capitolo 18

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INFERNO

Pov Sabrina

Mi ripresi e mi accorsi di essere nel mio letto. Come ci ero arrivata? E soprattutto cosa mi è accaduto?

Tentai di alzarmi dal letto ma non ci riuscì, non ho le forze per farlo. Mi sento soffocare come se ci fosse un grosso macigno sul mio petto che mi impedisce di respirare normalmente.

Appoggio nuovo la testa sul cuscino cercando di ricordare cosa fosse successo.

Ricordo me e Josh scendere giù per delle scale, attorno a noi è tutto buio, ci stavamo dirigendo verso la cella del leader dei cacciatori perchè aveva dichiarato che voleva parlare con me solo.

Da lì in poi i miei ricordi si fanno più confusi che mai e la testa inizia a dolere.

Una voce proveniente dall'altra parte della stanza mi disse "Vi siete svegliata finalmente !!". 

"Per quanto tempo sono stata incosciente?"

Gaius fece qualche passo in avanti verso di me e mi rispose che ho dormito per ben quattordici ore, un'infinità di tempo perso. Quello che non mi potevo permettere in questo periodo, con tutte le cose che stanno accadendo, era proprio perdere tempo.

Mi domando per quale motivo io abbia avuto questo crollo, perciò lo domandai al mio medico "Per quale motivo ho perso i sensi dottore?".

"Temo di doverti dire per qualcosa di ben più grave di un calo di zuccheri o di un calo della pressione sanguigna."

"Cosa vuole dirmi dottore con questo?"

Dopo aver fatto un respiro profondo, risposi alla mia domanda dicendo proprio quello che non avrei voluto sentirmi dire.

"Io penso che sia arrivata l'ora per voi di abdicare al trono e condurre una vita più tranquilla solo in questo modo potete sperare di migliorare col tempo."

Gli risposi rassegnata "Mi prendi in giro? Sai meglio di me che adesso più che mai non posso mollare tutto e lasciare tutto al caso."

Con voce decisa esclamò "Eppure devi farlo!"

Con un tono della voce debole gli risposi che non potevo.

"Non posso ..."

"Voi conducete una vita molto movimentata se non vi concederete una tregua quello che vi aspetta è la morte, è questo che volete?"

Rimasi in silenzio non rispondendo alla sua domanda distogliendo lo sguardo altrove per poi rispondere alla sua domanda.

"Qualcuno fra noi ha aiutato un gruppo di cacciatori ad infiltrarsi qui, i corti infernali sono irrequiete, a Greendale il diavolo solo sa cosa sta accadendo lì ... Dimmi come posso fare?"

In seguito a quelli che erano pochi minuti passati, a me ore, di silenzio Gaius prese la parola e disse "Ci sarebbe una soluzione...''.

"Quale sarebbe?"

Rispose "Io sono a conoscenza di un rimedio che  potrebbe rallentare il decorso della malattia, se acconsentite di sottoporvi al trattamento avreste il tempo per risolvere le varie questioni."

Avevo altra scelta? 

No, non c'è l'avevo. Non mi rimaneva altro che acconsentire.

"Di preciso in che modo progredisce questa malattia?"

Mentre ascoltavo quello che lui diceva in me si è creato un quesito al quale non so darmi da sola una risposta.

"Dottore quando io lascerò il trono che cosa farò?"

Si gira verso di me e mi rispose "Questa potrebbe essere l'occasione per fare pace con la tua famiglia e con i tuoi amici a Greendale."

Mi piacerebbe davvero pensarlo ma semplicemente è  una cosa non possibile ormai le nostre strade si sono divise tanto tempo fa nel momento in cui assunsi questo ruolo.

Ovviamente avrò sempre a cuore la loro sorte ma credo fermamente che una possibile riunione tra noi sia impossibile, se sono onesta con me stessa non voglio nemmeno che accada. 

Mi ricordo che da giovane avrei combattuto con tutte le mie forze pur di rimanere a Greendale e di non a rinunciare a quello che avevo e chi ero. 

Quello che non sapevo è che quella battaglia era stata già persa nel momento in cui ho firmato quel dannato libro. Dal momento in cui il mio nome è stato scritto su quella pagina con il mio sague, quella ragazza giovane cosí impulsiva e piena di progetti per il futuro da realizzare pian piano stava iniziando a sparire.

Questa morte interna così dolorosa fu determinata da vari eventi avvenuti nella mia vita a cominciare dalla rottura con Harvey.

Il mio primo amore, il mio primo fidanzato, la mia prima delusione.

Ricordo ancora quella sensazione di smarrimento nell'istante in cui gli ho confessato la mia vera natura di mezza strega, non credevo in una reazione così negativa.

Mi aspettavo più comprensione dalla persona che credevo così intimamente connessa con me.

Non immaginavo che non fosse pronto a questo tipo di verità.

Una successione di eventi che mi colpì molto duramente che pensavo di aver superato con il mio secondo amore. 

A pensarci bene forse è stato meglio così.

Proprio così all'improvviso Nicholas era entrato nella mia vita. Nonostante all'epoca fossi ancora fidanzata è bastata una frazione di secondo per sentirmi sotterrata dai dubbi, ma soprattutto incredibilmente atratta da Nicholas.

Un brivido indimenticabile.

Non potrò mai scordare ciò che lui ha fatto per me.

Allungo la mano verso il cassetto del comodino lo apro e presi il diario di mio padre che dentro vi era riposto.

Chiuso il cassetto mi porto il diario vicino al petto tenendolo molto stretto a me. Tenendolo così vicino provo ancora quella intensa emozione.

Questo diario me lo donò Nicholas.

Dolci ricordi come il nostro primo bacio nella recita dell'accademia nei nostri ruoli Lucifero e Lilith, il ballo degli innamorati, i pomeriggi passati assieme nella biblioteca dell'accademia, i nostri baci appassionati non potranno sparire dai miei ricordi, soprattutto dal mio cuore.

Il rammarico provato nel sapere da Nicholas che la nostra storia è iniziata solo per il volere di mio padre di spingermi nel mondo oscuro è insuperabile.

La mia felicità nel momento in cui sono riuscita a sottrarlo all'inferno è svanita con la disperazione del momento in cui mi ha chiesto di lasciarci.

Dopotutto non ero riuscita stargli accanto come desideravo quando era in difficoltà, mentre lui mi ha sempre appoggiata in tutto in passato.

Pertanto non posso che augurargli il meglio per lui.

Nei miei ultimi giorni passati a Greendale il senso di esclusione aumentava in me. Tutti procedano con le loro vite mentre io rimanevo impantanata.

La cosa che ha superato ogni limite è stata la discussione con mia zia.

"Credo che io e la mia famiglia non potremmo tornare quelli di una volta..." dissi rassegnata.

Lui mi rispose "Allora ricomincerai da capo."

Per togliermi un ultimo dubbio gli chiesi "In caso le cose dovessero mettersi male e il trattamento non funzionasse cosa mi accadrebbe di preciso?"

"Se in caso l'infezione progredisce oltre colpirebbe i polmoni in seguito, se non si riuscisse a curare il male colpirebbe il cuore, in quel momento significherebbe morte certa".

Prese le sue cose e se ne andò dalla porta dandomi un ultimo saluto. 

Poco dopo arrivo mio fratello.


AMORE O POTERE? Questa è la vera domandaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora