capitolo 4

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Avete mai sentito la puzza sotto le ascelle di chi, probabilmente, non si lava da un bel po' di tempo? Beh, ve lo descrivo. È un mix di pesce marcio, feci di cane, e aceto di mele. Provo a tapparmi il naso, senza alcun risultato. Oggi la giornata non sembra andare per il verso giusto, per prima cosa Aleyna si è presa il bagno, come sempre, e quindi per colpa sua sono arrivata tardi e ho perso il primo autobus, poi ho aspettato il secondo autobus che era pieno zeppo di gente e quindi non sono riuscita a salire, poi finalmente è arrivato il terzo autobus pieno zeppo anche questo ma non ho avuto altra scelta. Ora, come avrete già capito, sono vicino a un uomo altissimo, io gli arrivo esattamente all'ascella... Probabilmente a casa sua non ha la doccia. Dopo un paio di fermate cercando di non vomitare, finalmente arrivo alla mia fermata, appena scesa tiro un lungo sospiro e poi ringrazio dio che sono arrivata in questa azienda ancora viva. Tiro fuori il deodorante dalla borsa temendo che quel tizio mi abbia attaccato la sua puzza e me lo spruzzo in tutto il corpo, sperando di aver eliminato ogni traccia di quella puzza.

Dopo questo mio momento di disagio, nei quale tutte, ma dico proprio tutte, le persone che stavano passando, inclusi tassisti e autisti di autobus, mi guardavano allibiti, finalmente entro in azienda sperando che nessuno dei colleghi abbia notato i miei problemi mentali e quando guardo l'orologio mi rendo conto che se non arrivo nell'ufficio del Signor Serkan entro un minuto probabilmente sarò licenziata, ricordando le parole di Sevda il giorno prima:

"la cosa più importante per il Signor Serkan, guai se arrivi in ritardo, anche se solo di trenta secondi o un minuto, ti licenzia all'istante"

Corro verso l'ascensore, ma capendo che non arriverà in tempo prendo le scale. Si, va bene so che non è una buona idea farsi sei piani di scale e con i tacchi, però non ho altra scelta, mi faccio licenziare? Impossibile, bisogna lottare fino all'ultimo. Dopo quattro piani sono esausta, mi fermo un attimo a riprendere fiato e poi riparto più veloce di prima. Arrivata al sesto piano corro fino all'ufficio del direttore, mi fermo un attimo a prendere fiato e poi busso.

- Avanti. - Entro nell'ufficio con il respiro mancante.

- Buongiorno...Signor...Serkan. - Lo saluto tra un respiro e l'altro.

Lui mi squadra dalla testa ai piedi e poi apre bocca per parlare.

- Sei in ritardo di venti secondi, te la faccio passare solo perché sei nuova, che non si ripeta più. -

Nessuna persona al mondo mi aveva mai irritato quanto lo ha fatto lui in due giorni, chissà come farò a sopportarlo per tutto il tempo in cui dovrò stare qui.

- Almeno chiedere se sto bene, visto che sto respirando come se avessi corso una maratona... - solo dopo averlo detto mi accorgo di averlo detto ad alta voce, ma non ho il tempo di sentirlo dire che mi ha licenziata, che inizia tutto a girarmi intorno e poi il buio più totale.

Apro gli occhi e mi ritrovo Sevda a scrutarmi preoccupata e appena si accorge che mi sono svegliata le scatta automaticamente un sorriso.

- Oddio, finalmente sei sveglia, tieni mangia questi, l'infermiera ha detto che ti sei affaticata troppo senza avere molte energie. Per cui ora devi mangiare. - Mentre parla mi porge un cornetto e un caffè che io prendo in mano pensierosa.

- Cosa mi è successo? Quale infermiera? Siamo in ospedale? -

- No, non siamo in ospedale, siamo in infermeria, in azienda, ma se non ti senti ancora bene posso portarti al pronto soccorso subito. - mi chiede sentendosi in colpa.

- No, non ce n'è bisogno, mangerò questi e starò molto meglio, grazie mille Sevda, scommetto che quello stronzo del Grande Capo mi ha lasciato lì per terra nel suo ufficio senza degnarmi neanche di uno sguardo. - Lei mi guarda divertita.

Il Destino Bussa alla PortaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora