- Perché la cella non si è chiusa?! - esclamò Saray seduta sul letto.
- Credo di avere un'idea del perché. - mormorò Raquél.
Zulema rise e disse:
- Quell'ispettrice psicopatica deve volerti proprio male se ha convinto la direttrice a riaprire le celle durante la notte solo per te! -
- Cazzo! - esordì Saray - Io non ne voglio sapere niente ok? Io non centro nulla con voi! - aggiunse quasi piagnucolando e mettendosi a dormire.
- Beh, Profe. Buonanotte! - disse Zulema con tono sarcastico e mettendosi anch'essa a dormire.
Raquél non rispose e si sdraió a sua volta, controllando che le lame dei coltelli fossero a portata di mano. Sospirò. Sarebbe stata una lunga notte e per la prima volta da quando aveva messo piede in quel posto, ebbe paura. Ora non era più una gara a chi era più furbo. Era diventata una gara a chi era più figlio di puttana. E in quel carcere sapeva che c'erano persone molto più brave di lei. La minima distrazione avrebbe potuto costarle anche la vita.
Si fecero le 22, le 23... Mezzanotte. Ancora non aveva chiuso occhio, ma nulla era sembrato muoversi in corridoio.
Le 2, le 3. Ancora nulla. Nessun movimento. Quella sveglia forzata non era intenzionale, era come se il suo corpo sapesse che era necessario stare allerta perché il pericolo sarebbe potuto piombarle addosso da un momento all'altro. Ma ad un certo punto, il sonno arrivò comunque. Non era ancora l'alba quando si addormentó.
Fu bruscamente svegliata dalla voce di Saray che urlava e qualcuno che la tirava fuori dal letto a forza, trascinandola dal collo con uno spago. Fu scaraventata a terra ed in men che non si dica si ritrovò con qualcuno che le immobilizzva le mani e qualcun'altro che le premeva un ginocchio in pieno sterno. Faticava a respirare ed aveva battuto la testa. Cercò di guardarsi intorno e vide Zulema più o meno nelle sue stesse condizioni, costretta a terra da Rosa e premuta a forza contro il suo letto. Saray, invece, era minacciata al collo da un'enorme scheggia di vetro impugnata da una tipa che aveva visto solo di sfuggita nei giorni passati.
L'aggressione era stata così improvvisa che non aveva fatto in tempo a prendere le sue armi ed ora si trovava completamente disarmata ed alla mercé di quelle stronze. Zulema però poteva arrivarci. Cercò il suo sguardo per farle un segnale, ma un pugno le si abbatté violento in pieno viso.
- Adesso puoi fare poco per ribellarti, novellina. Allora, vuoi parlare, o vuoi che ti spacchi la faccia? - disse Julia, premendo più forte il ginocchio contro la sua gola, questa volta.
Raquél gemette di dolore, ma trovò la forza per sputarle. Così, Julia le sferró un altro pugno. Iniziò a sentire il sangue colarle dal naso ed il sapore del ferro in bocca. Guardò Zulema e vide che era immobile. Troppo immobile. Anche lei sanguinava dalla bocca, fissando il nulla.
- Immagino che vuoi che ti spacchi la faccia. Sai, ormai ho l'ergastolo e non mi importa se mi danno altri anni. Perciò, se non parli ci metto poco ad ucciderti. - disse, facendo un segno alla tipa che teneva d'occhio Saray. Si fece lanciare la scheggia di vetro e gliela appoggiò sulla mascella. Poi guardó attentamente Zulema e le spostò il vetro sullo zigomo sinistro.
Raquél temette per un momento che Julia avesse intenzione di cavarle un occhio ed iniziò a dimenarsi, ma la presa di Ángela era troppo stretta sui suoi polsi e non riusciva a muoversi.
- Ferma! O ti caveró un occhio! - esclamò Julia. Fu allora che Raquél capì quale era la sua vera intenzione.
- Ogni volta che ti guarderai allo specchio, ricorderai quanto sei stata stupida a fidarti di Zulema e non di me! - le disse ridendo maleficamente.
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A mi me van a recordar
FanfictionCrossover: Vis a Vis - la Casa di Carta. Lisbona non è riuscita ad entrare nella banca di Spagna. Alicia l'ha arrestata e l'ha fatta portare a Cruz del Norte, dove si è ritrovata ad essere compagna di cella di Zulema. Una Zulema segnata dal lutto p...