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"Oh Dio, scusa." Udii dire da una voce forte e  rauca e sentendola mi apparve talmente familiare. Alzando lo sguardo incrociai due occhi color nocciola, che con la luce del sole avevano assunto un color giallino, quasi color oro. Mi bastò guardarli per riconoscere all'istante la persona a cui appartenessero. "Michael." Dissi con un sorriso da ebete, non rendendomi conto della mia reazione esagerata.

"Come fai ad essere tanto stupida?"
Continuai a ripetermi nella mia mente e di colpo scossi la testa per sviare i mille pensieri che mi stavano assalendo riguardanti il ragazzo davanti a me e a quanto mi fosse mancato incrociare il suo sguardo.

"Scusa è colpa mia." Dissi alzandomi in piedi e cercando di evitare quei suoi bellissimi occhi incantatori. "Tranquilla." Disse lanciandomi un ultimo sorriso e continuando a camminare nella direzione opposta alla mia.

Passarono alcuni secondi, duranti i quali non sapevo bene come comportarmi, se costruire un dialogo con Michael e chiedergli di uscire insieme qualche volta oppure lasciarlo andare per la sua strada. Il cuore mi batteva talmente forte che non riuscivo a connettere i miei pensieri con le mie azioni.

"Michael!" Dissi spontaneamente, voltandomi verso di lui, che si fermò sui suoi passi. "Sì?" Mi domandò con sguardo confuso e io mi persi nuovamente nei suoi occhi, ma stavolta il mio sguardo si spostò anche sulla sua barba curata che contornava perfettamente il suo viso e le sue labbra rosee, anche se oggi parvero più pallide del solito.

"Come mai ieri non sei venuto a lavoro?" Domandai senza pensare.

"Adesso cosa c'entrava?" Pensai pentendomi delle mie stesse parole.

"Problemi in famiglia." Disse schietto lanciandomi un piccolo sorriso finto e da lì capii che la mia presenza forse gli stava causando fastidio e decisi di lasciarlo stare. "Io vado." Dissi ricambiando il suo finto sorriso, per poi voltarmi e continuare a camminare.

Sul mio viso si spense all'instante quel sorriso, mi sentivo una perfetta idiota ad essermi comportata in modo così invadente con un ragazzo che conoscevo a malapena.

"Ehi." Sentii dire da quella voce forte e rauca, che tanto mi aveva incantata, mentre un rumore di passi veniva dalla mia parte. Il cuore cominciò a battermi all'impazzata per le mille emozioni che mi assalirono non appena mi richiamò. "Scusami, non volevo essere scortese." Continuò a dire Michael, ormai arrivato di fronte a me. "È colpa mia, non so cosa mi succede." A quelle parole mi sarei voluta sotterrare.

"Perché non me la taglio la lingua, invece di continuare a buttarmi la reputazione sotto ai piedi." Continuavo ad autocolpevolizzarmi nella mia mente.

Michael si lasciò scappare una risata e ascoltandola mi sentii il cuore sciogliersi dentro al petto. Quella risata era come se la conoscessi da tutta una vita, l'avevo immaginata perfino davanti l'appartamento di casa mia. Ero talmente ossessionata da questo ragazzo, ma non riuscivo a capacitarmi di come, e quando soprattutto, fosse scattata questa scintilla.

"Ci vediamo stasera?" Mi domandò non smettendo di sorridere e lanciandomi occhiate da seduttore. Il cuore mi batteva ogni secondo sempre più forte, stava per esplodermi dal petto, ma dovevo trattenere il mio entusiasmo ed affrettarmi a rispondere invece di restargli imbambolata davanti. "Sì." Dissi ricambiando il suo sorriso, cercando di non apparire troppo entusiasta ai suoi occhi. "Bene, a stasera allora." Disse lanciandomi un ultimo sorriso prima di scomparire tra le vie di New Orleans.

Rimasi incantata a fissare il punto dal quale era scomparso per qualche minuto, fin quando la suoneria del cellulare non mi riportò alla realtà. Lo presi velocemente e si trattava di Austin, mi ero completamente dimenticata di lui.

"Pronto?"
Risposi, mentre correvo verso il Wolly's. Erano quasi le 8:00 e Stella non avrebbe accettato un nostro ritardo, Austin doveva essere furioso con me.
"Dove sei?"
Disse Austin dall'altro capo del cellulare e dal suo tono di voce percepii quanto fosse scocciato.
"Sto arrivando."
Dissi arrivando davanti alla grande insegna bianca e gialla di Wolly's e cominciando a scrutare l'esterno del locale.
"Tranquilla, sono già a lavoro."
Dissi infine prima di riattaccare la chiamata.

Rimasi a fissare il cellulare per qualche secondo, mentre la felicità di qualche momento prima sul mio volto, si era spenta in un attimo. Non avevo mai dato buca ad Austin e stessa cosa lui, ci eravamo ripromessi che la nostra amicizia sarebbe sempre stata messa al primo posto in tutto ed io non avevo mantenuto la promessa. Pensandoci, però, nemmeno lui era stato di parola quando aveva deciso di uscire con Stella. In quel caso però non avevamo organizzato un'uscita insieme e lui non mi aveva lasciato sola ad aspettarlo dentro una caffetteria, come avevo appena fatto io. Mi sentivo talmente afflitta da non riuscire a trovare la forza per reggermi in piedi, ma non potevo buttarmi giù così. Dovevo andare da Austin e farmi perdonare, questa era la cosa più importante.

Diedi un'occhiata al cellulare che segnava le 8:10 e cercai di prepararmi mentalmente alla ramanzina di Stella, mentre camminavo verso il Caffè Chèrie.

Arrivata all'esterno del locale notai subito Stella nel parcheggio, intenta a parlare al cellulare. Approfittai della sua disattenzione per entrare furtivamente dentro alla caffetteria.

"Martin!" Sentii urlare alle mie spalle, dopo aver fatto scattare il campanellino della porta d'ingresso. "Stella io..." Cercai di giustificarmi ma lei non mi lasciò spiegare. "Vuoi questo lavoro cara?" Disse in tono di sfida e con un ghigno in viso, come se stesse architettando qualcosa nella sua mente malata. "Sì." Dissi perplessa. "Allora vedi di non arrivare più in ritardo, ma soprattutto non ti intromettere tra me ed Austin." A quell'ultima frase mi sentii ribollire il sangue, come poteva approfittare del potere che aveva su di me al lavoro per chiedermi una cosa simile? "Siamo amici." Dissi cercando di mantenere la calma e non farle una sfuriata che mi avrebbe causato un licenziamento immediato. "Non provi solo questo per lui." Disse senza distogliere gli occhi dal cellulare. "Che ne sai?" Adesso stavo cominciando a spazientirmi e vederla giocherellare col cellulare, mentre teneva una conversazione con me, era davvero da maleducata. "Vedo come lo guardi, non sono occhi di un'amica." Disse alzando i suoi occhi ai miei. "Va al diavolo Stella." Dissi troncando la discussione ed entrando nel locale.

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