Dimenticare

12 3 0
                                    

Cammino lungo il corridoio che mi conduce all'aereo con la musica nelle orecchie, cercando di non pensare all'ultima volta che ho messo piede su questa moquette, cercando di non ricordare da cosa stessi scappando o da chi. Non so se sia stata una buona idea tornare indietro anche solo per un giorno, ma il mio piccolo Brian non c'entra proprio nulla con quello che è successo anni fa e in fondo Kevin quando mi fece fare da madrina al battesimo del piccolo sapeva benissimo che qualsiasi cosa sarebbe successa nella mia vita o nella sua, di quel piccino dagli occhi color smeraldo me ne sarei sempre occupata e non lo avrei mai abbandonato.
Oggi è un data importante: cinque anni non si compiono tutti i giorni. Solitamente in questo periodo Kevin e Sara sono in vacanza da qualche parte per il mondo e li raggiungo facendo una delle mie solite improvvisate per festeggiare con loro il compleanno del mio figlioccio, ma quest'anno le cose sono un po' diverse, Sara è incinta di sette mesi e non è poi così prudente fare viaggi in questo periodo per lei.
Un altro lampo illumina quasi a giorno il corridoio di vetri che sto attraversando, il temporale si sta trasformando in una tempesta, spero che ci facciano imbarcare ugualmente, siamo già in ritardo di due ore.
Distratta, mi giro a guardare il corridoio d'arrivo dall'altro lato del vetro e mi rendo conto di come sia volata la giornata. Questa mattina camminavo impaziente perché volevo essere il primo viso che Brian vedesse al suo risveglio e ora eccomi dall'altro lato della vetrata pronta a risalire di nuovo su un aereo per tornare dall'altro lato del mondo.
Ma non mi pesa minimamente.
Quando ho svegliato Brian questa mattina, ci ha messo un attimo a capire chi fossi. Mi vede di persona solo una volta all'anno, per il resto mi vede una volta a settimana via web-cam o in fotografia, quando gli mando qualche regalo durante l'anno. Kevin dice che sono l'unica donna al mondo che è in grado di viziare un bambino abitando dall'altra parte del globo. Io dico che se abitassimo vicini come un tempo spenderei ogni centesimo per lui.
Mentre, disattenta guardo il volto dei passanti, scorgo due occhi azzurri che mi fissano al di là del vetro. Tutti si stanno muovendo in direzione dell'uscita tranne la mia fila che non riesce ad arrivare all'imbarco e quegli occhi sgranati che mi fissano. Non riesco a scorgere un viso però, troppa gente che cammina o corre. Mentre mi avvicino al vetro continuando a fissarlo, mi tolgo le cuffie, non so perché, è come se cercassi di sentire la voce di quella persona in quel frastuono. Poi, davanti al vetro, resto immobile nel momento in cui il suo viso si fa strada tra un uomo d'affari con valigetta e capelli brizzolati e una donna con una bambina attaccata alle ginocchia impaurita per l'ennesimo tuono.
Sono talmente vicino al vetro che a ogni mio respiro si appanna.
Erano cinque anni che non vedevo Nick, cinque lunghissimi anni. E non sono decisamente pronta alle conseguenze di questo istante.
Avevo organizzato il tutto con la certezza di non doverlo incontrare, avevo calcolato tutto nel dettaglio. Conosco Kevin, sapevo che lo avrebbe chiamato per dirgli che ero ricomparsa, ma era anche troppo lontano per tornare indietro per tempo. Ecco perché non mi sono fermata un giorno di più, lui sarebbe tornato a casa con il primo volo. Ci sono voluti anni per dimenticare l'accaduto, sapevo che un suo solo sguardo mi avrebbe potuta rovinare.
Restiamo immobili a guardarci, nessuno dei due parla o distoglie lo sguardo. Ho l'impressione che l'intero universo stia girando sempre più velocemente introno a me, come una di quelle giostre che da bambina ti piacciono tanto. Solo che questa volta non ho comprato il biglietto, sono rimasta a terra.
Apro la borsa e cerco il mio I-Phone senza distogliere lo sguardo. Non mi stupisco del fatto che ancora ricordo il suo numero dopo tutti questi anni. Quando partii mi lasciai indietro tutto, cambiai numero di telefono, disattivai le vecchie mail, cambiai i miei numeri d'urgenza. Quando telefonavo a Kevin lo facevo con un numero anonimo perché sapevo che prima o poi avrebbe ceduto e gli avrebbe dato un modo per contattarmi. Ho sempre calcolato tutto nei particolari, tranne il tempo...
"Ciao..." mi sussurra.
"Ciao..." dico sorridendo.
"Sei cambiata, ti ho visto su alcune fotografie con Brian, ma sei..."
"Cresciuta? Non sono più una ragazzina Nicky" gli dico sorridendo.
"Sono anni che qualcuno non mi chiama Nicky" mi dice con uno dei sorrisi più dolci che abbia mai visto.
"Non farlo" gli dico seria.
"Cosa?" mi chiede avvicinandosi ancora di più al vetro.
"Questo, non cercare di... Non mi guardare così" dico facendo un mezzo passo indietro.
"E come dovrei guardarti, non ti vedo da cinque anni. Ti ho lasciato che eri una ragazzina e ora ho di fronte a me una donna, un angelo, il mio angelo" mi dice sorridendo.
"Non sono più tua da tempo, ho smesso di essere un angelo e non mi hai lasciata... mi hai costretta ad andarmene" dico cominciando a riacquistare lucidità. Dietro di me la fila comincia a muoversi, hanno cominciato l'imbarco e nei suoi occhi intravedo un'ombra di panico.
"Ti prego, ti prego resta!" mi dice disperato mettendo una mano sul vetro.
"Non posso, io devo... devo andare. Per favore non rendere le cose difficili" gli rispondo sentendo gli occhi che si riempiono di lacrime.
"Ti supplico, prendi il volo dopo, compro un biglietto qualsiasi passo al di là del check-in e parliamo un poco, lascia che ti spieghi, lascia che..."
"Non c'è nulla da spiegare Nicky, non più ormai..." le hostess stanno annunciando l'imbarco del mio volo.
"Parigi, vivi a Parigi adesso? Dove? Ti prego dimmi qualcosa. Se vuoi mi metto anche in ginocchio ma ti supplico resta" prova di nuovo.
Quanto vorrei poter togliere questo vetro per un istante e poterlo sfiorare. Ho l'impressione di poter sentire ancora il profumo della sua pelle, di poter ancora sentire quanto soffici siano i suoi lunghi capelli biondi, di poter ancora sentire le sue mani strette alle mie.
Quanto vorrei poterlo ancora baciare per un'ultima volta.
"Addio Nicky" gli sussurro in un singhiozzo, riattaccando il telefono. Per un attimo resto a fissarlo mentre lui tiene ancora il cellulare vicino all'orecchio. Metto una mano sulla sua e malgrado il vetro che ci separa ho l'impressione di poter sentire il suo calore. Sento le lacrime riempirmi gli occhi ma non faccio nulla per fermarle, tanto so che è inutile. Resto a guardarlo ancora un attimo, tiro un profondo respiro e dopo avergli fatto un piccolo sorriso mi giro e mi dirigo verso il portellone del mio aereo. Lo sento battere i pugni contro il vetro e urlare qualcosa, ma i rumori del temporale coprono qualsiasi parola esca dalla sua bocca. Mentre le lacrime mi rigano il viso senza controllo, salgo sull'aereo senza voltarmi perché so già che un altro sguardo potrebbe farmi cambiare idea immediatamente.

BISBIGLIANDO - Sussurri di MezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora