«Per quanto ne sappia potresti avere i baffi sotto alla mascherina».«I baffi al massimo ce li avrai tu!» gli rispondo in maiuscolo e con tanti punti esclamativi. So già che adesso partirà con la solita ramanzina sulla punteggiatura e sull'ortografia e di come sia infastidito da un uso scorretto della scrittura, invece mi spiazza con due semplici parole.
Resto bloccata per qualche secondo a leggerle e rileggerle. Sono lì, bianco su nero e non so perché mi facciano paura.
Anzi, lo so bene perché mi spaventano.
«Cosa significa?» domando confusa, continuando a fissare quelle due paroline.
«Significa quel che hai capito, non c'è niente da spiegare, credo».
Per un attimo la chat resta ferma alla sua ultima frase, ma io la scorro in giù e continuo a guardare la sua richiesta.
«Non possiamo» scrivo secca.«Lo so. Non ho detto che devi farlo per forza, ho semplicemente espresso il mio desiderio».
«Resta il fatto che non puoi... non possiamo» ribadisco. «Meglio stroncare subito questa strana idea, prima che si radichi nei tuoi pensieri e non ci sia via d'uscita. Non voglio che tutto questo ci metta nei guai, non voglio che tu soffra più di quanto non lo stia già facendo».
«È già più che radicata nella mia testa. Ho persino aspettato prima di dirtelo, ma ho capito, Minha. Fingi che non ti abbia detto niente».
Ecco che arrivano i sensi di colpa... Sono stata troppo brusca? Troppo insensibile? Lui è sempre gentile con me, da quando lo conosco le mie giornate sono migliorate, mi sembra di avere finalmente un motivo per essere felice. Mi secca averlo trattato in modo così freddo.
«Dang... ascolta. Il fatto che sia proibito vedersi, non significa che io non lo voglia» chiarisco. «Devo ammettere che anch'io ci ho pensato qualche volta, ma... so che non posso vivere di illusioni. Non succederà mai».
«Sembri mia nonna» risponde sillabico. Posso percepire tutto il vuoto che lo divora dentro, forse perché è così che mi sento anch'io.
«Ti ripeto semplicemente quel che ci dicono i vecchi, quindi sì, sembro tua nonna. Hai altre soluzioni per non metterci nei guai?».
«Potremmo vederci di nascosto» leggo le sue parole e quasi non balzo dalla sedia.
«Era una domanda retorica! Non intendevo dire di trovare una soluzione, intendevo dire che non ce ne sono!».
«Quindi l'unica via d'uscita è la rassegnazione?».
«A questo punto... direi proprio di sì. Mi dispiace... siamo come topi in gabbia, capisci?»
«Fai come vuoi» e questa frase scritta riesco a percepirla non come un segno di rassegnazione, ma come se non gli importasse nulla della mia presa di posizione. Come se, nonostante quel che gli ho detto, lui agirà sempre e comunque di testa sua.
«Dang, non fare follie».
«Non dirmi cosa fare o non fare. Ti sei tirata indietro senza fare il minimo sforzo, perciò è chiaro che non ti importa niente di me, quindi a questo punto hai perso ogni diritto di interferire nella mia vita».
Sospiro forte e mi butto di schiena sul letto. I miei capelli si spargono disordinati sulla coperta, mentre sento un peso schiacciarmi il petto come un macigno.
«Non dovrebbe avere un cervello come segno di riconoscimento nella sua chat... Quello di cervello non ne ha proprio... anche se...» mi porto le mani a coprirmi il viso e cerco di scacciare via il desiderio che anche io ho di incontrare Dangmin.
Inizio a sbattere forte le gambe al materasso facendo un gran baccano e mi metto il cuscino sulla faccia, procurandomi l'affanno.
«Cosa faccio! Cosa faccio adesso?!» esclamo soffocata dalla fitta spugna.
La sveglia si mette a suonare vivacemente. È sempre troppo energica quella musichetta, mentre mi ricorda qualcosa che di felice non ha niente. Lancio il cuscino ai piedi del letto e guardo il mio braccio pieno di lividi. Sono pronta a farmi torturare nuovamente.
La dottoressa Choi è puntuale, meglio sbrigarsi. Do un colpo all'orologio canterino e mi infilo la giacca. Non fa freddo, fuori.
STAI LEGGENDO
Love is a virus
Mystery / ThrillerQuesto virus che vuol renderci asociali a tutti i costi, ci ha insegnato a parlare con gli occhi