𝐔𝐧𝐚 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚 𝐢𝐧 𝐬𝐜𝐞𝐧𝐚?

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Il giorno successivo arrivò prima del previsto per Iren, la mattina andò a scuola e dopo tornò subito a casa.
Si fece pomeriggio, Nadie andò al fiume per incontrare Iren, ma non la trovò, ma pensò che aveva cose urgenti da fare. Passò una settimana e Nadie era sempre più scettica sul fatto che Iren sarebbe tornata. Pensava che l'avesse abbandonata senza neanche dirle il perché.
Ne passarono due, Nadie tornava sempre al punto d'incontro speranzosa di trovare la sua migliore amica lì, in carne d'ossa, che le andava incontro per abbracciarla, e non nei suoi sogni.
Ma dopo tanto tempo Nadie perse completamente le speranze.
Era giù di corda ogni volta che tornava al villaggio e i suoi genitori se ne accorsero, gli chiesero il perché. Nadie gli spiegò la situazione e a vedere le facce dei suoi genitori sembravano dire che erano delusi.
Pensavano che Iren fosse diversa dai suoi concittadini: più altruista, gentile e aperta alle nuove conoscenze con persone diverse da lei, anche se diverso non è sinonimo di inferiorità o di selvaggio.
"Forse quella di Iren era tutta una messa in scena, forse era complice degli abitanti del suo villaggio che lottavano affinché questi popoli così disgraziati venissero spazzati via, che non avessero la meglio." pensavano.

Iren nel frattempo ogni pomeriggio scoppiava a piangere non sapendo qual era la reazione della sua cara amica che molto probabilmente pensava che l'avesse abbandonata.
Si sentiva depressa, aveva sempre gli occhi rossi e gonfi.

Una mattina Iren si svegliò, la madre la chiamò per la colazione, andò a scuola, ma qualcosa di strano succedeva nei dintorni, Iren era curiosa ma andò dritto a scuola dato che non poteva fare altro. Però lungo il cammino intravide delle frecce schioccate sul terreno. Poi pensando, quella notte era stata un po' movimentata: sentiva rumori strani, tonfi, e gente che discuteva, quasi, gridava, correva...
Iren però era mezza addormentata e non captò proprio tutto.
Arrivò a scuola ma tutti erano un po' scombussolati a guardare le loro facce.
E' possibile che lei ogni volta era l'unica a non sapere gli accaduti del paese?
Chiese un po' ai suoi compagni e tra un' informazione e l'altra dedusse che c'era stato un attacco da parte degli indiani. Si chiedeva il perché, non riusciva a capire.
Tornata a casa, mentre stava per aprire la porta di casa, sentì i suoi genitori parlare di indiani e siccome a lei non era permesso sentire discussioni di determinati argomenti restò fuori ad ascoltare.
"E' stata colpa dei fratelli Wilde se quegli indiani ci hanno attaccato, non mia!" gridò il signor Tremblay a sua mogli.
"si ma tu hai sparato a uno di loro nella foresta" gli rispose Mary, la moglie.
Ad Iren il cuore le cadde a pezzi. I suoi pensieri erano devastati. Non se lo sarebbe mai aspettato. Da quant'è che suo padre andava nella foresta con un fucile?
"Pensavo mi stesse attaccando" continuò Harry, il padre, mentre Iren non sentiva altro che il suo cuore battere forte in petto. "ma stanotte non sono stato mica io ad inoltrarmi nel loro villaggio e a minacciarli con dei fucili! Sono stati quei due buoni a nulla a far traboccare la goccia dal vaso, Mary!"
Ci fu un silenzio insopportabile. I signori Tremblay respirarono profondamente e si abbracciarono. Iren scappò e corse nella foresta con il fiatone e il cuore che le batteva forte forte in petto.

Attraversò la foresta, giunse vicino al fiume, corse per un paio di metri e arrivò al villaggio indiano. Per prima vide Nadie che si girò frettolosamente e appena la vide scoppiò a piangere, insieme a lei anche Iren. Si abbracciarono come non avevano mai fatto prima d'ora.
Si strinsero, forte più che mai. Si lasciarono solo dopo un minuto e si asciugarono le lacrime.
A loro giunsero i genitori di Nadie stupiti e Iren scoppio di nuovo in lacrime.
- "perdonatemi, per favore, vi imploro." gli indiani non capivano di cosa stesse parlando. Si rivolse verso Shunka Wakan: "è stato mio padre a spararti alla spalla." poi si voltò verso l'intero villaggio:" vi prego perdonatemi, perdonatelo"
Shunka wakan gli porse una mano sopra la spalla e gli fece un cenno con la testa in modo da farle capire che aveva accettato le sue scuse.
Iren si rallegrò e lo abbracciò. Il capo Indiano sorpreso ricambiò l'abbraccio.

𝓓𝓾𝓮 𝓶𝓸𝓷𝓭𝓲 𝓲𝓷 𝓾𝓷𝓪 𝓼𝓽𝓸𝓻𝓲𝓪Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora