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La primissima cosa che vide, non appena schiuse lentamente gli occhioni scuri il mattino seguente, fu il musino bianco della piccola Mia.

La micina aveva preso a miagolare appena, mentre con le zampette le toccava appena il viso, come per cercare di scuoterla e farla svegliare più velocemente.

- Dai, Mia. Stai buona - la pregò la giovine, cercando di allontanare appena il muso del felino dal proprio - Te la do dopo la pappa. Fai la brava, su -

Indispettita, la micia iniziò a miagolare ancora più forte. Il suo divenne un tale lamento che, esasperata, Pucca si trovò costretta ad alzarsi appena con il busto per darle retta.

Le ci vollero alcuni secondi per ricordarsi perché si trovasse sul pavimento di camera sua e perché fosse ancora vestita come il giorno prima. Come un flash, le tornarono alla mente gli avvenimenti della sera prima, e altrettanto rapidamente balzò in piedi.

Non appena si mise in posizione verticale, Mia smise completamente di far rumore. Avendo raggiunto il proprio obiettivo nel far alzare la padrona, non aveva più motivo alcuno per continuare a miagolare. Infatti, lei andò ad appallottolarsi beatamente sul cuscino posto ancora a terra, dove poco prima giaceva la testa corvina della padrona, mentre la ragazza iniziò a guardarsi intorno alla ricerca della figura di Tobe.

Pucca osservò con una smorfia infastidita il letto sfatto e, soprattutto, completamente vuoto.

"Che screanzato" si ritrovò a pensare, mettendosi entrambe le mani sui fianchi "Una lo salva, gli dà un letto comodo in cui dormire, e lui se ne va senza neanche dire niente! Non pretendo di certo che mi ringraziasse, per carità, ma almeno salutare! Stiamo parlando proprio delle basi dell'educazione."

Lo sguardo però le cadde a terra, vicino allo stesso letto vuoto, dove ancora c'erano le scarpe sporche di terra del ninja.

"Che se ne sia andato senza scarpe?"

Pucca non lo credeva possibile, e come a confermare la sua stessa ipotesi, sentì degli strani fruscii provenire dal bagno alle sue spalle.

Le ci volle molto poco questa volta per tirare le proprie somme.

Tobe era ancora lì.

Non seppe perché, ma il sapere che Tobe non se ne fosse andato le fece tirare un sospiro di sollievo. Probabilmente era preoccupata di saperlo in giro, visto lo stato in cui l'aveva trovato la sera prima.

Si domandò come stesse.

Dubitava fortemente che si fosse completamente rimesso così, in pochissime ore e dall'oggi al domani. Glielo doveva assolutamente chiedere.

Cautamente, come se avesse il timore di vederlo sbucare fuori dal bagno da un momento all'altro, si avvicinò alla porta in legno del proprio bagno privato, e una volta che fu abbastanza vicina bussò.

Non poteva di certo entrare senza bussare. Non voleva trovarsi davanti a qualche scena sconveniente, e probabilmente anche parecchio imbarazzante.

- Tobe? - lo chiamò, senza alzare troppo la voce. Non sapeva nemmeno di preciso che ore fossero, e non voleva rischiare di svegliare i propri zii al piano di sotto. Cosa gli avrebbe raccontato poi?

- Sei lì dentro? -

La ragazza si diede mentalmente dell'idiota da sola.

Certo che era lì dentro. Lo sapeva perfettamente. Non ci poteva essere nessun altro lì, a parte loro due e il gatto.

Nonostante ciò, da dietro la porta non arrivò nessuna risposta.

Che non l'avesse sentita?

Bussò ancora.

Moonlight || PuccaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora