Capitolo 2.

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Mentre osservo il soffitto di camera mia, cambio continuamente canzone, non riuscendo mai ad ascoltarne una fino alla fine.

Per me è sempre doloroso giungere alla fine di un brano, perchè mi ricorda sempre la fine delle cose belle e quale cosa bella, quando finisce, non lascia l'amaro in bocca?

Stoppo la musica, appoggio i piedi alla parete e con un movimento veloce scivolo più in basso, per poi ruotare e far penzolare la testa fuori dal bordo del materasso; tengo le gambe dritte contro il muro, battendole di tanto in tanto contro la parete e nel contempo, con una mano, afferro una ciocca di capelli e la attorciglio al dito, per poi rilasciarla.

I miei capelli stanno diventando troppo lunghi, ormai mi arrivano al fondoschiena, ma non riuscirei comunque a tagliarli perchè sarebbe come strappare via un pezzo di me e, davvero, non sto esagerando. Voi, ragazze, mi capite vero?

L'unica cosa che mi piacerebbe fare è tingerli: non ho mai sottoposto i miei capelli a trattamenti chimici, ma questo biondo cenere sta iniziando a stancarmi, come ogni cosa monotona ed abituale che mi circonda, in questo momento.

Non avrei mai pensato di sentire cosi' tanto la mancanza di Micheal e forse tutto quel che abbiamo vissuto mi è davvero entrato sotto pelle, tanto che se chiudo gli occhi mi sembra di sentire la sua presenza, qui, accanto a me.

Mentirei se dicessi che era un cattivo fidanzato, anzi: mi prestava le giuste attenzioni, mi dedicava poesie, mi veniva a trovare di continuo, anche con la scusa più stupida, aveva legato con la mia famiglia, mi portava ovunque volessi e mi ripeteva che ero bella, anche struccata e appena sveglia dopo una serata devastante.

Apparentemente possono sembrare delle stupidaggini, quelle cose che ogni fidanzato dovrebbe fare ma, fidatevi, non tutti le fanno e nulla va dato per scontato. Non sempre servono gesti plateali per fare breccia nel cuore di una persona.

Sorrido, socchiudo gli occhi e inizio a vagare tra quei ricordi, dimenticandomi del fatto di averlo trovato tempestato di succhiotti. Mi dimentico del fatto che mi abbia tradita e che sia andato con una ragazza che, chissà, magari potrebbe essere una conoscente o, magari, una mia amica.

Semplicemente, antepongo il male, soffermandomi ora su quella parte di bene della quale necessito.

Osservo un punto indefinito del soffitto e penso a quanto vorrei addormentarmi ora, tra le sue braccia, inalare il suo profumo e sentire le sue labbra premere sulla mia fronte; respiro a fondo, cercando di immaginare il calore che emana il suo corpo mentre avvolge il mio, magari mentre le sue dita si incastrano alla perfezione tra i miei capelli, proprio come se fossero nate per svolgere per quella funzione.

Sospiro e mi sfrego il viso con entrambe le mani: smettila Cristal, smettila.

Prendo il cellulare e lo sblocco, cliccando direttamente sull'icona di WhatsApp.

La prima cosa che cattura la mia attenzione è l'immagine del profilo di Myke, che ritrae lui senza maglia. Ha tolto quella che gli avevo consigliato io..

Entro sulla chat e l'ultima cosa che leggo è un "Buonanotte amore mio", scritto da me, al quale non aveva manco risposto. 

Da "Ultimo accesso ieri alle 21.30" il suo stato passa ad un "Sta scrivendo..", ma nonostante resti a fissare quella chat per più di cinque minuti, quel messaggio non arriva mai e resta solo un "Ultimo accesso oggi alle 01.20".

Chissà che cosa voleva scrivermi..

"Hey sorellina, posso entrare?" bussa Dylan, stranamente gentile, ed io sollevo il capo, guardandolo sorpresa.

Di solito piomba in camera come un rinoceronte imbestialito, si butta sul letto ignorando qualsiasi cosa io stia facendo e inizia a raccontarmi la sua giornata nei minimi dettagli, lamentandosi del fatto che gli manca la sua ex o dell'ennesima tipa con la quale vorrebbe ricominciare ma non gli va mai bene. Non mi dispiace ascoltarlo, sono fortunata ad avere un bellissimo rapporto sia con lui che con James, l'altro mio fratello.

"Entra pure, ma da quando chiedi tu?" ridacchio ricomponendomi dalla mia strana posizione e sistemandomi a gambe incrociate. 

Lui sorride e dopo essere entrato si chiude la porta alle spalle per poi buttarsi sul mio letto come una balena spiaggiata, come sempre. 

"Da mai, ma anche se mi avessi detto di no sarei entrato lo stesso" mi fa la linguaccia e si siede anche lui nel letto, per poi appoggiarsi con la schiena contro la parete. Mi sistemo accanto a lui e appoggio la mia testa sulla sua spalla, esausta.

Dylan è il fratello più piccolo, mentre James quello più grande.

Mi trovo benissimo con entrambi ma James, dopo che papà se n'è andato o, meglio, dopo che l'hanno portato via, sembra essersi imposto di ricoprire il suo ruolo e per questo, molto spesso, da di matto: è diventato nervoso, oppressivo, stressato ed ultimamente è impossibile parlargli come si faceva un tempo.

E' come se avesse perso il bambino che è in sè, quello che io e Dylan continuiamo a mantenere vivo da sempre. 

E' questo che vuol dire diventare adulti, quindi? Perdere la parte più spontanea di sè?

"Come stai?" domanda dopo un po', appoggiando la testa sopra la mia.

Sospiro e faccio spallucce: "Sto seduta".

Mio fratello sbuffa e mi lancia un'occhiata indecifrabile quasi come se volesse uccidermi qui, in questo preciso istante, ma poi si addolcisce e le sue labbra si increspano in un sorriso.

"Cogliona che sei.." si batte una mano in fronte e poi la batte sulla mia, facendo attenzione a non farmi male.

E' sempre cosi' quando mi chiedono come sto. E' come se il mio sistema nervoso volesse evitare quella domanda a tutti i costi, anche quando va tutto bene. La verità è che nemmeno a me stessa importa più di come sto, perchè ho capito che lo stare bene e lo stare male possono susseguirsi nel giro di un nanosecondo; ho imparato quindi ad adattarmi ad ogni situazione, a curarmi le ferite da sola, senza chiedere aiuto a nessuno, tranne quando mi sento arrivare allo stremo.

Ho imparato a farcela ed allargare i miei limiti ed è quello che dovrebbe fare ogni persona che si porta almeno una fetta di storia alle spalle.

"Cris, so che ti dispiace per Myke, infondo.." sussurra quasi, accarezzandomi la guancia.

Sorrido amaramente e scosto la sua mano, sdraiandomi poco dopo e appoggiando la testa sulle sue gambe. A lui non posso mentire, ha seguito la nostra storia dagli inizi e solo un cieco poteva non rendersi conto di quello che provavo per Micheal.

"Solitamente quando finisce una storia non mi deprimo mai a tal punto, dopo un paio di ore non me ne frega più un cazzo.." cerco di ridacchiare e gesticolo con la mano, ruotandola su sè stessa svariate volte.

Mio fratello, nel contempo, infila una mano tra i miei capelli e inizia a farmi i grattini, cosa che mi tranquillizza in una maniera fuori dal comune.

Avevo addirittura pensato di assumerlo come grattinatore personale, un paio d'anni fa e, si', avete letto bene: grattinatore.

"Ma adesso sento un magone.." continuo, posando il palmo della mano sullo stomaco.

"Avvolte abbiamo bisogno di perdere qualcuno per capire quanto per noi sia indispensabile.." lascia la frase in sospeso e, li', capisco che i ricordi lo stanno devastando. "Ma se è davvero destino e ti ha amata veramente, tornerà: è solo una questione di tempo".

Mi tiro su e lo vedo abbozzare un sorriso, un sorriso palesemente falso.

"E se non dovesse tornare?" domando in un sussurro, abbassando lo sguardo.

"Questo ancora non te lo so dire, Alessia da me non è mai tornata".

Ma la sottile differenza tra Alessia e Myke, mio caro Dylan, è che lei non si è mai fatta toccare da uno che non fossi tu, vorrei dirgli, ma resto in silenzio, imponendomi di tenere questo particolare per me.

Come Wendy e Peter Pan - Ultimo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora