.

Scoppio a piangere.
Fermati, non piangere, basta! Non farti vedere così.
Il ragazzo si allarma e si siede accanto a me, squadrandomi dall'alto verso il basso.

"ehy! Scusami, non ti volevo dare fastidio. È solo che sei arrivata qui zoppicando e piangendo, quindi mi chiedevo se... Ti fossi fatta male, ecco"

Lo vedo allungare una mano, e io d'istinto mi paro la faccia con le braccia, pronta a ricevere un colpo.
Il ragazzo ritira la mano.

"whoa, tranquilla! Che stai facendo, n-non voglio farti nulla!"

"NON MI TOCCARE!"

Lui sobbalza, spaventato. Io ormai ero diventata una fontana, e mi ero rannicchiata tutta su un lato della panchina, allontanandomi il più possibile da quell'estraneo.
Ti prego, va via.
Ma ti prego, salvami almeno tu.

"ok, non ti tocco, va bene. Non devi nemmeno dirmi cosa sta succedendo, però... Mi preoccupa vedere qualcuno così, dovrei chiamare la polizia? Un'ambulanza?"

"NO! N-no... Non ti devi preoccupare! Smettila, va via..."

"non ti posso lasciare qui, sta piovendo e da quel che ho visto ti sei fatta male" nota lui, guardandomi la caviglia scoperta.

"inoltre, ti prenderai un raffreddore a stare qui. Hai tutti i vestiti bagnati. Coraggio, vieni con me, casa mia è qui vicina"

Ho paura, ma ormai nemmeno morire non mi dispiacerebbe più di tanto.

Annuisco, tra le lacrime, e mi avvicino per abbracciare il ragazzo. Mi era quasi venuto automatico, mi avventai su di lui, disperatamente in cerca di conforto.
Lo trovai.
Ricambiò l'abbraccio, sussurrandomi che andava tutto bene.
Io continuai a scusarmi per tutta la durata dell'abbraccio, non so nemmeno io per cosa. Forse per essermi arrabbiata così tanto con lui, forse per essermi messa a piangere dal nulla, forse per aver dato quell'abbraccio improvviso.
Non so.

"♡︎𝚂𝚘𝚞𝚕 𝙼𝚊𝚝𝚎𝚜♥︎" - OIKAWA X READER itaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora