5 Maschere e bugie

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«Ormai dovreste essere esperti, arrivati a questo punto!» urla l'insegnante Kim

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«Ormai dovreste essere esperti, arrivati a questo punto!» urla l'insegnante Kim. «Così esperti da poter insegnare le leggi della C.A.S.A. persino ai bambini!» conclude, e il rimprovero riecheggia per tutta l'aula. 

Alzo la mano.

Lei mi guarda e poi fa roteare gli occhi con giusto un puntino di esasperazione. 

«Che c'è questa volta, Kang Minha?» trascina la voce stanca. 

«A quale bambini si riferisce, insegnante Kim?» sollevo le spalle, mi guardo intorno e poi puntualizzo: «Non si vedono bambini nella C.A.S.A.».

L'insegnante Kim si mette le mani sui fianchi, iniziando a camminare verso di me. Ha dei tacchi a spillo così sottili - che ogni volta mi fanno dubitare dell'esistenza della forza di gravità -, ma non fa alcun rumore quando li posa sul pavimento. Mai un barcollamento, mai indecisione nei movimenti del suo corpo leggero e sinuoso. Una piuma su due trampoli, insomma. Una piuma che volteggia e che non si schianta mai al suolo. Non che lo voglia, sia chiaro...

«Kang Minha!». 

«Sì, signorina Kim». 

«Per una volta potresti tenere i tuoi pensieri per te?».

«Ha fatto arrabbiare di nuovo la gatta...» sento bisbigliare nell'aula e mi mordo le labbra più per rimorso verso i miei compagni che per il timore della nostra professoressa. Per colpa mia adesso dobbiamo subirci - tutti - la sua ramanzina.

«Era un modo di dire, signorina» dice a denti stretti. Il viso è tirato, non so se per il nervoso o per i mille lifting a cui si è sottoposta. Probabilmente per entrambe le cose. «Cosa guardi?» si distrae per un attimo dal discorso introdotto dalla mia domanda. Si è accorta che sto fissando i dettagli - ricuciti ad opera d'arte, per dirla tutta - della sua faccia di plastica, quelli che spuntano dalla sua mascherina fucsia, sempre molto discreta.
Questo la fa indietreggiare di qualche passo, come se tutte le sue certezze si fossero sgretolate all'istante. Non mi importa della sua finta faccia, in realtà. Ognuno è libero di fare quel che vuole. È un altro tipo di maschera quella che non sopporto: le bugie.

«Nulla, insegnante Kim, mi piace molto la mascherina che indossa oggi» e dopo queste parole, la sua espressione muta notevolmente, spazzando via le nubi che le avevano oscurato il viso. Riassume il controllo e prosegue dritta senza perdersi in altri fronzoli. 

«Come ben sai» ricalca le prime parole del discorso che si accinge a iniziare «i bambini sono il futuro della nostra specie e quindi vanno protetti maggiormente. Non possiamo permetterci che gli accada qualcosa o che siano esposti a rischi e virus, questo lo sai, no?» ribadisce. Inizio a rosicchiarmi un'unghia. Alla mia destra vedo con la coda dell'occhio che Yoonkoo mi sta fissando. Sicuramente è preoccupata per me, visto che adesso sono delle grinfie della gatta, ma arrivati a questo punto, dovrebbe anche sapere che sono intoccabile, essendo nelle grazie del presidente della C.A.S.A..

«Lo so» rispondo solamente. 

«Ecco, allora limitati a fare il tuo compito di studentessa» si gira repentinamente, dandomi le spalle.

«E lei si limiti a fare esempi adeguati».

Si ferma, ma senza girarsi. Dopo un attimo di esitazione, ha deciso: anche oggi passerò il tempo riservato alle lezioni, dal mio amato presidente.

«Studente Park!» urla come se stesse chiamando un cadetto.

«Studente Park!» urla come se stesse chiamando un cadetto

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