È solo questione di attimi

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Seduta sul bordo di questa terrazza guardo la gente giù nella piazza grande che non fa altro che divertirsi, ridendo e scherzando, ballando e cantando.
Mentre i miei amici festeggiano il fidanzamento dell'ultimo di noi che, oltre a me, era rimasto single, non posso fare altro che chiedermi se qualcuno noterebbe se mi lasciassi andare giù, mi chiedo se qualcuno mi riconoscerebbe a terra schiacciata dal peso di tutti quei metri, se qualcuno avrebbe la lucidità di andare a chiamare i miei genitori seduti al bar in compagnia del resto della mia famiglia a così poca distanza dal luogo dell'accaduto. Qualcuno piangerebbe la mia scomparsa? Quanta gente verrebbe al mio funerale? Chi soffrirebbe della mia morte?
"Kathrine, spumante o birra?" mi chiede Brian riportandomi alla realtà.
"Niente alcolici grazie. Del tè freddo andrà benissimo" dico con un debole sorriso, cercando di distogliere lo sguardo dal punto in cui il mio corpo potrebbe essere disteso.
"Analcolici vietati! È la mia festa di fidanzamento!" mi dice ridendo versandomi dello spumante.
"Pre-festa! Fratello, ti sei fidanzato solo due ore fa, questa è solo una scusa bella e buona per bere. Dobbiamo organizzare qualcosa di grande!" dice Matt sentendo la nostra conversazione.
"E da quando alla vostra età avete bisogno di una scusa per bere?" chiedo divertita.
"Mettiamola così, di solito cerchiamo di rientrare a casa con un minimo di decoro, altrimenti fidanzate e mogli ci relegano al divano a vita per punizione. Se questa sera torniamo brilli, abbiamo una giustificazione più che valida. Abbiamo fatto alcuni brindisi di congratulazioni. In questo modo guadagniamo due serate di bevute senza relative rotture di palle al femminile!" mi dice tutto fiero e contento delle sue conclusioni.
"Tutto ad un tratto mi cominciate a fare pena" rispondo con il ghigno.
"Kathrine perché non mi sposi tu? Sei l'unica ragazza sempre qui con noi, non ti lamenti mai, eppure di stronzate ne diciamo parecchie e anche belle pesanti. Non ti arrabbi, ci fai ridere, stai agli scherzi e hai un'estrema pazienza nei nostri confronti. E visto quello che combiniamo quando siamo brilli è da ammirare!" mi dice inginocchiandosi ai miei piedi con il mio bicchiere in mano.
"A quanto pare mi stai facendo la dichiarazione d'amore con un leggero ritardo, giusto un'ora fa ti sei fidanzato ufficialmente, con tanto di anello che siamo andati a vedere assieme. È la storia della mia vita arrivare sempre seconda" dico sovrappensiero.
"Ma che dici! Lo sai che sei la nostra regina di cuori, anzi, ora ti dedico una bella canzoncina. Matt parti!" mi dice continuando a cantare uno stupido motivetto sentito in non so quale pubblicità alla televisione.
Pensandoci, forse loro, per me un po' piangerebbero.
Ecco l'alba di un'altra notte insonne. Ormai ho smesso di contare da quanto non riesco più a chiudere occhio, troppi pensieri affollano la mia testa.
Mi guardo attorno in una stanza che non è più mia da tempo, un giorno i miei genitori hanno deciso di sistemarla a loro immagine e somiglianza. Forse prima o poi si renderanno conto che non sono un'adulta solo quando vogliono loro. Forse apriranno gli occhi e cominceranno a prendere in considerazione l'idea che ho un cervello pensante sempre e non solo quando dico loro quello che necessitano. Che me la sia voluta io? Troppo permissiva e poco ribelle. Ma questa sono io.
Mi giro nel letto, cercando il telefonino sotto le lenzuola. Lo guardo con la speranza di trovare un messaggio, ma nulla.
Di nuovo.
È incredibile quanto un semplice messaggio potrebbe rallegrarmi la giornata.
Mi trascino in cucina a fare colazione. Mia madre mi ha lasciato tutto pronto come sempre.
Tutto come sempre ha la sua normale routine: la puntata di Heidi in televisione, io che mi scotto con il latte sempre troppo caldo, i biscotti troppo duri, io che mi lavo la faccia e solo dopo mi spazzolo i capelli. Il cane da portare a passeggio e poi in macchina a correre come una matta verso un lavoro che odio profondamente, che non mi da la minima soddisfazione. La chiacchierata quotidiana con la mia amica fidata su facebook mentre sto facendo finta per l'ennesimo giorno di lavorare per poi risalire in macchina e tornare a casa dove mi attende mia madre che sicuramente avrà trovato l'ennesima scusa per urlarmi in faccia qualcosa. Ed è così tutti i giorni. Tutto il giorno. Sempre.
L'unica mia ancora di salvezza sembrano sempre più gli amici. Eppure anche in mezzo a loro non faccio altro che sentirmi sempre più sola. C'è chi è sposato, chi ha figli, chi è fidanzato.
Poi ci sono io. Sola. Sempre sola.
Le amiche di sempre da quando hanno il ragazzo si sono dimenticate di quando non lo avevano loro e io invece si. Non si lascia solo nessuno, era la mia teoria. Avere un ragazzo non dovrebbe impedire a chi si consce da tutta una vita di continuare a coltivare un'amicizia, giusto? Eppure, sembra che chi fino a ieri credevo come una sorella, oggi abbia la necessità di starmi lontana come la peste, perché in fondo non ci si può sempre portare dietro l'amica sfigata.
E la mia compagnia? Non mi ha mai fatto pesare il fatto di essere l'unica ragazza ed essere la più piccola tra di loro. Ma il problema è questo.
Io non sono felice.
La solitudine che sento dentro mi schiaccia come un macigno a terra lasciandomi senza respiro o speranza di ripresa.
Tutti in questo periodo mi dicono che non sono l'unica, che è una situazione che tanti ragazzi stanno vivendo, ma per quanto ancora posso giustificare la mia triste esistenza? Ci sono dei giorni che vorrei vivere in una bolla di sapone e tenere tutti lontani il più possibile. Me ne starei a vegetare in camera mia nel letto invece di forzarmi a uscire. Ovunque vada, riesco solo a sentirmi di troppo e fuori luogo.
La gente attorno a me sembra essere sempre così felice e io invece non faccio altro che deprimermi. Sono arrivata persino a odiare chi mi sta accanto, con i loro stupidi problemi. Tutti che vengono sempre da me a piangere. Ci fosse mai qualcuno pronto a chiedermi se c'è qualcosa che non va! E quando trovo quel qualcuno, mi scoppia a ridere in faccia dicendo che sono problemi da nulla o che tutto prima o poi si sistemerà, di smettere di lamentarmi del vento, che tanto prima o poi smetterà di soffiare.
Alle cose più serie, si aggiungono poi quelle più futili, che in un momento simile della mia vita raggiungono dimensioni incontrollabili.
Tom è uno di quelli.
Quando Brian me lo aveva presentato mi aveva messa in guardia su che soggetto fosse. Proprio per questo l'ho tenuto a distanza di sicurezza per molte settimane, ma ogni volta che sembrava fossi riuscita a togliermelo dalla testa, lui tornava con qualche messaggio stupido per farmi rientrare nella più totale illusione. Questo continuo tira e molla tra di noi non ha aiutato molto la mia autostima. Un giorno mi descrive come la donna della sua vita, un altro sparisce per settimane senza dare notizie. Probabilmente, come sempre, non sono all'altezza e la cosa ormai comincia a fare parte di me stessa.
In tutto quello che faccio, vivo questa totale e completa sensazione di inadeguatezza. Quando una settimana fa finalmente siamo usciti io e lui insieme da soli ed è "successo", finalmente mi ero sentita sull'orlo di un qualcosa di nuovo. Una sensazione che da tempo non provavo. Per una volta, per un solo istante mi ero illusa di poter essere il primo pensiero al mattino e l'ultimo alla sera di qualcuno, nonostante le mie lentiggini e i miei capelli color rame. E invece nulla. Dopo quella sera, nessuno segnale di vita: non una chiamata, non un messaggio. Solo un "Te lo avevo detto" scritto per messaggio da Brian quando gli avevo chiesto se sapeva qualcosa.

È notte fonda e visto che non riesco a dormire mi sono infilata in doccia con la speranza di riuscire a calmare i pensieri. Un tempo aiutava. Invece ora sono seduta per terra sotto il getto d'acqua bollente con le ginocchia al petto e la testa nascosta tra le mie braccia. Non ne riesco a venire fuori. Per tempo, molto tempo ho pensato che il tutto si riduceva a un circolo vizioso: se una cosa andava male, anche le altre di conseguenza lo avrebbero fatto, ma se una, una sola piccolissima cosa per una volta avrebbe preso il giusto corso, forse la ruota lentamente avrebbe cominciato a girare per il verso giusto. Ora non la riesco più a vedere neanche così.
Mi pettino distratta i capelli mentre fisso i miei occhi verdi infossati nelle occhiaie allo specchio. Sono solo il fantasma della ragazza piena di energie che uscita dall'università credeva di poter cambiare il mondo. La cosa ridicola è che ci avevo davvero creduto prima di farmi assalire dalla dura verità di un'esistenza che non ho chiesto io di vivere.
Mi infilo un paio di jeans e la mia maglietta dell'Hard Rock nera preferita, prendo l'Ipod, le chiavi di casa e lentamente mi dileguo fuori dal cancello.
Comincio a camminare senza meta, facendomi cullare dal suono della musica. Non penso neanche a quello che domani mia madre potrebbe dirmi quando scoprirà che non ero in casa questa notte. Quanto meno, aver lasciato il cellulare di proposito sul comodino oltre a farla forse preoccupare le farà capire che per qualche minuto non ho voglia di sentirla urlare inutilmente. Sono settimane che faccio la vagabonda per casa perché non dormo la notte, non si è mai alzata per chiedermi se stessi bene o se avessi bisogno di qualcosa.
A volte mi sento come una di quelle vecchie bomboniere nascoste nel fondo di una credenza: inizialmente tutti ne sono estasiati e felici, non solo per l'oggetto in se, ma per il ricordo della bella giornata trascorsa, ancora di più se sono doni di persone alle quali si tiene particolarmente, poi d'un tratto, entrano a far parte dell'arredamento e cominciano a diventare scontate, fino a quando non si ricorda nemmeno a quale giorno esatto sono legate. La mia famiglia, le mia amiche, la mia compagnia, tutta la mia esistenza mi fa sentire così.
Malgrado le cuffie sento qualcuno ridere di gusto nei pressi della piazza. A quanto pare la festa di fidanzamento organizzata dai ragazzi per Brian non è ancora finita, e ora ubriachi scorrazzano per la piazza su una bicicletta che sicuramente avranno rubato da qualche parte.
"Kathrin è qui!!!" urla Matt correndomi incontro.
"Sapevo che saresti venuta alla festa, e ti dico anche un segreto. Dovrebbe arrivare Tom tra poco! È stato via per lavoro fino ad oggi, forse a quest'ora sarà atterrato e ci starà già raggiungendo!" mi dice tutto felice con il fiato che puzza di alcool.
"Santo cielo, quanto avete bevuto?" chiedo facendo un passo indietro per quanto puzza.
"Solo un pochino!!" mi dice Brian finendo l'ultima goccia di vino nella bottiglia.
"Siete matti! Appena mettete piede in casa vi cacciano a pedate le vostre donne!" dico ridendo.
"No!! Tu ci terrai il gioco vero? Abbiamo detto che c'eri anche tu ed erano più tranquille! Dai, su... Arriva anche Tom tra poco, dovrebbe atterrare tra pochi minuti! L'aeroporto dista da qui meno di mezz'ora!" mi ripete Brian facendomi finti occhi dolci.
"Sì certo, e lui non aspetta altro che vedere me" dico ridendo.
"Beh, cosa ne sai? Il suo cellulare non funzionava oltre oceano e magari non aveva connessione!" mi dice fingendosi saccente.
"Non sapevo che lo avessero mandato nel triangolo delle Bermude a lavorare" dico con un finto sorriso.
"Dove vai? Stai qui con noi!!!" mi urlano in coro.
"Mi vado a mettere in un punto da dove posso tenervi d'occhio che è meglio" dico dandogli le spalle e dirigendomi verso la scalinata che porta alla terrazza.
Salgo in cima con la musica ad alto volume nelle orecchie e resto immobile a guardarli.
Sembrano dei bambini: corrono in tondo per la fontana e non fanno altro che schizzarsi come se avessero due anni. Saltano, si rincorrono con la bicicletta, con dei sassi giocano a bowling con le bottiglie vuote. Qualcuno si salta in spalla, qualcun altro, sfinito, si sdraia a terra. C'è chi nuota nella fontana.
Seduta sul bordo della terrazza li guardo e non posso fare altro che sorridere loro mentre continuano a farmi linguacce. Quando vedono che non reagisco, cominciano a sbracciarsi per attirare la mia attenzione. Sembra che mi stiano salutando.

È solo questione di attimi.
Gli sorrido di nuovo e poi mi lascio andare...

Qualcuno urla.
E poi il nulla.
Solo un cellulare che suona.

Maybe you was right
Didn't want a fight
I should have known
Couldn't see the signs
Couldn't run a lie
I should have known

(I should have known – Foo Fighters)

BISBIGLIANDO - Sussurri di MezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora