capitolo 3

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Atsumo, conscio di cosa gli stesse dicendo ormai  Hinata, posò gli occhi su di lui dopo di che si sedette anch'egli 
sul letto.
- allora....come non detto
Shoyo, si girò a guardarlo a sua volta e abbozzo un sorriso che però non raggiunse gli occhi ormai stanchi seppur spalancati
- grazie Tsum tsum, ma hai fatto abbastanza. Mi dispiace...
Sussurrò, incapace di aggiungere altro.
L alzatore allora, invaso da quel senso di colpa abbraccio il corpo fattosi ancora più piccolo , ripiegato su se stesso, affranto. Un abbraccio sincero, colmo di puro affetto e disperato amore irrealizzato. Il rosso non ricambiò, ma batté anch'egli affettuosamente una mano sulla schiena del più alto; mentre venivano illuminati dalla sola luce esterna. Una luna piena svettava nel cielo buio di fine ottobre. limpida ma fredda come quella notte di ' autunno ormai inoltrato. Egli sapeva di non poter ricambiare quei sentimenti; ma non voleva ferire quel ragazzo che ormai considerava un amico; e che quel che era successo tra loro non doveva e non poteva incrinare anche quel rapporto. In fin dei conti erano un team, per vincere non dovevano esserci attriti. Così si scuso ancora.
- perdonami Atsumo, mesi fa avrei dovuto fare qualcosa...non incentivare le tue emozioni.
- no... e' colpa mia....ho creduto di poter averti. Sono stato un idiota. Spero che le cose con Kageyama, non siano così disastrate.
Lo disse sinceramente
A Shoyo allora scappò un singulto... perché sapeva quanto orgoglioso fosse il corvino. E aver leso la fiducia che intercorreva tra loro  aveva gettato la loro storia verso la rottura.
- non credi possa essere recuperata?
Gli chiese il biondo stupito.
- sinceramente? Non lo so...io...sono pronto a riguadagnarmi la sua fiducia ma....non so cosa passa nella mente a Tobio. Lo immagino, ma non ha voluto ascoltarmi...mi ha...cacciato e si è arreso.
Disse in un soffio il più piccolo. Sentiva la sofferenza del suo compagno anche se non erano vicini...era sempre stato così da che dopo le superiori le loro strade professionali li avevano divisi...lui riusciva a percepire i suoi stati d animo anche con un oceano di mezzo. Questo perché quel tenebroso, arrogante re, era ed è la sua anima gemella. Anche adesso ne era sopraffatto. Ogni fibra si tendeva verso quell' angoscia che attanagliava il moro. Era come se lo avesse davanti, sentiva che aveva pianto tutte le sue lacrime fino ad addormentarsi; e per questo stava male il doppio.
-senti Tsumo...un ultima cosa...non vorrei rigirare il dito nella piaga, ma...
Non sapeva come continuare, l argomento era spinoso, come poteva chiedergli se veramente fossero andati a letto insieme? Lui proprio non riusciva a capacitarsi, non ricordava molto, e più si sforzava, più i ricordi fuggivano. Non voleva dar del menzoniero al biondo, però le cose non quadravano.
- dimmi....a parole tue Sho...
Lo anticipò guardandolo alzarsi e dirigersi alla finestra.
- ecco, io,..della sera passata insieme...ho un vago ricordo...ma....
- che vuoi insinuare che mi sono inventato tutto?
Scatto Miya alzandosi a sua volta e interrompendolo
- no no...volevo chiederti di aiutarmi a ricordare....ero alticcio, e pure tu...ma ...vedi io...non sono attratto da te, cioè....ho avuto un solo ragazzo e mai ho guardato altri con interesse...insomma...scusa ma non ci capisco più nulla.,..
Allora Atsumo, fulmineo si gettò su Hinata chiudendolo a ridosso della finestra, i loro visi vicini da fare respirare il suo fiato all altro. Con un impeto arrogante rubò in un attimo le labbra del rosso, morse per fargli aprire la bocca ed insinuò avido la lingua nella sua cavità orale. Lo senti tremare sotto di sé quel corpo ancora fanciullesco, sebbene avesse già ventisei anni. Poi sentì le sue mani poggiarsi sul suo petto a respingerlo; allora ansante si staccò.
- che vuoi dimostrarmi eh?
Domandò Shoyo con voce stridula, allora l alzatore che era più forte allungo una mano e la introfulo in mezzo alle sue gambe. Attraverso il pantalone della tuta che indossava l altro, poté saggiare la sua erezione. Trionfante gli soffiò all' orecchio.
- niente di più di quello che il tuo corpo dimostra a me...non dovresti essere in questo stato per un solo bacio se non provassi attrazione.
Poi lo bloccò ancora di più puntellando sullo stesso punto il ginocchio destro ed iniziò a strofinarlo con la mano che non aveva retrocesso.
Shoyo con sgomento sentiva l eccitazione dargli alla testa e cercava di resistere perché non voleva ricadere in quella trappola. Purtroppo constatò quanto il suo corpo reagisse al tocco del compagno di squadra...la sua mente ebbra di quelle attenzioni iniziò a vagare, riportando immagini di quella fatidica notte. Il biondo a sua volta eccitato e esaltato dalla reazione del piccoletto prese a baciarlo con foga senza smettere di accarezzarlo attraverso la stoffa acetata.
Hinata si stava sciogliendo,  ma tra i tanti ricordi che riaffioravano uno iniziò a stamparsi prepotente, stringeva gli occhi e non guardava Miya, o meglio non poteva proprio vedere lui, perché la figura che gli si parava davanti era quella di Kageyama. Fu così anche per quella notte; adesso lo ricordava...era ubriaco e quelle carezza pensava provenissero da Tobio, infatti come allora in un sospiro eccitato gli sfuggì....
- oh...Tobio...
Fu un lampo a cel sereno per il biondo che si gelo all'istante; come allora il più piccolo, riconobbe, che non stava facendo l amore con se, ma col suo ragazzo. Possibile che non riuscisse a deteriorare quell' immagine?
- smettila...sono io Atsumo, io ti sto baciando e toccando. Gli urlo in faccia interrompendo ogni contatto fisico. Il rosso finalmente libero, sgusciò immediatamente lontano guadagnando la porta del bagno, accese la luce aprì il rubinetto del lavandino e senza guardarsi allo specchio sovrastante, infilò la testa sotto il getto d acqua gelata.
Atsumo lo guardava frustrato, odiava kageyama e in quel momento anche Hinata.
Lo schiacciatore, dopo che senti affievolirsi l agitazione e dopo che tutti i capelli fossero completamente zuppi; fece leva sulle braccia e si rialzò. Solo allora, si specchiò e guardò attentamente il suo riflesso. Aveva le labbra gonfie le palpebre pesanti e un erezione ancora non del tutto sopita in mezzo alle gambe  si sentiva sporco, e odiava quell' immagine, l immagine del tradimento. Con movimenti lenti e circospetti ritorno in camera e affrontò il compagno di squadra.
- tu sei pazzo, mi stai facendo sentire una merda.... smettila.
Atsumo di rimando si fece avanti sovrastandolo.
- perché non vuoi capire che tra noi c è elettricità, come lo spieghi questo?
E indicò il suo basso ventre.
- sono io ad averla provocata...io e solo io posso consolarti.
Si scagliò contro di lui quasi prendendoli di peso e lo gettò sul letto; posizionandosi sopra di lui. Si abbassò a lambirgli l orecchio sinistro.
- fatti consolare shoyo...fatti amare da me.
Gli soffiava languido trattenendolo sotto di sé per i polsi e con tutto il suo corpo.
Hinata cercava con tutto se stesso di divincolarsi, spingeva e scalciava con tutte le sue forze. Stringendo i denti allora fece leva sul braccio destro e riuscì ad allontanare quel tanto che bastava il biondo, il quale ormai era quasi trasfigurato in quella smorfia lussuriosa e disperata di possederlo. Lo schiacciatore poté in quello spazio misero tra i loro corpi, mentre con le braccia cercava di spingerlo ancora più lontano da se; infilò un ginocchio, svelto e lo assestò in mezzo le gambe del più grande, con tutta la forza e il fiato rimastogli. Un dolore lancinante colpì il setter, facendolo riversare su un lato portandosi le mani alla parte lesa, stringendole mentre imprecazioni degne di uno scaricatore di porto lasciavano la sua bocca. Shoyo fulmineo raggiunse la sua borsa che era poggiata su una seggiola di fianco al letto, e uscì di corsa dalla stanza lasciando anche la sua giacca. Riconsegnò le chiavi e pagò al receptionist del turno di notte, spiegando che la sua visita stava ancora riposando. L altro senza proferire parola prese i soldi ma lanciò uno sguardo malizioso al giovane, alludendo chissà cosa. Hinata fece finta di nulla e scappò. Non chiamò un taxi, prese a correre a per di fiato, pensando che ormai tutto gli fosse sfuggito di mano. Le cose si erano complicate al quanto. Non poteva tornare a casa sua, non poteva continuare a giocare nella sua squadra...non sentiva più la sua patria appartenergli. Guance gonfie nello sforzo della corsa, occhi pungenti per lo sferzare dell' aria fredda della notte, pensieri vorticosi, portarono il piccoletto a prendere una decisione. Non poteva far altro, doveva mettere distanza tra sé e kageyama. Al momento se volevano ritrovarsi era più saggio così. Giunto in stazione ormai alle cinque del mattino fece il biglietto per la sua prefettura...andava a miyagi, avrebbe trascorso li qualche giorno cullato dalla sua famiglia e poi avrebbe affrontato il suo futuro. Avrebbe accettato quella proposta di tornare in Brasile e giocare con il San Paulo che gli era giunta qualche giorno prima. Aveva scartato categoricamente l ipotesi; quando ancora tutto era perfetto, tutto lo rendeva felice.
Gli occhi di Tobio freddi mentre lo cacciavano di casa, gli si abbattereno in quei pensieri come una frusta.
Voleva scappare, fuggire, e lasciarsi tutto alle spalle.

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