Capitolo 2

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Vanessa

Tra i vantaggi di essere una ragazza nobile e sposata con un principe c'è quello di poter essere soccorsa da chiunque in qualsiasi momento, che l'emergenza sia un'unghia rotta o...l'inizio di una serie di contrazioni molto dolorose.
Saranno trascorsi al massimo una manciata di minuti tra il momento in cui ho interrotto il racconto di Cindy per dirle che stavo male e quello in cui mi sono ritrovata circondata dai migliori medici in circolazione durante la corsa in ospedale.
Ed ora sono sdraiata su un letto dalle lenzuola sterili da almeno due ore.
Accanto a me ci sono Cindy ed un'infermiera giovane che mi tiene la mano e mi chiede dove sia mio marito.
"Non lo so, dov'è mio marito?" domando a denti stretti voltandomi verso Cindy.
"Tom ha appena risposto al telefono" mi comunica.
"Stanno correndo qui" aggiunge emozionata.
"Sarà meglio per lui" aggiungo prima di piegarmi su me stessa dal dolore, scossa dall' ennesima contrazione.
"Oddio..." mormora la mia migliore amica, visibilmente preoccupata.
L'infermiera continua a tenermi la mano.
"È tutto normale" commenta con un sorriso dolce.
"E toccherà anche a te" rido guardando Cindy.
"Ride bene chi ride ultimo" ribatte lei, prima che io avverta di nuovo una fitta.
Inizio a maledire mentalmente mio marito con una frequenza piuttosto importante.
"Chissà come sta Dawson" dico guardando le luci al neon.
"È con Margherita, non devi preoccuparti" risponde Cindy riferendosi ad una delle tate che ospitiamo al castello.
Lei era già una dipendente della vecchia dimora di John.
Ci aveva accolti durante il nostro primo soggiorno al regno, quel lontano inverno subito dopo Natale.
"Sì, hai ragione" annuisco.
Provo a tranquilizzarmi un po'.
"Hai paura?" domanda la mia amica.
"No" scuoto la testa.
"Andrà tutto per il verso giusto" affermo.
Non so se io stia provando a convincere lei o me stessa.
Faccio un respiro profondo, poi sento la porta della stanza spalancarsi.
John, già con il camice e gli altri indumenti sterili addosso, corre verso di me, mentre l'infermiera si affretta a lasciargli il posto accanto al mio letto.
"Amore mio, scusami!" esclama prendendomi la mano e stampandole un bacio sopra.
"Dove diavolo eri finito?!" domando arrabbiata.
"Stavo lavorando, non ho sentito il telefono" risponde scostandomi dei boccoli neri dal viso.
"E Jack? E Tom?" lo guardo.
"Anche loro" dice.
"Scusami" ripete dandomi un bacio in fronte.
"Sì, sì, okay..." liquido il discorso stringendo di più la sua mano.
"Come stai?" mi chiede.
"Sto bene" annuisco.
Un attimo dopo vengo colpita dall'ennesima fitta.
"...Diamine!" esclamo.
Lui corruga la fronte, preoccupato.
"Sei comoda? Ti sistemo i cuscini?" suggerisce.
"No, va bene così" rispondo.
"No, aspetta" insiste.
Riposiziona al meglio il cuscino che si trova dietro la mia schiena, e Cindy prova a dargli una mano.
Lo vedo quasi sussultare.
"Cindy! Ciao! Quando sei arrivata?" le domanda stupito.
"Ero già qua, paparino" ride lei.
"...Ma ti vedo un po' impegnato" aggiunge.
"Scusami, ho la testa da un'altra parte" sorride imbarazzato tornando a tenermi la mano.
"Come sei bella con il pancione!" esclama poi.
"Sì? Grazie, sono così emozionata per il fatto che cominci a notarsi " commenta lei.
"E vedrai dopo! " sorride lui, prima di tornare a guardare me.
I suoi occhi azzurri mi trasmettono preoccupazione e amore.
"Sei sicura che tu sia comoda? È tutto a posto?" domanda.
"Va tutto bene" dico.
"Forse dovresti uscire, adesso so che ci sei e sono tranquilla. Qui ne avrò per un bel po' " sospiro facendo un sorriso.
"No, non se ne parla" scuote la testa.
"Adesso mi metto comodo e aspettiamo insieme" decide avvicinando la sua sedia.
"Chi c'è fuori?" domanda Cindy.
"Jack, mio fratello, e a momenti arriveranno Filippo ed Emma" risponde lui.
"Li hai già avvisati?" lo guardo.
"Certo, ho avvisato tutti" afferma.
"Okay, ora sì che sento un po' di pressione" ammetto.
Lui ride.
"Aspettano tutti la principessa" dice Cindy.
"Soprattutto il suo papà" aggiunge John.
Sorrido.
"Spero prenda i tuoi occhi" ammetto.
"Dawson ha i tuoi, ed è comunque meraviglioso" replica John.
"Mai messo in dubbio. Ma voglio che lei abbia i tuoi" ribadisco il concetto.
Cindy sorride, poi mi accarezza una guancia.
"Mi raccomando, Van. Forte come sempre" dice.
"Incrocio le dita e vi lascio soli" annuncia allontanandosi dopo aver salutato anche mio marito.
Poco dopo lui mi parla.
"Ma ci credi che sta per nascere nostra figlia?" domanda, incredulo.
"Non vedo l'ora di conoscerla" mi mordo il labbro inferiore, emozionata.
"Sarà la mia unica principessa" dice.
"Scusa?" sollevo un sopracciglio.
Lui ride.
"Insieme alla mamma, ovviamente" si corregge.
"Volevo ben dire" gli lancio un' occhiataccia.
Poi gli sorrido.
"Sono contenta che tu sia arrivato" dico.
"È il minimo sindacale" mi accarezza la mano, ma un istante dopo io provvedo a stritolare la sua mentre trattengo un urlo di dolore.
"...Porca miseria!" esclamo respirando profondamente.
"Questa era bella forte" commento gettando la testa all'indietro sul cuscino.
Lui corruga la fronte.
"È ora di chiamare l'infermiera" dice.
"No, posso aspetta-" faccio per dire, ma mi piego nuovamente su me stessa.
"Lei non vuole aspettare più" dice John premendo il pulsante accanto al mio letto che fa accorrere subito non una, ma ben tre infermiere diverse.
"A che punto siamo qui?" domanda la più anziana di loro, spostando lievemente il mio camice per monitorare la situazione.
"Oh, cavolo" commenta.
"Cosa?!" domandiamo all'unisono io e mio marito.
"Ci siamo quasi" sorride lei.
Il mio cuore inizia ad accelerare il suo battito.
"Oh" mormoro.
John mi stringe la mano, guardandomi.
Ha già gli occhi lucidi.
"Van" si limita a dire, contento.
Lo guardo, incapace di trattenere la preoccupazione.
"Forse adesso ho un po' di paura" ammetto.
"No, non devi" scuote la testa lui.
"Sarai bravissima...sarà tutto perfetto" annuisce.
"Sì?" chiedo.
"Certo che sì" conferma lui.
Un'altra fitta improvvisa, l'ennesima, mi impedisce di continuare il discorso.
Inizio a respirare affannosamente.
"Fa molto male" comunico alle infermiere con il fiato corto.
"È ora" dice una di loro, mentre le altre iniziano a preparare il lettino per spostarlo.
"Prossima tappa: sala parto" annuncia la più giovane, felice.
"Sì, forse è il caso" ammetto preoccupata.
John mi guarda emozionato.
"Vengo anch'io" annuncia.
"Non è necessario, starò bene" gli dico.
"Sai che ci sarò comunque, a prescindere dalle tue lamentele a riguardo" replica.
Ed è vero.
È andata così anche con Dawson.
"Sì, lo s-aaaaah!"non riesco a trattenere un lamento.
" Forza, andiamo! " esclama l'infermiera più anziana.
Tutte e tre mi spingono fuori dalla stanza e si lanciano in una corsa verso la sala parto, trasportandomi attraverso il corridoio.
John ci segue a ruota.
Durante il tragitto vedo di sfuggita i volti di tutti i miei amici, anche quelli di Emma e Filippo, mio fratello, che sono appena arrivati.
"Forza, Van!" esclama quest'ultimo.
Gli sorrido, ma poco dopo l'unica cosa che vedo è  il mio stesso camice, mentre mi chino lievemente sforzandomi di spingere.
John non mi lascia un secondo la mano.
"Forza! Forza!" mi incoraggiano i dottori.
La fatica è immensa, il dolore anche.
Non urlo, non mi lamento, mi limito ad impegnarmi, per ore, a far sì che la mia bambina nasca senza troppi problemi.
La mano di John dev'essere dolorante, ma lui non osa protestare una singola volta.
"È l'ultima spinta!" annuncia l' ostetrica dopo quella che mi sembra un'eternità.
"Una forte! Forza!" esclama a gran voce, ed io faccio come dice.
Un attimo dopo tutto cambia.
Mi lascio cadere di schiena sul letto, esausta, sudata, senza più forze.
Chiudo gli occhi per un momento, sollevata.
Ed un istante dopo sento il pianto di un bambino.
Anzi, di una bambina.
John si china a darmi un bacio sulla fronte madida di sudore, con le lacrime agli occhi.
"Ti amo tanto" mi dice a bassa voce.
Dopo qualche istante, la donna viene verso di me con una minuscola creaturina piangente tra le braccia, e la posiziona tra le mie.
La mia vista è annebbiata dalle lacrime, ma non mi impedisce di vedere gli occhi enormi, meravigliosi ed azzurri della mia bambina, i quali sono circondati da un viso angelico.
Sulla testa, solo qualche capello scuro.
John si avvicina ancora di più per ammirare il nostro capolavoro.
"Benvenuta, Alice January" le dice con la voce rotta dall'emozione.

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