3. Non toccarmi

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New York – Greenwich Village

Cosa è successo? Sono morto? Questo è l'inferno?

Lucas sentiva freddo, e allo stesso tempo la pelle bruciava come se avesse attraversato le fiamme di una dimensione demoniaca.

Era lì, rannicchiato per terra tra lattine vuote e cartacce sporche. Percepiva sotto di sé una superficie umida e ruvida e, soprattutto, davanti ai suoi occhi c'era una creatura mai vista che lo fissava con occhi ambrati e zanne spaventose quanto tutto il suo aspetto.

Se non fosse stato per l'uomo in piedi dietro la creatura che sembrava del tutto umano, e per la telefonata che gli aveva sentito fare, Lucas sarebbe stato assolutamente certo di essere all'inferno.

Sono in un sogno? In uno strano incubo?

Doveva essere così, stava sognando. Forse i carcerieri gli avevano dato qualche droga per renderlo ancora più docile, un allucinogeno che gli faceva vedere un bizzarro animale che assomigliava molto a un dragone. Una creatura mitologica, come quelle che, da qualche parte nella sua memoria perduta, doveva aver visto in una raffigurazione, pur non rammentando né dove né quando.

Lucas non riusciva a pensare ad altro che avesse senso. L'ultima cosa che ricordava era d'aver sentito un dolore acuto e profondo nelle ossa mentre una luce sfavillante lo avvolgeva. Poi solo la remota sensazione di un volo, come se avesse spiccato un salto verso quella finestrella attraverso la quale non sarebbe mai potuto passare, e calcinacci che cadevano attorno a lui creando una nube polverosa. E una corsa frenetica, percependo ogni odore e rumore attorno a sé, con un'intensità mille volte superiore a qualsiasi altra avesse mai provato nella sua vita.

E... zampe?

Lucas sentì il cuore battere forte e tremò ancor più di prima. Negli ultimi cinque anni aveva vissuto situazioni orribili, e in quel momento pensò d'essere arrivato al punto di rottura.

Forse sono solo impazzito.

«Allora, ragazzo, mi vuoi dire come ti chiami?»

A quelle parole, Lucas alzò lo sguardo sull'uomo che aveva rimesso il telefono in tasca. Era alto e grosso, eppure non aveva un aspetto minaccioso. C'era qualcosa nell'espressione e nel viso barbuto che lo rendeva diverso da tutti i carcerieri, e anche da tutti i clienti che in quegli anni si erano susseguiti.

Ma il dragone che era ai suoi piedi e non smetteva di fissarlo gli impediva di avere pensieri coerenti, e con occhi sgranati Lucas continuò a passare lo sguardo dall'animale all'uomo senza riuscire a dire nulla.

«Va bene, facciamo così,» continuò lui. «Intanto mi presento io. Mi chiamo Jason e sono un ispettore di polizia. E lui è Mushu e non ti farà nulla, stai tranquillo. Se fossi stato un demone, o qualsiasi altra cosa malvagia, ti avrebbe già divorato, ma visto che non lo ha ancora fatto direi che sia io che te possiamo provare a fare amicizia. Ti va?»

Lucas sbatté le palpebre più volte.

Di che parlava quell'uomo? Quali demoni e creature malvagie? Un ispettore con un dragone? Era tutto assurdo, non aveva senso, meno ancora dell'essere stato rinchiuso in una stanza per cinque anni con l'unico compito di soddisfare le voglie insane di uomini di ogni età.

Rimase immobile, rannicchiato su se stesso e tremante, i capelli incollati al viso per l'umidità e per il sudore, come se avesse corso per un giorno intero. Lo vide accucciarsi e allungare una mano verso di lui e sgranò ancor di più gli occhi.

«Non mi toccare... ti... ti prego... non... non mi toccare!»

Lucas era esausto, al limite, e spaventato a morte.

La Vendetta del Drago - Sangue Divino II Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora