Capitolo 5: Angeli, demoni e Chardonnay

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La macchina non si limitò a fermarsi in strada.

Entrò nel viale e arrivò quasi alla porta d'ingresso secondaria.

Per qualche istante il detective Fell pensò che Anthony fosse totalmente impazzito e volesse direttamente entrare in casa con la Bentley.

Avevano sterminato una ventina di begonie quando, per tagliare, Courtney era passato sulle aiuole.

Ma in quel momento le piante erano l'ultimo dei loro problemi.

Le auto della polizia erano ferme davanti all'ingresso principale, le avevano notate mentre sfrecciavano verso la porta di servizio, ma non c'era traccia degli uomini e nemmeno del commissario Marple.

Inoltre quella sensazione di pericolo imminente era aumentata a dismisura.

Ashton si scambiò uno sguardo con Anthony. La percepiva anche lui. Era scritto nella sua espressione e i suoi occhi... I suoi occhi!

Il detective non ne era certo ma sembravano... No, sicuramente la paura gli stava giocando brutti scherzi.

Entrarono velocemente in casa ma, appena dopo qualche passo, Ashton si ritrovò strattonato all'indietro. Tentò di divincolarsi e chiamò Courteny per chiedere aiuto. Le mani ora lo stavano stringendo per il collo e gli stavano mozzando il respiro.

Di Anthony non c'era più nemmeno l'ombra.

Un istante dopo però Ashton si ritrovò libero. Si chinò in avanti e tossì un po', paonazzo in viso. Fece dei profondi respiri per riprendere fiato, in affanno, e poi si voltò e vide Courtney, che brandiva ancora un candelabro, e uno dei poliziotti, ormai steso a terra. Notò un luccichio cremisi ma non volle indagare. Stava per venire ucciso, Anthony aveva agito per salvarlo, fine della storia.

Ma com'era possibile che qualcuno della polizia avesse aggredito lui? Anche se non l'avesse riconosciuto, anche un principiante sapeva che non era di certo quello il modus operandi della polizia. Ad infittire ancor più il mistero, ci fu un evento singolare: una nuvoletta color porpora uscì dalla bocca del poliziotto e scomparve giù per le scale che portavano alla cantina. Entrambi i presenti si guardarono e poi, all'unisono, si avviarono in fretta giù per le scale, Fell impugnando la propria pistola (che aveva recuperato in commissariato), Crowley un soprammobile a forma di... Era un elefante...? E quando l'aveva preso? Che fine aveva... Oh, giusto. Il candelabro era insanguinato...

Ashton non ebbe nè tempo nè modo di rifletterci ancora su.

Davanti a loro, in un pentacolo disegnato in terra con del sale dallo strano colorito rosa, si ergeva un mostro dalla pelle rossa e dalle lunghe corna bianche attorcigliate. Stesi a pochi passi, forse privi di vita, c'erano i dipendenti del signor Sanders e gli uomini della polizia. Avevano un colorito violaceo e le labbra sembravano dipinte per quanto fossero di un color ciliegia acceso.

-Perchè invocano sempre i peggiori con cui chiacchierare..??- si lamentò Courtney, che non sembrava essere particolarmente sconvolto, al contrario di Fell che, in un momento di assoluto terrore, sparò un paio di colpi verso la creatura, la quale si voltò e ruggì.

Una nube cremisi si propagò nell'aria e andò in direzione di Ashton, il quale fece un'espressione perplessa quasi quanto quella della bestia.

Non riusciva a capacitarsi del perchè i suoi poteri avessero smesso di funzionare.

-Ma che bella idea, davvero!- borbottò Anthony, lasciando cadere il soprammobile a terra e spostando quindi l'attenzione su di sè.

-Senti, amico, sai che è illegale comparire in un pentacolo disegnato male... Guarda qua! Questa la chiami punta?? E quella linea tutta tremolante! Cioè, dai! Ci siamo abbassati a così tanto? La prossima volta comparirai anche quando un bambino disegnerà una stellina??-

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