John
È il ventitré aprile.
Sono seduto chino su una montagna di documenti, il cellulare a destra, il tablet a sinistra, una birra media di fronte.
"Ne vado a prendere ancora?" mi domanda Jack Cloud, il mio migliore amico da quando ne ho memoria.
"No, grazie" rispondo dandogli le spalle ed alludendo al bicchiere ancora mezzo pieno.
"Come sei messo lì?" domando senza voltarmi.
"Sono al terzo fascicolo" risponde tranquillo.
"Allora stiamo procedendo di pari passo" annuisco soddisfatto.
Da ' casa ' dei miei (e con il termine casa faccio riferimento all'immenso castello nel quale ho trascorso quasi tutta la mia vita) sono arrivati qui una montagna di documenti da controllare.
Non sono molte le persone a cui potrei chiedere una mano per svolgere questo lavoro, e se calcoliamo quelle disposte ad accettare il cerchio si restringe ad una sola.
Jack.
Poco dopo lo sento sbuffare, così mi volto verso di lui.
Mi vedo riflesso nello specchio ad altezza parete posto dietro al divano antico dov'è seduto il mio amico.
È passato qualche tempo: lo scorso ventuno marzo ho compiuto trentun' anni, ma il mio aspetto è più o meno sempre lo stesso.
Capelli biondi e ribelli, occhi azzurri, zigomi pronunciati e adesso mi concedo di portare un lieve accenno di barba.
Il mio fisico è rimasto asciutto e muscoloso quanto basta.
Per un periodo mi ero deciso a diventare la versione vivente dell'incredibile Hulk, incoraggiato da proposte folli di mio fratello gemello riguardanti una cosa come otto ore di palestra al giorno, ma ho lasciato perdere.
Ho una vita troppo carica di impegni per permettermi di dedicarmi con così tanta dedizione ai miei muscoli, e comunque a mia moglie piaccio così.
Spero.
Jack punta i suoi occhi azzurri nei miei, messi in risalto dall'abbronzatura.
È appena stato in vacanza con Cindy Jones.
"Non ricordo la data del provvedimento riguardante l' illuminazione stradale" mi fa presente.
Corrugo la fronte, pensieroso.
"Non era dicembre?" domando.
"Mi serve il giorno preciso" afferma.
Mi volto di nuovo verso la mia scrivania, sparpagliando fogli ovunque.
"Era senza dubbio prima di Natale" dico.
"Ne sei sicuro?" mi domanda lui.
"Sì, perché qualche giorno dopo sono andato a prendere i regali per Dawson" spiego.
Sento Jack ridere.
"Come sta la mia peste preferita?" si informa.
"Molto bene" rispondo continuando a cercare tra i documenti.
"Passa tutto il giorno a giocare e dormire, e dovresti sentirlo quando oso dirgli che deve aspettare un attimo prima che mi sdrai sul pavimento ad organizzare gare di macchinine con lui, se sono impegnato" racconto.
Afferro il bicchiere e sorseggio un po' di birra, voltandomi ancora verso il mio amico.
Lui sorride.
"Ti ci vedo, sdraiato per terra" commenta.
"Ed io ti ci vedo a prendere del the invisibile con le unghie dipinte di rosa ed il mignolino all'insù" lo prendo in giro.
Lui ride.
"Manca poco al lieto evento, eh?" lo guardo.
Lui annuisce, felice.
"Sì, non ci posso credere.
Soltanto quattro mesi" sospira.
"Voleranno!" gli assicuro.
"Ci credo. Ne sono già trascorsi cinque in un batter d'occhio" osserva.
Sorrido.
"E andranno sempre più veloci, vedrai" dico.
"Come sta la signora Cloud?" domando subito dopo.
"Non è con Vanessa, oggi?" mi guarda.
Corrugo la fronte.
"Oggi? Sei sicuro? Mi ha detto che si sarebbero viste il ventitré" osservo.
"Cioè oggi" mi assicura lui.
"Giusto" annuisco.
"Si beh, comunque sta bene. Ormai le si vede il pancione" sorride contento.
"...È stupenda" aggiunge.
Fa sorridere anche a me.
"Lo so, è un'emozione incredibile vederle così" ammetto.
"Per me è già la seconda volta, ma non sono meno su di giri della prima" dico.
"Cavolo, voi siete davvero agli sgoccioli" osserva lui.
"Non me ne parlare" replico.
"Sono più agitato che al mio matrimonio" rido.
"No, questo è impossibile, te lo assicuro" commenta Tom, il mio fratello gemello, facendo il suo ingresso nella stanza dai soffitti alti senza nemmeno bussare.
"Mi ricordo ancora quando mi hai chiesto se fosse possibile che Vanessa si presentasse all'altare vestita di arancione" ride gettandosi sul divano accanto a Jack.
Quest'ultimo ride guardandomi.
"Può essere che fossi un po' nervoso" ammetto incapace di trattenere un sorriso.
"Comunque, cosa ci fai qui?" domando a mio fratello.
Lui solleva le spalle.
"Volevo passare a salutarti" risponde tranquillamente.
Ci troviamo tutti in uno dei miei studi qui nel castello che ho acquistato insieme a mia moglie.
Le stanze sono innumerevoli, le scalinate pure.
Praticamente per capire chi ci sia in casa devo telefonare ai diretti interessati.
Per fortuna siamo dotati di uno stuolo di persone a nostra disposizione, tutte serie, disponibili e coccolate come fossero figli miei.
"Dov'è mio nipote?" chiede Tom.
"Con la mamma" rispondo tornando a guardare i documenti che devo analizzare.
"E dov'è la mamma?" domanda lui.
"È uscita con Cindy" affermo.
"Quindi ci siete davvero solo voi? Che noia" commenta Tom.
"Hai finito? Stiamo cercando di lavorare" gli faccio notare.
"A cosa?" si informa.
"A questi documenti. Li hanno inviati i tuoi" dice Jack.
"Mmh" mormora Tom.
"Saresti gentilissimo, se ci dessi una mano" commento senza voltarmi nella sua direzione.
"Lo sapevo che sarebbe finita così.
Sempre costretto a contribuire a questi lavori noiosi.
Povero Tom..." commenta.
Trattengo una risata.
"Dai, tieni questi" dice Jack, e sento il rumore di fogli che vengono spostati sul tavolo.
Ognuno di noi lavora in silenzio per tutta l'ora successiva.
"Hey, perché voi due avete la birra?" chiede mio fratello ad un tratto.
"Perché l'abbiamo chiesta giù in cucina prima di iniziare a lavorare" risponde Jack.
Lui sbuffa.
"Quindi devo scendere le scale e andarmela a prendere?" si informa.
"O ti chiamo una cameriera" mi intrometto.
"Nah, lascia stare. Stasera esco con Veronique. Berrò là" mi informa.
"Cosa state combinando tu e Veronique?" domando.
"In che senso?" chiede.
"Beh, ormai hai l'età che hai" commento.
"Parla per te" ribatte lui.
Alzo gli occhi al cielo.
"Ma sì, per dire che sarebbe anche ora di fare il grande passo, se ne sei sicuro" spiego.
"Nah" si limita a dire.
"Chissà come sarà il tuo matrimonio" ride Jack.
"E chi ha detto che mi sposerò mai? E comunque, nel caso, sarò molto più figo che mio fratello. Vorrei vestirmi di bianco" afferma soddisfatto.
Mi volto verso di lui.
"...Ma ovviamente tu non hai intenzione di pensare a queste cose" lo prendo in giro.
"Ci avrò pensato una volta o due al massimo" ci tiene a precisare.
Rido.
Bugiardo.
"Come stanno le donne con le pagnotte in forno?" domanda poi.
"Bene" rispondiamo io e Jack all'unisono.
"Il dodici dicembre!" esclamo di punto in bianco.
"Che cosa?" chiede mio fratello.
"È la data che serviva a Jack" rispondo.
"Ah, grazie!" esclama quest'ultimo.
Osservo la montagna di carte davanti a noi.
"Dobbiamo accelerare il ritmo" ossevo.
"Così non va" commento, serio.
"Meno chiacchiere e più lavoro" ordino.
Tom sta guardando il suo cellulare.
"E niente telefoni, grazie" lo rimprovero.
Lui alza gli occhi al cielo.
"Che rompi palle" ribatte.
Io applico la modalità silenziosa al mio dispositivo, poi lo abbandono sul tavolino alla mia destra.
Jack e Tom mi imitano.
O almeno così credevo io, fino a quando mezz'ora dopo il telefono di quest'ultimo non inizia a riprodurre a tutto volume un'orribile suoneria.
"Tom?!" sbraito.
"Calmati, eh!" si innervosisce lui correndo a prendere il cellulare .
"...E comunque è tua moglie" mi fa presente mostrandomi la notifica della chiamata persa sul suo display.
Corrugo la fronte.
"Vanessa? Strano....beh, tra mezz'ora la richiamo io" concludo.
Gli lancio un'occhiataccia in attesa che lasci giù il dispositivo e torni al lavoro.
Trascorriamo altri quaranta minuti buoni chini su quei maledetti fogli, ma alla fine ne usciamo vincitori.
"E con questo ho finito" annuncio soddisfatto applicando l'ultima firma.
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo.
"Quindi sono libero di riprendere il telefono,mamma?" mi prende in giro Tom.
Rido lanciandogli il suo cellulare, che afferra al volo.
Anch'io riprendo in mano il mio, e per poco non mi viene un infarto.
Venti chiamate perse da Vanessa ed una decina da Cindy.
" Mia moglie mi ha tempestato di telefonate"osserva Jack.
" Anche a me " rispondiamo all'unisono io e mio fratello.
" Ma cosa...?" mormoro preoccupato.
" Faccio io " decide Tom.
" Chiamo Cindy "aggiunge.
Lei risponde immediatamente, e i due iniziano a parlare.
" Oh, cavolo "commenta mio fratello, prima di riattaccare.
Lo guardo, in attesa di notizie.
" Ehm, John? " richiama la mia attenzione.
" Piccola Alice in arrivo. Dobbiamo correre in ospedale, papà " mi sorride.
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Pink-E poi?
RomanceQuesta storia inizia parecchio tempo fa. Affonda le sue radici in una mattina di primavera del liceo, prima di una lezione di biologia. Erano gli anni dell'adolescenza, un universo a parte. Continua attraverso rapporti di amicizia, relazioni di giov...