Seconda stella a destra....

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Mi ricordo quando lo vidi la prima volta. Era l'inverno più freddo che avessi vissuto da quando mi trasferii a Londra. Come al mio solito ero in ritardo per il mio turno al museo delle stranezze di Ripleys a Piccadilly Circus. L'unico lavoro che fui in grado di trovare all'epoca fu quella di cassiera presso il museo.
Jared era seduto con le gambe incrociate, con la sua bella chitarra nera nell'angolo adibito ai "cantanti di strada" e sussurrava una melodia simile a una ninna nanna. Ricordo che mentre ero sulle scale mobili che mi avrebbero portato all'uscita lo fissavo, c'era qualcosa in quella melodia che mi stava incantando, un po' come il pifferaio magico con i suoi bambini. Guardandomi attorno, mi resi conto che non ero l'unica rapita da quel suono.
Improvvisamente, alzò lo sguardo su di me e fissandomi negli occhi con un piccolo sorriso, mi rubò l'anima.
Mi giro nel letto per spegnere la radio che tutte le mattine mi sveglia e trovo Artemis appollaiato sul comodino che mi osserva con i suoi profondi occhi grigi. Ha volte ho l'impressione che quel gatto più che farmi compagnia mi sia stato regalato da Jared per spiarmi.
"Beh, che c'è? Vuoi venire anche tu questa sera? Mi sa che non ci vado nemmeno io" gli chiedo strofinandomi gli occhi. Non ho quasi dormito, mi sono girata nel letto tutta notte chiedendomi se sto facendo la cosa giusta. Ho bisogno di un caffè, una doccia fredda per svegliarmi e decisamente un trapianto di cervello. Ma che diavolo mi è venuto in mente mi chiedo.

Maledetta lavastoviglie che per l'ennesima volta si è rotta. Non riesco neanche ad aprire lo sportello e la mia caffettiera è dentro al calduccio mentre io impazzisco per un'endovena di caffeina. Quanti ricordi però sono legati a questo ferro vecchio, forse è per quello che non l'ho mai cambiato. Mi ricordo che andai a comprarla con il mio primo stipendio serio, o meglio, in realtà con il nostro primo stipendio serio. Gli occhi blu di Jared mi ipnotizzarono a tal punto in quel nostro primo incontro che la sera, uscita dal lavoro, mi fermavo a fare quattro chiacchiere, che poi diventarono un appuntamento giornaliero fino al momento in cui venne a vivere a casa con me e le mie coinquiline. Dopo aver trovato entrambi un lavoro, mettemmo da parte abbastanza soldi per andarcene a vivere in un appartamento da soli.
Mi trascino svogliata in camera a cercare una tuta da indossare per poter uscire alla ricerca di Starbucks. Odio il caffè che fanno in quel posto, ma il latte al caramello è imbattibile. Le giornate che Jared ne combinava una delle sue, arrivava a casa con un bicchiere di nettare bianco pronto a farsi perdonare.
Il giorno che arrivò con latte e muffin con pezzi di cioccolato capii che stava per chiedermi perdono per una cosa più grande di lui. O almeno ci provò.

Con la mia tazza bollente e una fetta di Cheese-cake mi siedo sulla poltroncina che da sulla strada. La cattedrale di St Paul è magnifica quando i raggi del sole la accarezzando, sembra illuminata da un'aurea divina.
Il giornale sul tavolino davanti a me porta in prima pagina il concerto di questa sera. Lo fisso un attimo prima di sprofondare nuovamente tra i soffici cuscini e rinunciando a leggere il quotidiano. Una coppia di ragazzi in un angolo attira la mia attenzione: ridono rilassati, tirandosi pizzicotti e scambiandosi dolci effusioni.
La sera, quando rientravamo tardi dal lavoro o dopo un'uscita, spesso facevamo tappa qui e seduti a quello stesso tavolino rimanevamo fino alla chiusura a parlare del nulla.
Senza accorgermene sorrido ancora al ricordo.
Non ho voglia di andare a casa, sono solo le dieci del mattino e so già che occupare la giornata sarà davvero una cosa difficile. Il problema di tutto questo sono i ricordi. Non c'è un angolo della città che non mi ricordi i tempi passati insieme e oggi più che mai tutto mi ricorda lui. Non avrei mai creduto di poter cominciare a odiare Londra.
Camden è la soluzione ai miei problemi. Salgo in metropolitana e mi dirigo verso uno dei miei posti preferiti. Quello che ho sempre amato di questa città e ancora di più di quella zona, è il fatto che le persone non hanno paura di mostrare quello che sono realmente, quale che sia il loro orientamento sessuale, religioso o molto più semplicemente quale che sia il loro essere. Indosso un paio di pantaloni della tuta grigi più grandi di due taglie con una maglietta da bambino di Star Wars. È la mia maglietta preferita, questo vuol dire che non è esattamente nuova, qualche buco la rende ancora più affascinante. Tra i capelli una bandana bianca indossata come una fascia fa da padrone tra i miei boccoli ribelli che hanno deciso di farmi assomigliare al leone di Narnia.
Il cellulare non la smette di suonare, anche se il numero è anonimo, so da chi proviene la chiamata.
Mentre giro tra le bancarelle del mercato, vengo nuovamente assalita dai ricordi.

BISBIGLIANDO - Sussurri di MezzanotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora