Avevano camminato per circa due ore, quando, finalmente, una jeep comparve in lontananza. Salirono a bordo del veicolo guidato da Bogotà e tra abbracci e convenevoli furono portati in un enorme spiazzo dove un jet privato li stava aspettando. Zulema soffriva enormemente per la ferita alla gamba, ma rimase in silenzio.
Il viaggio in aereo fu molto lungo.
Dopo quasi 10 ore di volo, Raquél si sedette di fianco a Zulema e le rivolse la parola per la prima volta dopo l'atterraggio nella foresta.- Come stai? -
Zulema si voltò a guardarla, con una strana luce negli occhi. La studiò per secondi interminabili, penetrandola con uno sguardo indecifrabile.
- Zoppa. - disse infine.
Raquél, stupida da quella risposta inattesa, non poté fare a meno di scoppiare a ridere. Zulema la squadró di nuovo, ma rise a sua volta. Per la prima volta, dopo settimane infernali, si sentivano leggere. Anche se gli occhi di Zulema tradivano una strana malinconia. Erano velati, privati di quella malizia che tanto caratterizzava il suo sguardo.
- Tra poco atterreremo, siamo diretti a Bogotá. - disse Raquél, cambiando discorso. - abbiamo vinto un bando su un vecchio manicomio in disuso, con il pretesto di farlo diventare un museo. Ovviamente non sarà altro che la nostra casa per le prossime settimane. -
- Settimane?! - esclamò incredula Zulema, come se quella proposta la disgustasse profondamente.
- Dove pensi di andare con quella gamba? E poi, la nostra faccia sta facendo il giro del mondo. Non è sicuro andarsene a spasso. -
Zulema si lasciò sfuggire una risata sarcastica e si mise a fissare fuori dal finestrino, senza rispondere.
- Qual'è il problema? -
Zulema tornó a fissarla intensamente. Poi le posó l'indice sulla fronte, spingendole la testa indietro con fare divertito.
- Sei tu il problema. Ancora non hai imparato niente, novellina. -
Raquél la fissò disorientata, ma in tutta risposta ottenne la vista della nuca di Zulema, che aveva ricominciato a guardare fuori dal finestrino.
Il jet iniziò a scendere in quota e Sergio fece la sua comparsa dalla cabina di pilotaggio.
- Mettetevi queste. - disse, porgendo alle due donne due enormi felpe nere.
- E io dovrei mettermi addosso questa merda? Sei serio, Professore? -
Sergio si aggiustó gli occhiali sul naso, fissandola, senza dire una parola. In tutta risposta, Zulema roteó gli occhi sbuffando.
- Cerca di non zoppicare troppo, potresti attirare l'attenzione. - aggiunse Sergio qualche minuto dopo, mettendo alla prova la sua pazienza. Zulema si immobilizzó, sgranando gli occhi ma continuando a fissare il vuoto davanti a sé, in silenzio. Ora capiva perché Sierra lo odiava tanto. Era veramente insopportabile. Un 'so tutto io', sfrontato ed infinitamente provocatorio con la sua aria da persona costantemente tranquilla e pacata. Non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto, ma, per fortuna, nessuno se ne accorse. Raquél aveva detto 'settimane', riferendosi al loro soggiorno a Bogotá. Lei, però, non aveva intenzione di rimanere settimane appresso a quella gente. Anche se, in effetti, non aveva nessun altro posto dove andare. Aveva perso tutti i suoi contatti all'esterno del carcere. Era sola, ma non era questo il vero problema;
Il vero problema erano i soldi. Non ne aveva più. Niente soldi, niente clandestinità.
Niente libertà.
Niente vita.Chiuse gli occhi per allontanare quei pensieri. Aveva in mente un piano, ma quello non era esattamente il momento opportuno per mettersi ad elaborarlo. Non era la benvenuta tra quelle persone ed aveva bisogno di tempo per far guarire la sua gamba, perciò, avrebbe dovuto impiegare ancora un po delle sue energie per farsi accogliere con un minimo di dignità.
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A mi me van a recordar
FanfictionCrossover: Vis a Vis - la Casa di Carta. Lisbona non è riuscita ad entrare nella banca di Spagna. Alicia l'ha arrestata e l'ha fatta portare a Cruz del Norte, dove si è ritrovata ad essere compagna di cella di Zulema. Una Zulema segnata dal lutto p...