Quando mia nonna entra correndo nella mia cella, devo zittirmi.Non avrebbe potuto sentire niente, a meno che non fosse stata dietro alla porta perciò, se dovesse rimproverarmi, significa che mi stava origliando per l'ennesima volta.
Non ha niente di meglio da fare nella sua insulsa vita?
Si ferma difatti con l'aria severa e con le mani sui fianchi, scruta ogni angolo dello spazio che mi appartiene, per capire cosa sia successo un attimo prima di invaderlo prepotentemente e poi punta il suo sguardo freddo dritto nel mio.
«Eri tu, vero?!» assottiglia la voce e mi pare una gallina che stridula perché qualcuno la sta strozzando.
«Cambierebbe qualcosa se ti dicessi di no?».
«Assolutamente! So che quella era la tua voce».
«Allora perché me lo chiedi?».
La vedo innervosirsi ancor di più e avvicinarsi a me per poi afferrare il mio collo con una mano. Resto fermo, glielo lascio fare, senza abbassare gli occhi, incollati ai suoi e restando impassibile.
«Ti rompo le corde vocali, stupida testa di fungo!» mi minaccia e intanto cerca, con quelle dita sottili e fragili, di sprofondare nella mia gola e intimorirmi in qualche modo.
Quante volte la vecchia mi ha chiamato così? Migliaia, da che ho ricordi, in definitiva.
«Perché hai scelto il fungo come simbolo di riconoscimento su write↭me?» mi aveva chiesto lei.
«Perché è così che mi chiamano i miei nonni».
«È carino come nomignolo!» e aveva messo alcune faccine sorridenti. Peccato che non sapeva che il tono con cui questo soprannome viene utilizzato, non è carino.
«Tu perché hai una farfalla blu?» me lo chiedevo fin dalla prima volta che c'eravamo scritti.
«Perché ha le ali e può andare ovunque, e di certo non deve vivere con tante restrizioni come noi».
«Le restrizioni sono per il nostro bene, no?».
«No, non credo. Il più delle volte servono a privarci di qualcosa che non ho ancora capito cosa sia. Se avessi le ali, fuggirei dalla C.A.S.A, anche solo per un giorno per vedere cosa c'è veramente là sopra, se è davvero un posto orribile come dicono».
«Quindi vorresti essere libera come una farfalla?».
«Certo, perché no?».«Beh, anche le farfalle non hanno sempre vita facile».
«Mmh... che vuoi dire?».
«Non hai mai visto nei documentari uno di quegli esserini che si posa su una foglia, magari in uno stagno, e una lunga lingua appiccicosa la cattura per poi infilarla in un solo colpo in larghe fauci non molto accoglienti?».
«Ahhh no! Che schifo! Ecco, come rovinare i miei sogni in un solo messaggio! Grazie, eh».
In quell'occasione avevo sorriso. Lo ricordo molto bene, forse perché erano anni che non lo facevo o forse perché, a parte la musica, non esisteva nient'altro che mi teneva in vita.
Subito dopo aver provato quella balenante sensazione di benessere, ero diventato serio. Non capivo il perché, ma avevo un crescente desiderio di proteggere quella ragazza.
«Fuori di qui potrebbero esserci grandi fauci affamate ad attenderti, pensaci».
«Se così dovesse essere... lo scoprirò. A mie spese, questo è certo, ma devo saperlo!».
Da quel giorno non ho più smesso di pensare alle sue parole, alla sua determinazione, al suo coraggio.
Una notte mi sono svegliato e mi ha preso la forte tentazione di fare un'assurdità. Le ho scritto il messaggio di fretta, prima che potessi cambiare idea.
Peccato che lei sia sparita.
Ogni volta che entro nell'app è offline e non ha nemmeno visualizzato l'ultimo messaggio che le ho lasciato.
Che illuso!
Afferro il polso della vecchia e glielo allontano in un solo colpo.
Tossisco un po', ma riprendo subito a respirare normalmente, mentre i miei occhi sono ancora incastrati nei suoi. Lei cerca di mantenere il controllo, anche se non si aspettava questa mia reazione.
«Smettila di cantare! Hai capito!?» urla ancora sperando di farmi sentire sopraffatto. Esce poi di fretta e si chiude dietro la porta in un gran tonfo.
Mi alzo e prendo lo zaino. Sta per iniziare un nuovo giorno scolastico e io non ho nessuna voglia di vivere.
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Love is a virus
Mystery / ThrillerQuesto virus che vuol renderci asociali a tutti i costi, ci ha insegnato a parlare con gli occhi