Verso l'ora dell'aperitivo di quella stessa giornata, il detective Ashton M. Fell arrivò alla conclusione di dover andare a fare visita al giovane William Rosebert. Era stato già interrogato dalla polizia poco dopo la consueta ora di pranzo ma Ashton sentiva che il ragazzo non era stato del tutto sincero. Capiva bene che poteva non essere piacevole subire un interrogatorio con poliziotti dai modi a dir poco burberi perciò prese il cappotto, il cappello e si infilò nel taxi che lo stava aspettando davanti casa.
Questa volta si era premurato di prendere anche il portafogli, in modo da non dover arrivare in ritardo anche per la cena.
William Rosebert era il figlio di una famiglia rinomata di aristocratici ma il loro patrimonio era ormai in rovina da anni, avevano perso la miniera e, qualche anno dopo, anche la fabbrica di scarpe. Erano rimasti tra i loro possedimenti solo un piccolo negozio d'abbigliamento e la villa in cui abitavano, villa che si trovava proprio a trecento metri da casa Sanders.
Il detective Fell si prese qualche momento, una volta pagato e sceso dall'auto, per studiare la strada. Il sole stava tramontando in fretta e non c'erano molti lampioni tra una villa e l'altra...
Ashton prese il fedele taccuino e annotò anche quel dettaglio.
Non fece in tempo poi ad avvicinarsi al campanello della porta che qualcuno la spalancò con vigore.
Davanti a lui si pose un uomo alto, barbuto e ingrigito dagli anni. Aveva l'aria di un lupo stanco e affamato.
-Il mio ragazzo è innocente! Voi e i vostri galoppini potete andarvene tutti a...- iniziò a dire lo sconosciuto, con una certa enfasi, ma proprio in quel momento un ragazzo alto quanto quel signore, ma molto più giovane e bello, si avvicinò e sorrise gentilmente.
-Abbia pazienza con nostro nonno! E' un po'... Siamo tutti un po' scossi.- Mormorò e portò via l'anziano Rosebert. Un istante dopo si presentò davanti al detective un altro ragazzo. Aveva i tratti leggermente più maturi del primo giovanotto ma non poteva avere più di venticinque anni.
Ashton si accorse che, sotto la luce del crepuscolo, i capelli dorati del ragazzo sembravano brillare tanto erano di una calda tonalità color miele.
Si abbinavano bene ai due vispi occhi color smeraldo che ora lo studiavano con timore.
C'era qualcosa che non andava.
-Salve, detective Fell, vero? Sono William Rosebert.- si presentò finalmente, tendendo la mano ad Ashton. Stringendola, il detective si accorse di quanta forza possedesse un ragazzo così slanciato.
-Mio nonno è malato, non sa più distinguere la realtà... Quello invece era mio fratello Frederick! Prego, si accomodi! Ho già detto tutto in commissariato ma... Sono pronto a rispondere alle sue domande.- Assicurò, in tono calmo.
Il detective Fell sapeva per esperienza che troppa calma in certe situazioni era un sintomo di una profonda agitazione interiore.
I due si accomodarono in un grazioso salottino arredato con le rimanenze della Belle Epoque. Anni prima quel posto doveva essere stato un vero spettacolo per gli occhi.
Le poltroncine su cui erano seduti profumavano vagamente di rose, era lo stesso leggero sentore che Ashton aveva percepito anche su William.
-Allora, signor Rosebert...- iniziò Fell, estraendo nuovamente il taccuino.
-La prego, mi chiami Will.- lo interruppe il ragazzo.
Ashton gli sorrise, rassicurante, ed annuì appena.
- Will... Sappiamo che lei era alla festa del signor Sanders, ieri sera... Ma le sue tracce si perdono tra le ventitré e le ventiquattro e trenta. Alcuni ospiti hanno detto di averla vista sparire al piano superiore con una bottiglia di vino ma senza alcuna accompagnatrice...- la voce del detective non era né accusatoria né tanto meno indagatrice: stava semplicemente riportando quello che altre persone avevano raccontato.
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Los Angeles in Noir
Short StoryIl detective Ashton M. Fell era in procinto di versarsi una buona tazza di tè (non c'era niente di meglio per accompagnare salsicce, uova strapazzate e funghi trifolati) quando il campanello suonò insistentemente per alcuni secondi. Ashton sospirò e...