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Venerdì, race week

10:55, Milano

«E allora? Raccontaci, com'è andata?» Mi domanda Alyssa, mentre con i nostri caffellatte ci accomodiamo ai due tavoli nel bar del paddock della Renault.
«È andata bene, siamo stati molto bene questi due giorni soli.» Mi stringo nelle spalle, un po' timida. L'ultima mia relazione risale a quando avevo 22 anni, quindi la bellezza di quattro anni fa, e in questo periodo non ho mai frequentato nessun ragazzo; ritrovarmi adesso a parlare della mia vita privata con queste ragazze, mi rende un po' timida, proprio perché non lo faccio da molto tempo.
«Daii, dicci qualcosa.» Mi sprona a parlare Victoria. «Almeno vi siete baciati?»
Scoppio a ridere, liberandomi un po' di quella tensione che provavo. «Vicky ci siamo baciati lo stesso giorno che è venuto a Madrid.» Le dico, scuotendo la testa.
«E non ci hai detto nulla.» Mi guarda sconvolta Alyssa. In tutto questo Charlotte si sta godendo la scena, sorseggiando il suo caffè.
Ad Alyssa si aggiunge subito Victoria, urlando quasi. «Ma avete fatto anche-» si guarda per un secondo intorno, per poi abbassare il tono di voce. «-sesso?»
Mi compro il viso con entrambe le mani. «Oh mio Dio!» A 26 anni suonati, sento le mie guance diventare di un rosa acceso, che imbarazzo.
Le ragazze rendendosi conto del mio imbarazzo arrivano alla conclusione da sole ed iniziano ad urlecchiare e a fare dei versi strani, tanto che alcune persone si girano verso la nostra direzione, aumentando il mio imbarazzo.
«Sei una stronza! Non dici nulla!» Charlotte sembra essersi svegliata dal coma perché è proprio lei ad insultarmi.
«Non è che potevo prendere il cellulare subito dopo e mandarvi un messaggio tipo "ho appena fatto l'amore, scrivetelo sul calendario"» Allargo le braccia, cercando di far capire l'assurdo che mi stanno chiedendo. Ma sembra che a loro interessi solo che io abbia detto fatto l'amore e quindi iniziano, di nuovo, a muoversi in maniera imbarazzante sulle sedie.
«Dicci solo quando, dai.» Victoria mi chiede con un sorriso a trentadue denti sulle labbra.
Alzo gli occhi al cielo. «Martedì sera, in qualche modo mi ha ringraziato per la sorpresa.»
Ed è quando iniziano di nuovo a fare le pazze che mi alzo dal tavolino, prendo la borsa e scappo via, sentendo le loro risate in sottofondo. È arrivata l'ora di lasciar sfogare la loro pazzia.

 È arrivata l'ora di lasciar sfogare la loro pazzia

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