«Hai delle foto da farmi vedere?» esclama la minuscola scienziata pazza senza nemmeno salutarmi.
«Oggi no!» le dico con un tono offeso mentre strappo via dalle sue grinfie il telefono che mi ha appena sottratto. Si immobilizza e finalmente mi guarda negli occhi, ha capito quanto io sia arrabbiata e corre subito ai ripari, accampando una delle sue insulse scuse.
«Non è colpa mia se non hai amici» mi prende in giro forse per mitigare la mia ira infuocata.
«Ecco, appunto! Non ne ho!» e faccio per andarmene. Mi tira per la borsa invece, strattonandomi all'indietro e impedendomi di fare un altro passo. «Ya! Molla la presa, brutta traditrice!» le urlo cercando di farle staccare la mano, e così inizia un inaspettato tiro alla fune che si conclude quando lei decide di lasciarmi andare. Barcollo un po' perdendo l'equilibrio, e mi schianto a terra, su quello schifo di erba.
«Anche oggi non c'eri alla mensa»
dico spezzettando tra le dita quei fili sintetici. «Lo sai che odio mangiare sola. Si può sapere cos'hai di così importante e urgente da fare, da lasciarmi in una immensa sala dove ci sono solo persone che mi odiano? Nessuno mangia con me, nessuno mi è amico!»«Hai me, però» e bastano quelle due paroline a farmi accelerare i battiti. Mi immobilizzo e poi sospiro. Non può pensarlo davvero. Sul serio... Yoonkoo non può provare quel sentimento che spinge a voler essere rassicuranti.
«Questa frase dove l'hai letta?».
«Che importanza ha?» fa spallucce con un sorriso spensierato. Scuoto la testa e la scrollo più volte. Impazzirò prima o poi. Mi rialzo e mi incammino poi verso il Centro d'Istruzione. Non ho voglia di guardare l'orologio, ma sarà sicuramente arrivata l'ora delle lezioni pomeridiane e l'insegnante Kim non accetta ritardatari.
«Ya» dice Yoonkoo in un piccolo, netto gemito. Mi sento riafferrare la borsa. Mi volto e so già quanto sia lungo e greve il mio muso. Lei solleva il dito indice e se lo porta sul petto. Tocca il suo cuore e poi pigia al centro del torace tre volte. Accenno a un "sì" con il capo. Quello è il nostro messaggio in codice per darci appuntamento nel bagno, l'unico posto della C.A.S.A. dove le telecamere non possono vederci e sentirci.
Ha finalmente deciso di rivelarmi a quale progetto segreto sta lavorando. Aveva fatto la stessa cosa quando si impegnava ogni giorno nella creazione di write↭me, ma sento che stavolta c'è qualcosa di ancor più grosso in ballo di un'app per messaggiare altri giovani.
Yoon sorride e io le porgo il telefono.
«Qualche foto l'ho fatta. Guarda qui» e mentre le si illuminano gli occhi di curiosità, si incanta sulle immagini che ho catturato direttamente dallo Studio Centrale.
«Wow, ma quanti libri ha il presidente Min?!».
«Te l'ho già detto: migliaia» e mi sento un po' ridicola per aver spalancato le braccia in modo infantile. Smorzo il guizzo di emozione che mi ha presa per un momento e me le lascio cadere sui fianchi, poi guardo il ditino tozzo di Yoon che scorre le foto della Terra. Si ferma su di un prato, vivido di colori. In contrasto alla distesa verde chiaro brillante, il cielo terso di un azzurro rilassante e un albero sullo sfondo che, rigoglioso, mostra i suoi fiori rosa.
«Dev'essere una sakura!» dice con gli occhietti vispi che come una pallina da flipper fa schizzare da una parte all'altra del paesaggio. Io sorrido amaramente spostando i miei sul suolo che calpesto. Erba di plastica. Non ha odore, non ha colori vivi. Solo un verde morto e scricchiolante a ogni passo. «Lo dico sempre io, i terrestri di sopra sanno come trattarsi bene!» conclude e mi restituisce il telefono. «Domani fanne altre, ok? Sei l'unica che ha accesso allo studio del presidente Min Taejoon. Ora andiamo o faremo tardi alle lezioni».
La vedo saltellare via, mentre si allontana su quella roba verde che noi terrestri di sotto chiamiamo erba. Spunta uno stupido fiore plastificato, tra quelle aride strisce verdi. Ho un brivido di disgusto.
Mi incammino seguendo Yoonkoo che nemmeno si accorge dei miei turbamenti.
Certo, come potrebbe?
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Love is a virus
Mystery / ThrillerQuesto virus che vuol renderci asociali a tutti i costi, ci ha insegnato a parlare con gli occhi