capitolo 4

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Tobio aprì gli occhi perché dalla finestra arrivavano i primi raggi di sole del mattino, che si infrangevano sulle sue ciglia; da dove si era addormentato non si era spostato, da quel divano enorme, sul quale avevano passato gli ultimi mesi a vedere partite di volley internazionali, giocare ai videogame e fare l amore. Tutto in quella casa gli faceva male, perché lo aveva condiviso con lui. Si sentiva mancare e la testa gli doleva , come se un martello pneumatico gli stesse perforando le meningi. Con la bocca impastata si alzò, sperando che le ginocchia non avrebbero ceduto e si chiuse in bagno. Lo specchio sul lavandino gli rispediva un immagine di sé, stanca, quasi emaciata; aveva dormito eppure occhiaie violacee svettavano li sotto le palpebre. Un sonno agitato pesante che non lo aveva affatto riposato. Con un sospiro rumoroso si mosse a rallentatore ed aprì l 'acqua nella doccia, Si disse che forse così si sarebbe rimesso in forze. Si spogliò  rapido questa volta, gettandosi sotto lo scroscio d acqua bollente, sentiva freddo; di quel freddo che penetra fin nelle ossa e non ti lascia stare. Lavo i capelli e nel farlo inevitabilmente gli vennero in mente le innumerevoli volte che quello stesso abitacolo lo aveva condiviso col rosso, insaponandosi a vicenda tra baci e carezze finendo sempre per fare altro alla fine. Rammentò il loro primo incontro scontro, su quel campo delle medie dove lui fu colpito dal piccoletto, ma ne rimase, irritato, dallo spreco di talento che avvertiva in lui. Passarono quindici giorni ed eccolo lì nel suo stesso club alla karasuno, per iniziare insieme quell' avventura che li aveva condotto fin qui. Quando se lo ritrovo come compagno di squadra ricordò gli venne un colpo...lo riteneva un idiota, incapace; eppure qualcosa era già scattato. Lo capì alla loro prima vera litigata dove erano volate parole grosse , alzando le mani; il piccoletto voleva evolvere la loro veloce, voleva avere il controllo, ma era ancora un principiante. Litigarono furiosamente,non si parlarono per una settimana, rise nel ricordare il volto della povera yachi sconvolta. Solo alla fine dell' ultimo anno la piccola manager gli confesso che lei per prima aveva raccolto una specie di dichiarazione da parte di Shoyo. Uscì dalla doccia indossando l accappatoio che profumava di arancia e ambra, l ammorbidente di Shoyo...come poteva abituarsi ad una vita senza lui? Ed eccoli li di nuovo i ricordi, prepotenti gli bussavano in testa catapultandolo nel passato. Era estate le lezioni ancora non sarebbero iniziate se non tra 4 giorni, ma loro come di consueto si allenavano nella palestra del liceo. I sempai si erano diplomati in primavera e loro al secondo anno avevano preso ruoli ufficiali; Tobio era divenuto il primo alzatore, Yamaguchi il nuovo capitano, e Shoyo l asso. Ce l aveva fatta, peccato per l hinter High che in quel gennaio del primo anno si qualificarono solo tra le prime otto del paese. Avevano sperato con tutto il cuore di vincere, ma andò bene anche così...poi sarebbero arrivati i risultati una volta diplomati. Però il ricordo di quella giornata afosa gli stava risuonando nel cervelletto; Hinata si era recato a casa sua, aveva suonato alla porta e con espressione seria gli disse che dovevano parlare. Quell' espressione la vide solo due volte, quel giorno, e la volta che gli disse sarebbe partito per il Brasile. Nel primo capitolo, lui si preoccupò e non poco, lo seguì in un parco vicino casa sua e si sedettero su di una panchina. Così in silenzio che si sentiva il suo corpo tremare. Il perché di quell' agitazione lo capì solo dopo, dopo le parole del più basso. Temeva che il nanetto si fosse stufato della sua amicizia, si sentiva nervoso perché non voleva rimanere solo. All epoca soffriva ancora per i suoi trascorsi, ma non solo, non voleva rimanere senza lui. In quel frangente si accorse di amarlo e ne rimase sconvolto. Quando Shoyo si decise a parlare non riuscì a credere alle sue orecchie; il discorso era come al solito strampalato e pieno di gwuaaa e Wooo, ma lui sapeva tradurre quel linguaggio arcaico. Insomma, quella era una dichiarazione in piena regola, così Tobio, si girò finalmente verso il gamberetto, si guardarono negli occhi imbarazzati, ma la sua risposta non tardo.
Le sue braccia si mossero e catturarono il corpo del mandarino in un abbraccio stritola ossa tanto che egli rise e tossi, perché non si aspettava una reazione tale dal corvino il quale era famoso per il suo temperamento egocentrico e burbero; nessuno avrebbe creduto che in realtà possedeva un indole da coccolone e al suo ragazzo glielo avrebbe domostrato da quel giorno in poi. Dio quanto tempo era passato da allora, esclamò tra sé e sé Tobio. Si era riseduto nello stesso punto sul divano, con addosso ancora l accappatoio che lo avvolgeva confortato da quel profumo. Non sentiva ne i morsi della fame ne la sete. Lì seduto con i palmi di fianco lasciati molli, e le gambe un po' divaricate, anch'esse morbide e senza scatto, come se si fosse afflosciato continuava a riportare alla mente immagini del passato. Il primo bacio, la prima uscita ufficiale, la loro prima volta...si stava volontariamente torturando. Ma se si è deciso di chiudere, bisognerebbe aver il coraggio di lasciar andare; lesse una volta; se ami una persona devi saperla lasciarla andare. Lui lo amava Shoyo, ma non riusciva in quello. Non poteva lasciarlo andare eppure lo aveva cacciato di casa; che contro senso. Lo voleva con sé e voleva dimenticare tutto, magari potevano fare un viaggio insieme....questi non erano pensieri di chi sta ponendo fine alla propria storia; allora perché non lo chiamava? Aveva paura, aveva così fottutamente paura di scoprire che Shoyo in realtà si fosse già consolato che non riusciva a premere il dito sul cellulare. E poi accadde ciò che non si aspettava minimamente. Arrivò un suo messaggio. Lo aprì con tumulto e la speranza nel cuore, ma sgranò subito gli occhi scorrendo le prime frasi:

Tobio, volevo che lo sapessi da me. Sono stato ingaggiato da una squadra brasiliana; non volevo accettare finché le cose tra noi stavano andando bene, ma ora ho bisogno di fare chiarezza lontano da qui e colgo l occasione. Non ho il diritto di dirtelo, ma ti amo con tutto me stesso.

Il telefono gli cadde di mano scivolando ai suoi piedi sbattendo lo spigolo della chiera e creando un incrinatura sul display e nell' animo dell' alzatore. Shoyo aveva deciso ancora una volta di mettere un oceano tra loro. Di andarsene dall' altra parte del mondo. Che vigliacco, gli aveva anche scritto che lo amava. Ma di quale amore parlava se alla prima occasione scappi via? Dal senso di colpa, dalla speranza di rimettere le cose a posto, alla rabbia per quel gesto che reputava meschino e da codardi. Ma anche lui stava scappando; non sarebbe successo se lo avesse richiamato a casa. Si portò una mano al petto stringendo il pugno; ed ora cosa avrebbe fatto?
"Se ami una persona devi saperla lasciare andare...."
Si alzò di scatto e seppe in un attimo cosa doveva fare.

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