𝐋𝐨 𝐬𝐩𝐚𝐫𝐨

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Iren giunse al villaggio.
La gente era più ansiosa che mai. Si chiese il perché.
Tornata a casa, i suoi genitori discutevano di un certo pericolo, però abbattuto, nella foresta.
Iren dopo un po' lo collegò all'accaduto nella foresta.
Continuò ad ascoltare dietro la porta e le giunse all'orecchio la parola Indiano.
Un-indiano-era-stato-ferito-da-un-fucile-nella-foresta.
Non era morto, ma ferito vicino a una spalla.
L'indiano era disarmato, all'apparenza; colui che lo ha sparato pensava lo stesse attaccando.
Iren era allibita, stordita, sconvolta, disgustata.
"Come, uomini che vivono in armonia con gli abitanti del proprio villaggio, e con la natura circostante, possano mai attaccare un uomo che non gli aveva fatto un bel niente."pensava.

Iren corse nella foresta.
Corse.
Corse.
Fino al luogo dove è avvenuto lo sparo.
Là vide un uomo, appoggiato ad un albero, con una mano poggiata su una spalla; aveva il volto contratto e raggrinzito dal dolore.
Iren accorse verso l'uomo per aiutarlo.
Non sapeva bene che fare, ma qualcosa in mente le sarebbe venuto.
L'uomo appena la vide si mise in guardia, Iren esitò, ma si avvicinò lentamente dicendogli che voleva aiutarlo, ma l'uomo capì a stento quel che diceva perché non parlava bene la sua lingua.
Quando gli fu vicino si abbassò in modo da osservare la ferita.
Si ricordò di aver letto un libro che diceva cosa fare in caso di dover soccorrere un uomo ferito da uno sparo.
Quello era un libro per medici.
Iren lo aveva letto per arricchire le sue conoscenze sulla medicina perché il suo più grande sogno era diventare un dottore, anche se era molto difficile per una donna diventarlo.
Il libro diceva che in un primo momento bisognava fasciare ben stretta la ferita, nell'attesa di portare l'uomo da un medico.
Ma siccome nelle vicinanze non c'erano medici, e anche se ci fossero stati non l'avrebbero soccorso, lei lo condusse verso il suo villaggio, che sapeva benissimo dov'era.
Arrivati, il villaggio fu stupito e, a guardare la faccia dell'uomo ferito anche lui lo era.
Gli abitanti gli andarono incontro.
Lo fecero sedere, gli sfasciarono la ferita e molto inaspettatamente per Iren, gli misero del miele sulla ferita, che a quanto pare serviva per disinfettarla.
Poi presero un piccolo coltello cosparso di miele per estrarre il proiettile e infine ricucirono la ferita.
Iren era  entusiasta, non aveva mai visto cose del genere.
"Perché la medicina odierna non cura ferite, malattie, con metodi naturali ?" si chiedeva Iren. "Se la natura sa provvedere perché non sfruttarla in senso positivo, al posto di affaticarla, impoverirla per il nostro benessere secondario."

𝓓𝓾𝓮 𝓶𝓸𝓷𝓭𝓲 𝓲𝓷 𝓾𝓷𝓪 𝓼𝓽𝓸𝓻𝓲𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora