OLIVER
Il signor Tallish aveva scelto proprio il momento giusto per portare l'Audi di Ellie dal meccanico. Aveva un guasto da quasi tre settimane, ma sembrava essersene ricordato solo all'imminente ritorno della figlia.
Dovrò portare Ellie a scuola e a tutti i suoi impegni per le prossime settimane. Spero solo di riuscire a parlarle un po' quando saremo soli.
La stavo aspettando già da venti minuti nel garage. Non volevo fare tardi proprio il suo primo giorno di scuola, ma, a quanto pare, quella a cui non sembrava importare dell'orario era lei.
A un certo punto sentì la voce di Eleonore e del padre provenire dall'altro lato del garage. Quando il rumore della Porsche si fece sempre più lontano, decisi di avvicinarmi a lei.
Un respiro profondo e via.
«B-buongiorno...»
Non riuscii a dire altro. Non sapevo spiegarmi il motivo, ma ogni volta che eravamo vicini la mia voce cominciava a tremare e mi sudavano le mani.
«Hey».
Fu tutto ciò che riuscì a rispondermi. Era già qualcosa rispetto alle conversazioni dell'ultimo anno, quando l'unica cosa che riuscivamo a fare era scambiarci un rapido sguardo pieno di ricordi incrociandoci nei corridoi della villa.
«Suo padre mi ha chiesto di portarla a scuola con la Jeep, è pronta?»
«Si, ma ti prego, non darmi del lei. Te l'ho già detto tante volte, non mi importa cosa vuole mia madre, Oliver. Ci conosciamo da una vita».
Rivolgermi a lei con una forma di cortesia era l'unico modo per mantenere un distacco tra di noi. Sua madre aveva ragione, non appartenevo al suo mondo, non facevo parte della famiglia, dovevo rivolgermi a lei con il dovuto rispetto. Inoltre, mi aveva aiutato a far finta che non ci fosse e che non ci sarebbe mai stato un legame con Ellie.
Salimmo entrambi in macchina e mi avviai verso la scuola.
Per tutto il tempo trascorso in auto insieme non riuscii a dirle niente.
Avevo pensato a centinaia di frasi per poter cominciare un discorso, ma la mia mente era in grado di rimuginare solamente su tutto ciò che avevamo passato insieme e chiedermi come eravamo finiti da migliori amici a perfetti sconosciuti.
Le volevo molto bene, ma starle accanto mi faceva soffrire. Ogni giorno mi promettevo di perdonarla e dimenticare, ma non riuscivo. Mi chiedevo se fosse pentita e disposta a riavermi nella sua vita, ma d'altro canto lei non mi guardava più come prima e non correva più da me per raccontarmi cosa le accadeva quando non eravamo insieme.
Da piccolo, grazie a lei e ai suoi racconti, sentivo di vivere anch'io una vita fuori dalle mura della villa e cominciavo a chiedermi se fosse questo a legarmi così profondamente a lei.
Arrivammo davanti alla scuola, lei visibilmente innervosita da un messaggio appena ricevuto. Sicuramente una delle sue due amiche. Le avevo viste spesso a villa Tallish e una di loro ci aveva persino provato con me, prima di rendersi conto che non ero un ricco viziato del gruppo, ma semplicemente il giardiniere che viveva nella dependance e finì per scaricarmi in malo modo.
Sapevo che c'erano molte cose della sua "nuova vita" che non le piacevano e la infastidivano, ma ancora non riuscivo a comprendere perché si ostinasse a darci un taglio e rifiutarle.
Mi salutò in modo sfuggente uscendo dalla macchina e di nuovo non riuscii a dirle niente.
"Come posso riallacciare i rapporti con lei, se non riesco neanche ad aprir bocca quando è davanti a me?"
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PRIMA O POI DIVENTEREMO NOI
RomanceEleonore (Ellie) Tallish e Oliver (Ollie) Martinez sono amici d'infanzia. Fin dalla tenera età hanno condiviso momenti felici insieme, non curanti delle differenze sociali tra le loro famiglie. Lei figlia del ricco proprietario di Villa Tallish, lui...