3. Mi fido di una sconosciuta

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Avete presente quella sensazione di leggerezza che vi colpisce quando non riuscite completamente a seguire un discorso?
Era proprio così che sentivo la mia testa in quel momento, ancora seduta di fronte a miss Circaetus e alle sue affermazioni.
-Si spieghi meglio per favore- dissi dopo almeno un minuto di completo silenzio, massaggiandomi ardentemente le tempie. Lei mi guardò con tutta calma ed annuì, accomodandosi meglio sulla sedia.
-Vedi, mia cara, il mondo che conosci tu è quello degli esseri umani. Ma, nella realtà, tu appartieni ad una specie a parte, denominata Speciale. Io ne faccio parte, così come tu e i tuoi genitori al loro tempo. Non ti sei mai chiesta da dove derivino i tuoi poteri?
Sebbene quel ragionamento non facesse una piega, rimasi ugualmente del tutto sconvolta: i miei poteri, dunque, erano tutto fuorché un miracolo.
Mi fissai le mani per un istante fugace, andando poi a guardare la donna di fronte a me.
-Dunque anche i miei genitori... Loro...- balbettai, e lei proseguì per me:-Erano come te. Ovviamente il tuo straordinario potere è frutto dell'unione di entrambi.
E detto ciò, sfilò dalla borsetta sul tavolo una fotografia che sembrava risalire almeno alla Grande Guerra. Stretti di fronte alla macchina fotografica, vi erano miss Circaetus e un gruppo di ragazzi e bambini. Ciascuno era stretto in abiti edoardiani, che mi ricordarono alcuni vecchi giornali della biblioteca.
-Eccoli: Anna Fitzgibbons e Thomas Hopkins.
Indicò una giovane ragazza e un ragazzo al suo fianco, entrambi intenti a sorridere amabilmente. Cercai di trattenere le lacrime e, passando un pollice sui loro volti, finii per sorridere. Mia madre e mio padre... Così giovani... Neppure nei miei sogni avrei pensato che fossero così. Lui con due grandi occhi curiosi, lei con un sorriso divertito dipinto in volto.
-Ophelia, non abbiamo molto tempo per parlarne, ma ti basti sapere che io mi sono presa cura di loro come potevo. Se verrai con me, non solo otterrai le tue risposte, ma potrai finalmente trovare un luogo di pace e di amore collettivo- continuò, indicando la fotografia.
-Loro sono ancora lì, gli altri ragazzi Speciali, e si trovano sotto la mia protezione.
Alzai lo sguardo e mi ritrovai di fronte i suoi occhi verdi e ampi, in attesa della mia decisione. Ero davvero disposta a lasciare tutto ciò che conoscevo per l'ignoto?
Non ero mai stata brava a decidere del mio destino. Ma in quel momento la necessità di sapere ebbe la meglio sulla paura; sarei andata con lei, mi fosse costata la vita.
-Quanto tempo abbiamo?- chiesi, alzandomi dalla sedia. Lei fece lo stesso e, dando un'occhiata veloce all'orologio, sospirò:-Otto ore per raggiungere l'Anello. Sono qui da un bel po', ma vorrei evitare di tramutarmi in una signora raggrinzita.
Non capii bene il suo discorso, ma sapevo che otto ore sarebbero state più che sufficienti per prepararmi.

Fu come se tutta la vita mi passasse davanti: le preghiere, i rituali mattutini, gli studi e poi i dubbi, migliaia di dubbi diversi che si infrangevano sulla porta d'ingresso della mia mente. Non ero di certo nelle condizioni per viaggiare, ma sentivo di non avere altra scelta.
-Ophelia!
Mentre sistemavo il borsone con i miei umili averi, dalla porta apparve il volto preoccupato di suor Simon. Si precipitò dinnanzi al mio letto e mi fermò saldamente.
-Stai riflettendo su tutto? Sei sicura che sia una buona idea?- domandò poi, il viso fattosi pallido. I suoi occhi guizzavano da una parte all'altra del letto, osservando poi il mio aspetto e la mia determinazione.
-Io... Sì, ho riflettuto. Miss Circaetus sa dei miei genitori e del perché io sia così. Non ho altra scelta.
Lei si rilassò leggermente e mi lanciò un sorriso forzato, per poi aiutarmi a fare la valigia. Dopodiché si tolse il crocifisso dal collo e, come se si trattasse di un'antica reliquia, me lo diede tra le mani.
-Tienilo, e Dio ti proteggerà ovunque andrai. Prega ogni tanto per noi, noi faremo lo stesso per te, bambina mia- sentenziò, prima che mi precipitassi tra le sue braccia. Dopo tutti quegli anni, dopo tutti i problemi che le avevo causato, sorrideva ancora e mi amava come fossi sua figlia. Non l'avrei mai ringraziata abbastanza per tutto questo.
Con gli occhi appena lucidi, la seguii fino al chiostro, i nostri passi che echeggiavano tra le mura antiche di quel luogo consacrato. Il crocifisso, ben nascosto sotto al mio vestito buono, sbatteva contro al mio petto con costanza, dandomi il ritmo della corsa. Poi, di fronte all'ingresso, stretta in un cappotto giallo, miss Circaetus attendeva che la seguissi all'esterno. Alcune suore si erano raggruppate per vedermi partire, curiose e meravigliate di fronte al miracolo. Mi fermai un momento a studiarle, una ad una, incontrando volti giovani e vecchi che mi avevano vista crescere.
-Io vi ringrazio, dal profondo del mio cuore- sospirai. Venni accolta da preghiere, da frasi come "Ci mancherai molto" e, dando un ultimo sguardo a suor Simon, sparii dietro il grande portone di legno, apparendo sulla strada trafficata della cittadina. Non mi ero aspettata che durasse così poco il mio addio. Avrei voluto metterci più tempo e salutare tutti: il giardiniere, la cuoca, alcune amiche e, per finire, suor Simon. Le avrei dovuto come minimo lasciare un ricordo, ma cos'avevo oltre ai miei abiti e alla mia pelle?
Non ci pensai, e seguii miss Circaetus lungo il marciapiede. Mi diede un'occhiata carica di compassione e di rispetto, mentre ci avviavamo verso la stazione dei treni.
-Dobbiamo andare ad ovest, verso le isole Aran. Ci vorrà un bel po' di strada, ma per la sera saremo là- sospirò. Annuii e la seguii all'interno del grande edificio, facendomi strada tra la gente a forza di spintoni. Minuta com'ero, rischiai più volte di perdere di vista miss Circaetus, ma riuscii a riprenderla per via del suo cappotto giallo. Era una fortuna che si fosse vestita a quel modo.
-Due biglietti per il prossimo treno diretto ad Ovest, buon uomo!- gridò, come se ci trovassimo ad un'asta. L'uomo alla cassa la squadrò un momento, dopodiché accettò i soldi e ci porse i biglietti. Raggiungemmo il binario nell'esatto momento in cui il treno fischiò. Non ero mai partita da quel posto, e l'idea di prendere per la prima volta un mezzo del genere si materializzò quando corremmo verso una qualsiasi delle porte aperte.
-Appena in tempo!- esclamò la donna. Ancora tremante e sudata per la corsa - non era il mio forte-, prendemmo posto con calma, io affacciata al finestrino e miss Circaetus seduta verso il corridoio della nostra piccola cabina. Strinsi la borsa che avevo con me e, quando il treno sobbalzò e partì, per poco non ebbi un colpo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 24, 2020 ⏰

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