John
Quella sera stessa, attorno alle dieci, comunico a Vanessa di avere appena messo a letto Dawson.
"Ed io ho appena fatto addormentare Alice" mi comunica lei con un sorriso stanco.
"E anche oggi abbiamo assolto il nostro compito da genitori!" esclamo alzando il braccio per farmi dare il cinque.
Lei sta al gioco, facendo combaciare il palmo della sua mano con il mio.
"Guardiamo un film?" le propongo.
"Volentieri" annuisce.
"Mi metto qualcosa di più comodo addosso e ti raggiungo" dice.
"Salotto del terzo piano?" domando.
"Andata" approva la mia idea.
Ci dividiamo.
Io mi dirigo su per le scale, lei verso la nostra camera da letto.
Dopo circa dieci minuti mi raggiunge, come promesso.
Indossa un pigiama di seta lilla, si è struccata e ha lasciato i lunghi ricci neri sciolti sulle spalle.
È bellissima.
"Cosa guardiamo?" le domando.
"Scegli tu" dice lei, sedendosi accanto a me.
Le appoggio la mano sulla gamba ed inizio a sfogliare il catalogo televisivo.
Dopo cinque minuti di silenzio le lancio un'occhiata.
"Ti vedo pensierosa" commento.
"Ma no" scrolla le spalle.
Sarà.
Continuo a leggere la lista di titoli sullo schermo.
"A dire il vero" dice dopo un po' "credo che dovremmo parlare".
La guardo.
"Ti ascolto" le comunico.
"Non mi è piaciuto il tuo atteggiamento di oggi a tavola con gli altri" afferma.
"Il mio atteggiamento?" corrugo la fronte.
"Sì" annuisce.
"Credo che certi argomenti non siano da discutere davanti ad un tavolo con gli ospiti" continua.
"Dai, Van, stavo scherzando" sospiro.
"Quindi non è vero che vorresti un altro figlio" dice.
"Io..." mormoro.
"No, cioè sì, non lo so, dipende...?" mi ritrovo in difficoltà.
"Traduci per noi comuni mortali, per favore?" replica.
"Certo che vorrei un altro bambino" cedo infine.
"È il mio sogno formare una famiglia numerosa con te" ammetto.
"Quindi eri serio, a tavola" conclude.
"Beh, un po' " confesso.
"Perché non me ne hai mai parlato apertamente?" chiede.
"Perché sapevo come avresti risposto. Ho provato più volte a lanciarti la battuta, ma mi sembra di non ricevere nessuna reazione da parte tua" affermo.
"Io pensavo fossero davvero battute!" spiega.
"Senti, sono tua moglie" mi prende la mano.
"Possiamo parlarne" dice.
"Anzi, dobbiamo parlarne" si corregge.
"Mi dici chiaramente ciò che pensi, per favore?" mi guarda.
Sospiro.
"Penso che non sono mai stato tanto felice come adesso" scrollo le spalle.
"Pensavo di aver raggiunto il culmine della felicità quando è nato Dawson, ma ecco che poi mi hai detto di aspettare Alice" dico.
"Ho una moglie da sogno e dei figli meravigliosi, e credo che la mia più grande volontà sia quella di ipotizzare un ulteriore allargamento della famiglia" confesso.
"...Ma non posso obbligarti, se tu non vuoi" concludo.
Lei sospira.
Mi sembra in difficoltà.
"Tu credi che io non sarei felice di avere un'altra creaturina tra le mie braccia?" domanda.
"Questo è il messaggio che ho recepito" ammetto.
"Sei fuori strada" replica.
"Non è il fatto di avere un terzo figlio in sé, che mi spaventa" spiega.
"...È che lo vedi anche tu quanto sia impegnativo essere dei buoni genitori. È una responsabilità per la vita, come è giusto che sia. Ed io voglio essere sicura di poter assicurare un'esistenza dignitosa a tutti loro, in modo equo" dice.
"Ma non abbiamo problemi economici, Van! Non li avremo mai!" ribatto.
"Ma non esistono solo quelli! Capisci cosa intendo? Ognuno di loro è una persona diversa, saranno adolescenti ed adulti differenti, ognuno con le proprie esigenze, problemi, idee, passioni! Dovremo essere presenti allo stesso modo per tutti loro! Stiamo parlando di vite umane, John, non di borse firmate" afferma.
Scuoto la testa.
"Non riesco a vedere la parte preoccupante" ammetto.
"Avremmo le possibilità di badare ad una squadra da calcio" la guardo.
"Cosa ti fa paura? Di non riuscire ad amarli tutti?" chiedo.
"No" risponde lei.
"Ho paura di non essere abbastanza per loro" confessa.
Sento il cuore sciogliersi.
"Cosa, Van?" la guardo.
Scrolla le spalle.
"Non lo so. Non so se io sia una mamma perfetta. Non credo di esserlo, e mi fa paura pensare di complicare ancora di più questo compito che non so come io stia svolgendo" si sfoga.
"E poi sono anche una moglie. E una figlia, una sorella, un'amica. Non sono abbastanza per-" fa per dire, ma la interrompo.
"Ascoltami bene" la guardo.
"Se tu mi dicessi di non volere altri figli perché è una tua scelta di vita, io la accetterei,la rispetterei e considererei il discorso chiuso qui. Te lo giuro" dico.
"...Ma sentirti dire che non pensi di essere abbastanza e sentirti mettere in dubbio tutto ciò che hai fatto fino ad ora no, questo non posso accettarlo" scuoto la testa.
"Sei la donna più straordinaria che io conosca, Vanessa. Tu sola vali per cento. E quando metti in dubbio la riuscita del tuo ruolo di mamma, mi verrebbe voglia di obbligarti a guardare un film sulla tua vita per renderti conto del modo egregio con cui tu stia portando avanti la cosa" affermo.
"E lo sai, sai di essere anche una brava figlia, una sorella amorevole ed un'amica invidiabile" continuo.
"E per quanto riguarda il lato del matrimonio, non perdo nemmeno tempo a fornire spiegazioni inutili. La nostra relazione non è mai andata così a gonfie vele come dopo esserci sposati. Non vorrei nessun'altra persona al mondo come moglie. Nessuna" dichiaro.
"Per me sei perfetta" aggiungo.
Lei sorride.
Vedo i suoi occhi lucidi.
"Lo pensi davvero?" domanda.
Mi fa così tanta tenerezza che mi sporgo in avanti e la bacio sulla testa.
"Vorrei poter entrare nella tua mente e farti capire quanto tu valga e quanto tu sia brava in tutto ciò che fai" le dico.
Lei sospira ed alza lo sguardo, guardandomi negli occhi.
Chino la testa e le do un bacio sulle labbra.
"Grazie" mormora.
"Dovere" scrollo le spalle.
Lei appoggia la testa al mio petto , ed insieme torniamo a sfogliare il catalogo dei film.
Ho appena premuto il tasto play accanto al nome di Pulp Fiction, quando mia moglie parla di nuovo.
"Anche a me piacerebbe allargare la famiglia" afferma continuando ad usare la mia maglia come cuscino.
Mi ritrovo a sorridere come un ebete mentre fisso lo schermo.
"Potremmo pensarci. Possiamo aspettare ancora un po', attendere che Alice compia almeno un anno. Sarebbe una cosa più tranquilla, forse" ipotizza.
"Sono d'accordo" affermo.
"Ti amo, John" dice poi.
"Ti amo" replico.
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Pink-E poi?
RomanceQuesta storia inizia parecchio tempo fa. Affonda le sue radici in una mattina di primavera del liceo, prima di una lezione di biologia. Erano gli anni dell'adolescenza, un universo a parte. Continua attraverso rapporti di amicizia, relazioni di giov...