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Per tutta la giornata lavorativa Austin mi ignorò, non volendo nemmeno ascoltare le mie giustificazioni e gli davo tremendamente ragione. Non c'erano scuse per il modo in cui mi ero comportata, non ero stata una buona amica e mi meritavo questa sua reazione.

"Come va?" Mi domandò Lily, mentre ci stavamo cambiando per fare ritorno a casa. Sicuramente aveva intuito qualcosa dal mio comportamento di oggi a lavoro, non avevo detto mezza parola per tutto il tempo. "Va." Dissi restando vaga e dirigendomi all'esterno del locale. "Io ci sono, lo sai." Continuò a dire, seguendomi all'esterno e si appoggiò di fianco a me sul solito muretto. Notai Austin voltarsi per un attimo dalla nostra parte, mentre usciva dal locale e dai suoi occhi percepì la delusione e la rabbia che provava nei miei confronti. Senza aver bisogno di dire nulla, Lily mi misi un braccio intorno al collo e mi avvicinò a se per consolarmi. "Si risolverà tutto." Disse in tono rassicurante e la ricambiai con un sorriso.

Ero stata così fortunata a trovare un'amica su cui poter contare come lei e anche se a volte le rispondevo scontrosa, contro la mia volontà, lei continuava ad esserci in ogni caso. Volevo tanto riuscire a lasciarmi andare e comportarmi come l'amica che si meriterebbe, ma la paura era troppo grande.

Il mio timore più grande era sempre stato quello di legarmi a qualcuno che col tempo potesse ferirmi e abbandonarmi. Avevo un grandissimo difetto, riuscivo ad affezionarmi in fretta alle persone e con la stessa velocità ogni volta ero capace di perderle.

"Grazie Lily." Le dissi lanciandole un sorriso. Stavo cominciando a sentirmi meglio e d'impulso mi alzai dal muretto e corsi velocemente verso Austin. Durante la giornata lavorativa di oggi mi erano mancate le battute di Austin e il suo forte senso dell'umorismo capace di farti superare anche la peggiore delle giornate con il sorriso. Dovevo assolutamente farmi perdonare, non potevo perdere l'unica persona a cui tenevo più della mia stessa vita. Austin non mi aveva mai tradita, c'era sempre stato per me, anche nei miei momenti più bui e non potevo lasciar perdere tutto così.

"Austin!" Urlai correndogli incontro e sentendo la mia voce lo vidi fermarsi sui suoi passi. "Dimmi." Disse in tono serio senza nemmeno voltarsi a guardarmi. Da quando lo conoscevo mai lo avevo visto comportarsi in questo modo, Austin riusciva a trovare dello spiritoso in qualcunque cosa gli accadesse e non si lasciava mai abbattere da nulla.

"Sorridi sempre ai problemi altrimenti saranno loro a farsi beffa di te."

Era la frase che mi ripeteva sempre durante quelle giornate in cui mi sentivo giù e ripetendomi queste parole riusciva sempre a farmi tornare il sorriso. Adesso spettava a me la sua parte, riuscire a farlo sorridere e ricambiarlo così per tutte quelle volte che lui lo aveva fatto per me, senza che io glielo chiedessi.

"Austin ti prego io..." Dissi ma non mi lasciò terminate la frase. "No Aria, non devi spiegarmi nulla. Avrai avuto le tue buone ragioni e non sono arrabbiato." Disse con un piccolo sorriso, ma si vedeva lontano un miglio quanto quest'ultimo fosse finto. "Sì invece che devo spiegare. Sei il mio migliore amico, l'unico su cui posso sempre contare e non parlarti per me è come non riuscire a respirare. Quindi ti prego perdona la mia stupidità, ti ho messo da parte quando non avrei dovuto, perché proprio tu non lo meriti." Dissi sentendomi gli occhi arrossire dalle lacrime che spingevano per uscire. Non distolsi gli occhi dai suoi nemmeno per un attimo e fu proprio questo a farmi esplodere, la goccia che fece traboccare il vaso. Non riuscii più a trattenere le lacrime che iniziarono ad uscire a fiumi. "Ehi..." Disse Austin con sguardo compassionevole mentre si avvicinava a me. "Va tutto bene." Continuò a dire stringendomi tra le sue braccia mentre mi accarezzava i capelli. Chiusi gli occhi e lo strinsi forte a me, perdendomi ad annusare il profumo sul suo collo, mi era mancato talmente tanto. "Mangiamo insieme?" Gli domandai spostando i miei occhi sui suoi che mi parvero più belli del solito.

Un colpo di tosse alle nostre spalle ci interruppe. Mi allontanai dalle braccia di Austin e voltandomi vidi Stella lanciarmi occhiate minacciose. Oggi indossava un abito aderente rosso che le arrivava sopra le ginocchia e i suoi lunghi capelli neri, perfetti come spaghetti, le ricadevano fin sotto le spalle.

"È impegnato." Disse avvicinandosi a noi e non distogliendo lo sguardo da me. Dai suoi occhi scuri percepii l'estrema rabbia che stesse provando nei miei confronti in quell'istante. Ma chi si credeva di essere per avere tutta questa autorità su Austin? "Con te?" Domandai divertita, facendomi beffa di lei. "Sì." Disse Stella convinta delle sue parole. "Non ci crederò mai." Dissi non riuscendo a smettere di ridere. Riuscire a sopportare Stella in questo ultimo periodo stava diventando insostenibile. "Austin?" Disse voltandosi verso di lui e cercando approvazione nelle sue parole. Mi voltai dalla sua parte in attesa di una risposta, ma ne seguì un lungo silenzio. "Che ti prende?" Domandai mantenendo la risata anche se mi cominciai a sentire estremamente confusa. Non ricevetti nessuna reazione da parte sua, anzi notai la forte preoccupazione che trapelava dai suoi occhi. Austin, colui che aveva sempre la battuta pronta su Stella e insieme ci prendevamo gioco di lei e della sua vita da ragazza ricca, oggi si rifiutava di rispondere ad una banalissima domanda. "È vero quello che dice?" Continuai a domandargli smettendo lentamente di sorridere e diventando seria in viso. Fece un lungo sospiro, come se stesse cercando le parole giuste da dire ma non riusciva a trovarle. "Sì." Disse infine, dopo un lungo momento di silenzio. "Ottimo." Fu tutto ciò che riuscii a dire. Guardai per l'ultima volta gli occhi da cane bastonato di Austin, come se volesse implorarmi perdono ma non disse nulla. Mi voltai diretta verso l'auto, mentre la rabbia si impossessava di me.

Sarei potuta esplodere facendo una scenata davanti a tutti, ma dovetti trattenermi. Austin era abbastanza grande da scegliere quale fosse la persona giusta da avere al suo fianco e infatti non fu quella la cosa a farmi imbestialire. Colui che definivo il mio migliore amico non aveva avuto il coraggio di dirmi che usciva insieme a Stella, che oltretutto era la ragazza più odiata da entrambi o almeno da me, considerando questo risvolto inaspettato. Questa storia aveva preso una piega assurda ed io ero fin troppo stanca per pensare con lucidità.

Misi in moto l'auto e lasciai velocemente il parcheggio del locale.

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