Capitolo 2

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Al mattino mi svegliai sentondo odore di uova e bacon, era la prima volta che mia madre cucinava da quando c'eravamo trasferite una settimana prima.
Mi alzai e scesi giù in cucina.
- Buongiorno mamma - la salutai.
- Buongiorno tesoro! Dormito bene ? -
- Sì, tu?  - chiesi a mia volta sedendomi
- Benissimo, hai fame spero -
Se avevo fame? Ovvio!
- Mamma, io ho sempre fame! -
Ero sempre stata magra ma ero in grado di mangiare per due...in realtà anche per tre:
una volta andai a pranzo al McDonald's con Isabelle e fui in grado di divorarmi tre Crispy, ovviamente più le patatine.
- Fai schifo - mi disse la mia migliore amica
- Gagne - risposi con la bocca piena di quel panino delizioso - Almeno potresti ingoiare Kristy, stai sputacchiando dappertutto! -
In quel preciso istante una signora si fermò e spalancò gli occhi per il disgusto. Girò i tacchi e se ne andò borbottando qualcosa sulla nostra generazione.
Io e Isal ci guardammo e scoppiammo in una risata fragorosa.
Dopo colazione lavai i piatti e misi apposto i libri, maledicendomi per averne così tanti dopo, andai in bagno e mi feci una doccia.
- Kristen ti avevo detto che oggi avremmo fatto una vera cena no? - Disse mia madre facendo capolino alla porta del bagno, annuii asciugandomi i capelli aspettando che mi rifilasse qualche commissione...
- Ti andrebbe di andare a prendere delle cose al market? Io devo finire di sistemare la cucina -
Appunto.
- Certo - le dissi, avevo voglia di sgranchirmi un po'.
Mi vestii, presi la giacca, i soldi ed uscii. Quando tornai dal market venni colpita di nuovo da quel bosco, ci dovevo andare.
Non era tardi c'era ancora luce, così decisi di andare in perlustrazione. Posai le buste in casa, urlai a mia madre che sarei tornata subito e riuscii. La giornata era fredda ma luminosa, mi strinsi nella giacca ed arrivai ai piedi della boscaglia. Mi colpì di nuovo la bellezza di ciò che vidi: quelle radici forti e piene di vita da dove spuntavano grovigli di rami da cui non trapelava luce, gli uccelli danzavano in aria e si rincorrevano sopra quel labirinto creando un'atmosfera surreale.
Come doveva essere bello volare, librarsi in cielo e lasciarsi andare alla vita... mi ci addentrai osservando quella natura meravigliosa e ad un tratto mi accorsi che si era fatto buio.
Decisi di tornare indietro ma mi bloccai. Non riconobbi più la strada, non pensavo di essermi inoltrata tanto, ero stata una stupida.
Rimasi calma e feci un bel respiro, avevo lasciato il telefono a casa, odiavo portare la tecnologia in un mondo così puro e primordiale, per un attimo mi sembrò di riconoscere la strada e mi incamminai. L'aria si era fatta pesante, c'era qualcosa di strano, percepivo, percepivo qualcosa di sbagliato.
Vidi un'ombra e il cuore accelerò ma mi imposi di stare calma, sarà un animale, ero sempre stata una persona che non si faceva lasciare prendere dalle emozioni.
Tutti gli uccelli si librarono in cielo, come a voler scappare, il vento si alzò costringendomi a stringermi ancor di più nella mia giacca di pelle nera e la sensazione di qualcosa di negativo non voleva lasciami.
Quello che successe dopo mi travolse come un fiume in piena: sentii uno dolore così forte che non potei neanche urlare.
Mi ritrovai in aria e in attimo mi scontrai contro quello che doveva essere un tronco di un albero e qualcosa, anzi, qualcuno stava venendo verso di me.
Cercai di ricompormi e pensare con lucidità: sentivo dolore? Sì, Era atroce? Decisamente sì. Avevo sbattuto la testa e la spina dorsale contro il tronco per non parlare del punto in cui la cosa, quell' ombra, mi aveva colpito sul petto.
La testa vorticava e gli occhi andarono a destra e sinistra senza controllo.
Mi ritrovai seduta a gambe distese. Non riuscivo a muovermi e nel provarci mi sfuggi un urlo di dolore.
La Creatura scura si avvicinò, mi afferrò per la gola e mi tirò su lungo il tronco.
I vestiti e la pelle si lacerarono sopra la corteccia, il bruciore era insopportabile, le lacrime uscirono e urlai ancora più forte, sentivo che la mente mi stava abbandonando ma non volevo mollare, non era da me.
Cercai di divincolarmi, mossi le mani cercando di colpirlo ma ero troppo debole.
Misi a fuoco la cosa e sgranai gli occhi: aveva un corpo umano ma il viso scarno, scavato e due fessure come occhi, arti scheletrici e artigli affilati come unghie. Mi scrutava, con quegli occhi neri privi di ogni emozione, come a voler essere sicuro di qualcosa.
- Non ci posso credere - la Cosa parlò, un sorriso malvagio spuntò mostrando denti affilati come lame - Mi starò sbagliando sicuramente - disse continuando a scrutarmi, assottigliando gli occhi riducendoli a due fessure d'odio e avvicinando ancor di più il viso verso il mio tanto da sentire il suo fetore pudrido. - Tu sei solo una stupida umana - sorrise di nuovo - Quindi ora puoi anche morire.- concluse.
Ero completamente sconvolta, mi mancava il fiato, non riuscivo a pensare lucidamente.
Ad un tratto sentii allentarsi la presa e caddi di nuovo. Aio.
Cos'era successo? Dov'era finito? Ero stata io? Ero riuscita a fargli male? Improbabile.
Ormai ero in uno stato di incoscienza quasi totale la mia testa non faceva altro che girare quando qualcuno mi si avvicinò.
Aveva lo sguardo tormentato e lo sentii imprecare sotto voce, si accovacciò accanto a me e cominciai a tremare, no... non poteva finire così, chi era ? Cosa voleva da me ?
Dovevo fare qualcosa, difendermi... lui mi sfiorò la fronte e trasalì guardandosi la mano con cui mi aveva toccata, era insanguinata.
- Sanguini - dissi io in un respiro debole.
- Sei tu - rispose, con un tono dolce ma allo stesso tempo duro e infastidito. Ah. Beh si è ovvio. Pensai.
Lo guardai, ma anche se non riuscivo a metterlo a fuoco vidi che aveva capelli neri corti, mascella pronunciata, i tratti del viso duri e decisi, labbra carnose, sembrava spaventosamente bello, poi svenni.
Ma l'ultima cosa che vidi furono i suoi occhi neri, neri come la più bella delle notti.

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