Dopo aver ringraziato l'autista entro a casa e mi dirigo in cucina per mangiare qualcosa, non ho voglia di cucinare quindi mi preparo un semplice panino. Dopodiché mi siedo sul divano e accendo la tv, oggi non so se riuscirò ad andare in accademia, dopo il calo di zuccheri di stamattina e tutto il lavoro assegnato dal Grande Capo sono stanchissima, ho bisogno solo di riposare un po'.
Il telefono inizia a squillare, rispondo.
- Pronto, Nazli, Burak è stato aggredito, ora siamo in ospedale, non sappiamo come sta, i dottori non vogliono dire nulla, sono spaventata, Nazli. - Dalla voce di mia mamma capisco che sta piangendo, è affranta.
- Mamma, mandami la posizione, arrivo subito! - corro a mettermi le scarpe ed esco di casa, prendo la macchina di mio padre e parto. Quando arrivo in ospedale vedo i miei genitori accovacciati per terra, non piangono, non parlano, sono solo fermi a guardare il vuoto. Mi avvicino e li scuoto per avere una reazione ma nulla.
- Mamma, papà, rispondetemi per favore! Dov'è Burak? Come sta? Cosa dicono i dottori? - provo a chiedere ma nessuno dei due mi risponde.
- Lei è una parente del paziente Burak Demir? - un dottore appare da dietro di me.
- Si, mi dica, sono sua sorella. - rispondo, con la speranza che mi dica che mio fratello sta bene.
- Mi dispiace, suo fratello è in coma, è probabile che non si risvegli più. - il mondo mi crolla addosso, come farò senza burak? Come andrò avanti con la mia vita?
In un secondo mi ritrovo Burak davanti, non siamo più in ospedale, siamo in spiaggia, la spiaggia in cui abbiamo passato insieme tutta la nostra infanzia.
- Come hai potuto farmi questo, Nazli? Noi ci volevamo bene. - il suo viso è pieno di lividi.
- Burak, cosa stai dicendo? Io non ti capisco, chi ti ha ridotto così? Dimmelo. - gli chiedo cercando di avvicinarmi ma lui indietreggia.
- Sei stata tu Nazli, non mi hai protetto come avevi promesso e, ora, io sono morto. - mi risponde indietreggiando sempre di più.
- Io ci ho provato, Burak, te lo giuro, ci ho provato, ma loro sono troppo forti per me, non ci sono riuscita da sola, prova a capirmi. - cerco di spiegare ma lui sembra non ascoltarmi.
- Tu sei andata a Istanbul per realizzare i tuoi sogni, non per salvarmi, Nazli. Guardati ora, sei una grande attrice, mi hai completamente dimenticato. - il suo sguardo è un miscuglio di odio e delusione, mi si spezza il cuore a vederlo così. Gira i tacchi e se ne va, io provo a rincorrerlo ma i piedi sono pesantissimi.
- Burak! Aspetta non andartene, ti prego, risolverò tutto te lo prometto, non andare! Buraaak! - Urlo senza alcuna risposta. Mi butto a terra e inizio a piangere, Burak se n'è andato veramente, non lo rivedrò più.
Mi sveglio respirando con fatica, mi passo la mano sulla fronte sudata, continuo a fare questo incubo dal giorno in cui Muzaffer è entrato nelle nostre vite, la paura di perdere Burak è alle stelle, ma non permetterò mai che succeda. Cerco sempre di vedere questo incubo come un avvertimento, perché, si, io sono venuta a Istanbul anche per realizzare i miei sogni, ma non posso farlo finché Burak non è salvo. Ho la gola secca, per cui mi alzo a prendere un bicchiere d'acqua. Mi torna in mente lo sguardo deluso di mio fratello e non riesco a non sentirmi in colpa per non aver pensato a lui in ogni istante da quando sono arrivata a Istanbul. Non posso lasciare che gli succeda qualcosa, come farei a guardare in faccia i miei genitori poi? Sento le chiavi girare nella serratura e immagino che Aleyna sia arrivata, infatti entra in cucina dopo aver tolto le scarpe e si sorprende nel vedermi a casa.
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Il Destino Bussa alla Porta
RomanceNazli è stata mandata a Istanbul per uno scopo preciso. Il suo obbiettivo è Serkan Sadoğlu, un grande uomo d'affari apparentemente felice con una vita perfetta, ma che nasconde un passato oscuro di cui nessuno è a conoscenza. ma nessuno poteva saper...