Prologue

18 1 0
                                    

Un cestello se ne stava ai margini della scalinata tutto solo, come se fosse stato il vento stesso a condurlo fin lì, sospingendolo da molto lontano.
Suor Simon era abituata, ormai, a quelle visite nel cuore della notte: qualche poveretta, un padre ubriacone o perfino una prostituta, incapaci di badare a loro stessi, figurarsi ad un neonato, abbandonavano il loro marmocchio di fronte al portone della chiesa. Alcuni perivano per il gelo, i più fortunati venivano trovati da una qualunque delle suore del convento. Nessuno veniva riportato indietro.

Studiando la stoffa elaborata del nuovo "regalo", la donna sollevò il fagotto nel cestello e se lo portò dinnanzi agli occhi, curiosa di studiarlo. Non che fosse diverso dagli altri; i piccoli sono sempre tutti uguali, con facce rosse e mani microscopiche.
"Sei un machio o una femmina?" domandò la suora tra sé, quando un biglietto scivolò dal mezzo della coperta. Lei lo afferrò con fermezza e lo lesse alla fioca luce dei lampioni:

"Ophelia Hopkins. Genitori deceduti".

Un messaggio breve, ma che bastava a conferire alla piccola creatura lo status di orfana. Un'altra bocca da sfamare, in fondo, non avrebbe fatto la differenza.
Suor Simon tornò dentro e, stringendo la piccola al petto, raggiunse in fretta la cucina del convento. Lì, ancora in piedi a concludere le faccende, la cuoca la accolse con occhiate curiose, di quelle che vengono riservate solo ed esclusivamente ai neonati abbandonati.
-Un altro?- esclamò, sistemandosi le lenti sopra al naso.
-Altra- la corresse suor Simon e, appoggiando il cesto sulla tavola, lasciò che l'anziana osservasse meglio la bambina: aveva degli incredibili occhi, grandi e tondi come quelli di un gatto, di un castano caldo che irradiava felicità, le labbra richiuse in una specie di sorriso bizzarro.
-Non è proprio carina, ma forse lo sarà.
-Che importa se è bella o brutta? Tanto crescerà in convento- ribatté prontamente suor Simon. Di bambine ne aveva viste molte e la maggior parte, per quanto fosse possibile, finiva per condurre la vita clericale pur di ottenere un pasto caldo. Poche erano quelle che decidevano di andarsene, e ancor meno erano quelle adottate. Era una disgrazia da un lato e una benedizione dall'altro.
-Vieni qui.
Tutto ciò che era avanzato quel giorno era latte di capra ancora tiepido e, a giudicare dallo stato della bimba, sarebbe benissimo bastato. Doveva avere all'incirca un anno, ma era esile come un ramoscello.
Con cautela e senza fretta, la donna imboccò la piccola Ophelia gentilmente, osservandola mandare giù voracemente il liquido ancora tiepido. In quel momento, la suora non poté trattenere tra le labbra un sorriso.
Che dono del cielo i bambini...

Ophelia Hopkins And The Wind Of DeathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora