Capitolo 6

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La mattina seguente mi sentivo all'opposto del giorno prima.
Non capivo cosa mi stesse succedendo.
Per la prima volta non avevo il controllo della mia vita; ero abituata a pianificare tutto, ma quello che mi stava succedendo era paragonabile ad un'onda anomala in un oceano calmo.
Mi destabilizzava.
Destabilizzava il mio essere, la mia persona.
E come poteva essere altrimenti, una cosa non umana mi aveva attaccata, anzi, mi aveva attaccata, parlato e poi quasi ucciso.
Controvoglia mi alzai e scesi in cucina.
Feci un cenno di saluto a mia madre e lei capì subito che non era il caso di parlarmi.
Quando mi sentivo così volevo restare isolata dal mondo.
Finii la colazione e abbassai lo sguardo sul collare.
Non vedevo l'ora di toglierlo, sarebbe stata una liberazione, l'ultima cosa da fare per dimenticare l'accaduto...
Ma chi volevo prendere in giro?
Non avrei mai dimenticato.
- Mamma oggi vado a togliermi questo affare, quindi ci vediamo più tardi. - le dissi.
- Si certo... ah Kristen riportami la macchina verso le sei che devo andare a vedere per quel lavoro.-
- quale lavoro? - chiesi sorpresa;
Ci trasferimmo in Georgia perché mia madre aveva trovato un'opportunità e ci si era buttata a capofitto per allontanarsi da papà.
Purtroppo però non andò bene e da allora si mise a cercare lavoro ininterrottamente.
- non mi hai detto nulla - proseguii.
- Te lo avrei detto, ma hai avuto l'incidente e non mi sembrava il caso...- disse.
A quelle parole mi misi a riflettere: quello che mi era successo stava togliendo tempo alle cose importanti.
Ormai pensavo solo all'incidente e non ascoltavo più le persone che amavo.
- Dai tesoro vai o farai tardi - concluse lei
- Ehm si, ok, ma dopo torno e mi racconti tutto - la salutai e uscii.

Arrivai a scuola e decisi di non volermi buttare giù.
Mi concentrai a fatica fino alla mensa;
Mi rimisi seduta su quel tavolo vuoto e ci appoggiai la testa.
Stava cominciando a girarmi come la sera prima.
- Hey Kristen! - Mi sentii chiamare, alzai la testa a fatica e vidi il biondino - ah ciao Mike.- dissi e rimisi la fronte sul tavolo.
- ti senti bene?- chiese preoccupato
- non stai mangiando - constatò - Si tutto bene e no, non ho fame. - Wow, deve essere proprio grave, se non ti va di sederti con noi lo capisco -
Disse facendo un sorriso sincero.
A dire la verità me ne ero completamente dimenticata.
- Si, certo che mi va... andiamo.- lui allargò se possibile ancor di più il sorriso e mi portò dai suoi amici.
C'era una ragazza bionda con un viso da bambola, un ragazzo pieno di piercing e l'altro era grosso e muscoloso.
- Melissa, Caleb , Kevin lei è Kristen. - Tutti e tre mi sorrisero. - Ciao! Tu sei quella nuova! Oddio ora ho un'amica in questo gruppo di pedofili! -Disse la bionda.
- Hey attenta a come parli- disse il ragazzo carino, Kevin, con un finto sguardo truce.
- io mi misi a ridere e mi sedetti.
- Cosa hai fatto al collo ? - Chiese Melissa.
- Messa- la ammonì Mike - ma i cavoli tuoi no?- - E che ho detto!? Siamo tutti curiosi - disse lei in una scrollata di spalle. - lasciala stare Kristen, è invadente di natura - disse Caleb. Aveva due piercing al sopracciglio, due al naso e due al labbro.
Io mi misi a ridere - ho avuto un incidente a casa, sono scivolata, niente di così entusiasmante - sorrisi, sperando che Melissa non mi chiedesse altro.

Dopo la mensa andai agli armadietti per prendere i libri di letteratura. Melissa si era offerta di accompagnarmi; a mensa mi fece qualche altra domanda per confermare quello che mi disse Caleb sull'invadenza ma comunque fu molto carina.
- allora hai visto qualcuno che ti piace?...Non so si è visto ma Kevin è mooolto carino -
- si è vero, provaci no? - la incoraggiai, già avevo capito tutto.
- cooosa? No no, dovrà essere lui a fare il primo passo... - disse arrossendo.
Presi i due enormi volumi di letteratura e ci incamminammo alla lezione seguente
- almeno lui ti ha mai....- la domanda rimase lì in sospeso.
Un capogiro mi fece fermare e sbattere alla fila degli armadietti, i libri caddero e Melissa fece un gridolino di sorpresa e spavento.
Poi lo vidi.
Il ragazzo misterioso che passava davanti a me.
Capelli scuri, occhi altrettanto bui.
Era lui, era qui, e lo stavo fissando con occhi spalancati.

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